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Xi Jinping, scandalo-Ue: ecco cosa paga agli eurodeputati

Daniele Dell'Orco
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Pur essendo campioni di polvere sotto il tappeto, i vertici europei iniziano ad avere il timore che il Qatar-gate possa aver solo scoperchiato un Vaso di Pandora fatto di una pratica che fa molto figo chiamare "lobbying", ma che in realtà consiste nell'accettare la corte di ricchi Paesi extra Ue, in modo non sempre ortodosso, che cercano di influenzare le decisioni prese da Bruxelles.

Insieme al Qatar è saltata fuori anche la generosità del Marocco, ed è iniziato a sorgere uno strano dubbio: ma chi altro ci avrà provato? Quali dei tanti provvedimenti imposti dall'Ue ai 27 membri sono figli di influenze esterne? Per provare a capire meglio come funziona la moral suasion, il quotidiano belga Le Soir ha indagato sulla pratica molto comune da parte degli eurodeputati di intraprendere viaggi (oltre quelli che rientrano nelle “missioni”" previste dal loro mandato) in prima classe e soggiorni in hotel di lusso pagati da grandi player extra-Ue per seguire magari convegni a tema o tenere riunioni informali su argomenti vari.

 

 

Secondo 2,130 parlamentari in carica hanno compiuto almeno un viaggio, dichiarato, a spese di un Paese straniero. Si tratta di soggiorni regolari, documentati (in alcuni casi con ritardo) ma assieme ai quali magari possono essere stati abbinati altri tipi di corteggiamento. Per arrivare a cosa? Chissà. Si potrebbe malignare, ad esempio, che dietro all’approvazione invia definitiva allo stop dei motori benzina, diesel e ibridi dal 2035 votato ieri dal Parlamento Ue (con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti) per privilegiare l’acquisto di auto elettriche, si possa nascondere qualche motivo diverso rispetto alla tutela del pianeta.

Innanzitutto perché il provvedimento va a discapito dei consumatori europei e delle grandi case automobilistiche continentali che sono ancora un po’ indietro in questo mercato rispetto alla concorrenza e che comunque dovranno rivedere i loro piani occupazionali per ritarare la filiera.

Ma poi soprattutto perché, anziché al clima, monopolizzare il mercato con auto elettriche fa bene ai Paesi inquinanti per antonomasia, come Cina e India, o a Paesi che hanno tra le mani cobalto e terre rare varie in quantità, come la Russia o lo stesso Marocco (ma guarda un po’ il caso).

 

 

Rapportando tutto all’inchiesta di Le Soir, gli indizi diventano molti. Salta all’occhio infatti che il Paese più generoso con gli europarlamentari è l’India: 117 notti offerte, in hotel a 5 stelle, per 30 viaggi complessivi.

Poi ci sono i 115 di Israele (una capitale dell’hi-tech), gli Emirati, la Russia, il Venezuela, Taiwan, gli Stati Uniti, il Barhein e giustappunto la Cina. Pechino produce 5 milioni di auto elettriche all’anno. Una cifra astronomica. E ospita 6 dei 10 dei maggiori produttori di batterie per auto elettriche. Con il ban (divieto) europeo al termico, in Cina ieri hanno brindato tutti a champagne. Un’altra curiosità riguarda il target scelto dai lobbisti. Ci sono parlamentari dei conservatori europei, certo, ma il recordman dei viaggiè il deputato tedesco Reinhard Bütikofer, che presiede la delegazione per i rapporti con la Cina (e ha viaggiato molto anche in Russia e in India), e che fa parte dei Verdi. Per chi di solito inquina, farsi amico un ambientalista vale doppio. Ultima chicca, i viaggi scordarelli, come quello dell’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti che il 16 e il 17 febbraio del 2020 era stata in Qatar, ospite del governo di Doha con chissà quale sfarzo, a cui è tornato curiosamente in mente di dichiarare il soggiorno solo tre anni dopo, quando alcuni suoi colleghi sono stati travolti dal Qatar-gate. Quel viaggio se l’era goduto insieme a Marc Tarabella, il deputato arrestato di recente, e ad Eva Kaili, la vicepresidente in carcere con l’accusa di essere al soldo del Qatar, e Dimitris Avramopoulos, l’ex commissario che faceva parte di Fight Impunty, l’Ong di Antonio Panzeri. 

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