Casa, il Pd vota per l'euro-patrimoniale: ecco quanto dovremo pagare
Se c’erano ancora dei dubbi, ieri sono stati dissipati: il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle si sono schierati a favore dell’euro-patrimoniale sulle abitazioni. La Commissione Industria del Parlamento Ue ha infatti approvato la direttiva sulle case green con 49 voti favorevoli, tra cui Patrizia Toia (Pd) Beatrice Covassi (Pd) Ignazio Corrado (Verdi), 18 contrari e 6 astenuti. A esprimersi in disaccordo con il testo di compromesso che ha emendato in senso peggiorativo, rendendo le scadenze più stringenti, l’originaria proposta di Bruxelles sono stati i gruppi di cui fanno parte la Lega (ID) e Fratelli d’Italia (Ecr), a cui si è aggiunta, smarcandosi dal Partito Popolare europeo, Forza Italia.
Quello di ieri è solo il primo passo verso l’entrata in vigore della norma che impone di ristrutturare gli immobili in modo da portarli alla classe energetica E entro il 2030 e alla D entro il 2033.
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IRRAGGIUNGIBILE - Un obiettivo che, per l’Italia, appare irraggiungibile: secondo l’Ance, servirebbero 630 anni solo per raggiungere il primo gradino (E) e addirittura 3.800 per il secondo (D). Realizzare gli interventi, inoltre, richiederebbe uno sforzo enorme. Secondo MutuiOnline, il costo che dovrebbe sostenere il nostro Paese per adeguarsi ai diktat europei sarebbe di 540 miliardi di euro, pari a circa 27 punti di Pil. Le abitazioni su cui intervenire con lavori di efficientamento sono infatti 27 milioni. Il che vuol dire che «entro il 2033 bisognerebbe ristrutturare 7.400 case al giorno». Senza contare il fatto che «di sicuro si andrà incontro a una perdita notevole di valore degli immobili che non rientrano in queste classi energetiche».
«È una patrimoniale mascherata che, nel nome dell’ambiente, rischierebbe di affossare il bene più prezioso di tante famiglie italiane» ha commentato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. «Mentre la Lega si è opposta con fermezza» ha aggiunto, «il Pd ha votato a favore e il M5s si è dichiarato d’accordo, gettando la maschera e scegliendo ancora una volta di schierarsi contro l’interesse dell’Italia». Anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha criticato il provvedimento, ricordando che «la realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano dagli altri Paesi membri della Ue. Per esempio, sulla proprietà la differenza è abissale: l’85% degli italiani è proprietario di una casa».
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Nel testo approvato ieri sono state confermate una serie di deroghe che riguardano gli edifici di pregio storico e artistico, gli alloggi pubblici sociali (a certe condizioni), le seconde case e quelle fino ai 50 metri quadri. Inoltre, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica, come l’incremento dei costi dei materiali, gli Stati membri possono chiedere alla Commissione di esentare dal rispetto dei vincoli europei fino al 2037 il 22% degli immobili (circa 2,6 milioni di fabbricati in Italia). La direttiva stabilisce poi che i governi nazionali, a cui è demandato il monitoraggio e l’introduzione di eventuali sanzioni, debbano sostenere con sussidi e finanziamenti i lavori di efficientamento energetico, in particolare per le fasce della popolazione meno abbienti.
MANCANO FONDI - Del resto, a parte l’impegno espresso in un comunicato dalla Commissione Ue di racimolare 150 miliardi di euro tagliando dai vari fondi europei già esistenti, di risorse comuni non ce ne sono. Non a caso, nel provvedimento approvato ieri si legge che «le misure di supporto finanziario» «possono includere l’istituzione di un Energy Performance Renovation Fund», ovvero un fondo che dovrebbe sostenere gli sforzi dei Paesi per centrare gli obiettivi fissati dall’Ue. Insomma, niente di più che una vaga richiesta. Come detto, la strada per l’entrata in vigore della direttiva è ancora lunga. Il testo ora passerà all’esame della plenaria del Parlamento Ue che si riunirà tra il 13 e il 16 marzo. Dopodiché inizierà il trilogo, ovvero il negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento per arrivare a un provvedimento condiviso. La speranza di Confedilizia, l’associazione dei proprietari immobiliari, è che si riescano ad introdurre delle modifiche in sede di Consiglio europeo, dove si riuniscono i ministri degli esecutivi nazionali. «Il governo Meloni può ancora intervenire per scongiurare gli effetti disastrosi che l’approvazione definitiva di questo provvedimento avrebbe per l’Italia» ha dichiarato il presidente Giorgio Spaziani Testa.