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Qatar, dopo i Mondiali gli emiri alla conquista della Ue: l'ombra islamica

Gianluca Mazzini
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L'allenatore della Juventus Mister Allegri commenterebbe così: «...innanzitutto bisogna dire bravi... agli emiri del Qatar». Dobbiamo riconoscerlo abbiamo a che fare con gente davvero in gamba. Non basta avere (tanti) petrodollari, di quelli dispongono anche le altre monarchie del Golfo. Bisogna saperli spendere. E gli emiri hanno dimostrato di saperlo fare. Eccome. Hanno conquistato il Mondiale di calcio umiliando paesi come gli Stati Uniti e l'Inghilterra, con la più grande opera di corruzione che si sia mai vista nello sport professionistico. Eppure il Mondiale si gioca regolarmente. Quando nel 2010 gli emiri vinsero la lotteria (truccata) della Fifa non avevano neppure gli stadi. In pochi anni ne hanno costruiti sette nel deserto costringendo letteralmente ai "lavori forzati" decine di migliaia di lavoratori immigrati con turni massacranti anche al caldo torrido.

 

 

In quasi settemila ci hanno rimesso la pelle. Una vergogna eppure nessun governo ha vietato alla propria nazionale di scendere in campo a Doha. In Qatar nel "mese mondiale" è andata in scena qualche timida protesta "colorata" per i diritti civili ma nulla più. Ma che ci sia una grande strategia che da Doha raggiunge anche Bruxelles lo scopriamo dall'inchiesta della magistratura belga. Che ha individuato almeno sedici esponenti della sinistra a libro paga del Qatar. Non solo.


BONINO E PANZERI
Dalle carte si evince anche che due Ong erano finanziate direttamente dal Qatar. "No peace without justice" fondata nel 1993 da Emma Bonino, nata da una campagna del Partito Radicale transnazionale e "Fight Impunity" fondata nel 2019 dall'ex parlamentare europeo Antonio Panzeri (ex Pci, Cgil, PD) che vanta tra i membri onorari Bonino e Federica Mogherini, ex Alta Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri. Le Organizzazioni non governative sono il fiore all'occhiello della sinistra globalista e radicale. Scoprire che alcune sono direttamente pagate da Stati extra europei per ragioni "oscure" suscita qualche sensazione.

 


Ma perché gli emiri hanno voluto investire qualche briciola dei loro averi in piccoli e avidissimi burocrati di Bruxelles e perché sono stati scelti esponenti della sinistra? Riduttivo credere, come scrivono i magistrati che sia stato solo «per influenzare le decisioni finanziarie e politiche del Parlamento europeo» e ripulire l'immagine del Qatar sui Mondiali. Per capire perchè il Qatar ha puntato sulla sinistra e sulle Ong, come dimostra l'inchiesta in corso, dobbiamo alzare il livello e parlare della strategia globale degli emiri che ha al centro l'Islam. Il Qatar non è più il "dito di sabbia nel mare" secondo la definizione degli antichi colonizzatori inglesi. È un piccolo paese che galleggia sul gas liquido. Le sue risorse appaiono infinite e sempre più indispensabili per l'Europa affamata di gas, dopo la scellerata guerra in Ucraina.


Con questa arma finale il Qatar gioca una sua partita che è anche religiosa. L'islam dell'Emirato è quello sunnita wahabita, che propone una lettura tra le più integraliste del mondo musulmano. Doha si è posta come obbiettivo di diventare punto di riferimento del mondo islamico favorendo l'ascesa del wahabitismo in competizione con l'altro Stato integralista per eccellenza: l'Arabia Saudita. Lo schema qatarino punta a questo: i Mondiali di calcio, gli investimenti finanziari, i grandi musei di Doha, Al Jazeera e quant' altro, sono solo strumenti di un soft power che ha come principale obbiettivo far diventare il Qatar un paese ammirato ovunque e leader del mondo islamico. Come dimostrano le attività della Qatar Charity Foundation, organizzazione non governativa di Doha che opera in 70 paesi tra cui molti europei. Obiettivo: finanziare centri studi islamici e moschee. Una vicenda nota e inquietante tanto che già nel 2007 i servizi segreti francesi in un rapporto scrivevano: «Sarebbe opportuno considerare le motivazioni che spingono i generosi donatori qatarini a finanziare tutti questi progetti di moschee in terra cristiana».


Moschee collegate a doppio filo con la Fratellanza Musulmana, gruppo considerato fuorilegge in molte nazioni arabe. Dal 2014 l'Italia è stata inondata da decine di milioni petrodollari qatarini destinati alla comunità islamica (tre milioni di persone). Sono una cinquantina i progetti finanziati dalla Charity nel nostro paese (moschee, centri preghiera, centri culturali). Fondi finiti all'Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) gruppo collegato alla Fratellanza Musulmana. E qui entra in campo il Pd, garante di questo gruppo.


MINISTRO ORLANDO
Nel 2016 è l'allora ministro piddino Andrea Orlando a firmare la convenzione che affida agli imam dell'Ucoii il compito di prevenire la penetrazione nelle carceri dell'Islam radicale. Una mossa oggettivamente insensata perché gli stessi imam sono i principali divulgatori del verbo integralista. Nel 2017, il governo Gentiloni firma il "Patto nazionale sull'Islam" con l'Ucoii che diventa così interlocutore ufficiale dei nostri governi. L'idillio ideologico finanziario che lega il Pd e la sinistra europea all'Islam dei Fratelli Musulmani si estende a Bruxelles come risulta dalle indagini belghe. Dove emerge da una parte la strategia globale degli emiri e dall'altra la funzionalità della sinistra immigrazionista al progetto qatarino.

La sinistra (da sempre maggioranza al Parlamento europeo) serve da lobby politica nell'Ue grazie anche a sindacalisti "garantisti" come Panzeri che creano Omg su commissione favorendo e sostenendo l'immigrazione. Ma non sembra lontano il giorno in cui con lo svilupparsi delle comunità musulmane europee nasceranno partiti islamici in grado di condizionare la formazione di governi e delle politiche europee. Un processo che va al di là delle capacità cognitive e culturali della sinistra assetata di affari e quattrini facili, impegnata a sostenere l'immigrazione clandestina senza se e senza ma. 

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