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Qatargate, Procaccini di FdI: "Così le ong comprano eurodeputati"

Alessandro Gonzato
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«Guardi: questa cosa mi fa impazzire...».
Cosa? 
«La sinistra continua a sventolare il solito senso di superiorità morale, si ostina a dare patenti nonostante sia dentro fino al collo nel più grande scandalo mai scoppiato nella storia delle istituzioni europee. Che poi: io sono uno di quelli che pensa che la corruzione, non parlo del caso specifico, non sia né di sinistra né di destra, ma questo lo pensiamo solo a destra... Loro si mettono comunque al di sopra di tutto e tutti».

 

 


 

 

Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d'Italia, due volte sindaco di Terracina (Latina), non si dà pace: «Siamo di fronte a uno Stato, forse più d'uno, che è venuto a casa nostra a fare shopping di parlamentari e che ha agito anche attraverso le Ong, almeno così dicono gli inquirenti, e la sinistra accampa scuse, nega le proprie responsabilità: è una loro precisa strategia».
Ci spieghi. 
«Puntano il dito sulla presunta mancanza di regole, sulle istituzioni che non sarebbero tutelate abbastanza, ma scusi: a me risulta che ci siano già leggi che impediscono di andare in giro con centinaia di migliaia di euro in una valigetta. Parlano di stretta sulle lobby, ma le lobby in sé non sono il male: ci sono le lobby del latte, della carne, della plastica di qualsiasi settore. È l'uso che se ne fa delle lobby, come delle Ong».
Fratelli d'Italia è sempre stata dura a riguardo... 
«E i fatti hanno confermato che tra quelle che si occupano di migranti, l'ultimo è il "caso Soumahoro", e quelle che si sono erette a paladine dei diritti umani la narrazione della sinistra è crollata.
Molte Ong hanno prestato il fianco ad attività sospette, diciamo così, a malversazioni».
Come ha reagito allo scandalo l'europarlamento? 
«Quando a Strasburgo si sono riuniti per la prima volta i capogruppo, quello di Renew, che fa riferimento al centrosinistra di Macron, se l'è presa con Viktor Orbán per la vignetta con cui aveva risposto alle accuse di corruzione che gli ha sempre rivolto la sinistra. Ma c'è stato anche un altro episodio vergognoso...».
Di cosa parla? 
«I partiti di sinistra, Pd in testa, hanno respinto a priori gli emendamenti sul "Qatargate" presentati dal gruppo Identità e Democrazia, quello della Lega e della Le Pen, per intenderci. Li hanno esclusi per un pregiudizio politico: il merito non l'hanno neanche considerato».
 

 

 

 

Il capodelegazione in Europa del Pd Brando Benifei ha detto in tivù che la socialista Eva Kaili (l'ex vicepresidente del parlamento Ue, ndr) stava per passare nel centrodestra... 
«Mi hanno mandato il video: a dir poco ridicolo, roba da matti, sono scoppiati tutti a ridere».
La Ong Fight Impunity, che fa capo a Panzeri, non è neanche iscritta al registro trasparenza dell'Ue, e in tre anni non ha presentato neanche un bilancio: non potrebbe neanche esistere. Com' è possibile che nessuno si sia accorto di niente? Le uniche «ingerenze» di cui si è parlato in questi anni a Bruxelles sono state quelle vere e presunte della Russia.
«Che la sinistra ha usato anche per distogliere l'attenzione da altre cose, evidentemente. Capiamoci: l'Europa ha fatto e fa bene a vigilare su ogni possibile infiltrazione illecita. Però, lo ripeto, qui siamo di fronte a Paesi che si stavano comprando pezzi di istituzioni. E la sinistra continua ancora con la narrazione secondo cui certi regimi arabi sarebbero maestri per le democrazie europee in fatto di diritti umani: siamo noi europei, secondo la sinistra, l'origine dei mali. Pazzesco». È appena tornato da Strarburgo: che aria tira? «Da "Per chi suona la campana". E per qualcuno a sinistra è già suonata». 

 

 

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