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Qatargate, Dago-bomba sulla soffiata: "Chi ha fatto partire tutto"

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Dietro il Qatargate ci sarebbe la manina degli Emirati Arabi Uniti, nemici storici di Doha nel Golfo Persico. Secondo quanto rivela Dagospia in un retroscena, il presidente emiratino, Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, "avrebbe lasciato campo libero" a suo fratello, Tahnoun bin Zayed Mohammed Al Nahyan, consigliere della sicurezza nazionale dello stato arabo. "Sarebbe stato proprio Tahnoun, capo de facto dei servizi segreti di Abu Dhabi, a spifferare tutto al Belgio, innescando la valanga che sta travolgendo il Parlamento europeo", si legge sul sito. 

 

 

Tahnoun bin Mohammed, ricorda Dagospia, sta tentando una maxi operazione finanziaria in Israele. Tramite la holding Abu Dhabi ADQ Developmental, guidata proprio dal fratello del presidente, gli Emirati hanno tentato di comprare "una quota significativa della prima compagnia assicurativa dello stato ebraico, il gruppo Phoenix, che controlla la quota più importante di fondi pensioni di Gerusalemme". Tahnoun però si è trovato di fronte un secco no da parte del governo israeliano. Quindi Tahnoun si è giocato "la carta degli accordi di Abramo, l’intesa siglata tra Israele e Emirati Arabi per la normalizzazione dei rapporti diplomatici, ma niente".

 

 

Del resto, se i rapporti economici tra i due stati hanno avuto una svolta impressionante (il volume degli scambi ha raggiunto i 2,5 miliardi di dollari), Israele da parte sua sa che venderebbe una quota di controllo di importanti istituzioni finanziarie a società statali a un Paese arabo del Golfo che così diventerebbe "il custode del suo più grande fondo pensionistico" e avrebbe accesso "alle informazioni sensibili di centinaia e migliaia di suoi cittadini, che sono legate al controllo di tali fondi". Un rischio troppo grande. 

Ma Tahnoun bin Zayed "non avrebbe accettato il no, e starebbe spingendo per chiudere comunque l’operazione, rendendola la prima grana da sbrogliare per il nascente governo di Benjamin Netanyahu". 

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