Qatargate, Fazzolari: "Perché si parla solo di Orban"
«Tutti hanno sempre pensato che il Mondiale in Qatar fosse un'enorme forzatura, "riuscita" proprio perla capacità di Doha di saper suggestionare i decisori. È ciò che tutti hanno avuto ben presente, senza far riferimento a fenomeni illegali, ma con l'evidenza che i Paesi del Golfo hanno grandissima capacità di influenzare le scelte». Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all'Attuazione del programma, analizza le novità del "Qatargate" con la schiettezza di chi sa decrittare dinamiche e contesti internazionali. Prima di rispondere alle domande di Libero, lascia un appunto: «Prendiamo il caso "Expo 2030" dove sono in campo Roma e Riyad. Da una parte tutti reputano che sia molto più sensato che la scelta ricada su Roma ma allo stesso tempo tutti concordano che l'Arabia Saudita ha maggiore facilità a convincere chi dovrà scegliere».
Sottosegretario, il 14 luglio del 2021 in Senato si dibatteva sul ddl Zan e paragonò le polemiche sulla legge anti-gender in Ungheria al silenzio sugli omosessuali perseguitati nei Paesi del Golfo. Disse: «Orbán non stacca gli assegni che staccano i qatarioti e i sauditi ai politici italiani ed europei: ecco perché di lui si parla».
«Mi riferivo a un fatto risaputo: ai finanziamenti leciti elargiti con grande generosità dalle monarchie del Golfo a media, fondazioni e centri studi riconducibili a politici influenti. Che lo faccia anche il Qatar non è un mistero: se n'è lungamente parlato nei famosi "Qatar papers" e la sua politica di soft power in Europa è cosa nota».
Con il Qatargate siamo passati da finanziamenti discutibili ma leciti alle mazzette...
«Sarebbe un ulteriore elemento di gravità. Ma a prescindere da questo è comunque inaccettabile che i decisori politici rispondano non alla propria coscienza ma a chi gli fa regali e favori. Anche quando avviene alla luce del sole. Ed è questo l'aspetto che FdI ha più volte provato a denunciare, trovandosi in solitaria».
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Il bubbone è esploso a sinistra: coinvolti politici, assistenti, Ong...
«Lo scandalo al momento ha investito i socialisti europei, purtroppo in gran parte collegati con l'Italia, tant' è che si parla di "Italian job". Aspettiamo gli sviluppi ma che qualcosa non andasse era palese. Più volte FdI ha chiesto alla sinistra di spiegare come potesse, da un lato, ergersi a paladina dei diritti e dall'altro sostenere modelli culturali di Paesi che reputano l'omosessualità un reato, punito severamente».
Uno degli arrestati, Francesco Giorgi, a proposito delle Ong, avrebbe detto: «Servono per far girare i soldi».
«Il rischio è che si creino delle pericolose convergenze fra chi è ideologicamente favorevole all'immigrazione irregolare e chi vede in questa immigrazione un modo per incentivare la presenza islamica in Europa. Proprio Libero lo ha meritoriamente evidenziato in questi giorni».
La penetrazione del Qatar in Italia procede da anni: dal lusso alle sponsorizzazioni...
«Non solo. Ricordo che FdI è stato l'unico partito a votare contro l'accordo Italia-Qatar sugli interscambi culturali, formativi e universitari. Intesa che prevedeva anche la possibilità di finanziamenti. Tradotto: del Qatar presso le nostre scuole, università, centri di cultura, favorendo ancora di più la possibilità di fare proselitismo in Italia. All'epoca sollevammo le stesse obiezioni che adesso stanno emergendo anche su Repubblica. Peccato si tratti di quella stessa area politico-editoriale che per molti anni su questi argomenti ha accusato FdI di islamofobia».
Il governo italiano adesso come procederà?
«Servono meccanismi per garantire trasparenza sui finanziamenti ricevuti dai politici provenienti da contesti statuali o da organizzazioni religiose. È un problema che abbiamo avuto con la propaganda russa, che riguarda anche quella saudita-qatariota e quella delle organizzazioni integraliste come la Fratellanza musulmana. Meccanismi che hanno avuto enorme facilità di penetrazione in seno al Parlamento Ue e in Italia proprio perché ogni volta che si provavano a creare degli anticorpi veniva sollevato lo spauracchio della discriminazione religiosa».
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Dovrebbe partire a breve la missione dell'inviato speciale Ue nel Golfo. Lo scandalo può complicare le cose?
«Non dovrebbe. Non c'è nulla di anomalo né di sconveniente nell'intensificare i rapporti fra Italia e Paesi del Golfo sia in ambito energetico che nei mille campi dove si può trovare un reciproco vantaggio a collaborare. Ciò ovviamente non vuol dire - e vale per il Qatar come per l'Arabia Saudita e la Cina - che Italia e Europa debbano accettare ingerenze culturali e influenze politiche».
Si riaprono i giochi a Bruxelles. Con i socialisti in panne, c'è chi immagina dopo il Qatargate un effetto simile di ciò che Tangentopoli determinò in Italia. E la destra è sulla cresta dell'onda.
«In Belgio c'è grande riserbo nelle indagini. È presto per stabilire se si tratta di un fenomeno diffuso odi singoli gravi casi di corruzione. Da uno shock del genere si può sperare che emerga una visione più obiettiva e meno ideologica delle dinamiche in seno all'Ue. È certo che in un'Europa a guida conservatrice non ci sarebbe spazio per nessuna ingerenza straniera».