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Panzeri & Co, quei compagni perfetti per essere corrotti

 Antonio Panzeri

Fausto Carioti
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Comunque vada l'inchiesta che ha travolto Pier Antonio Panzeri, la greca Eva Kaili e gli altri eurosocialisti accusati di essere a libro paga degli emiri del Qatar, una certezza già l'abbiamo: Stati e imprese con le mani sporche (sangue, sostanze inquinanti o altro) hanno bisogno di un politico progressista che li difenda come uno stupratore maschio ha bisogno di un avvocato donna che lo rappresenti in tribunale. È un incontro inevitabile, scritto nella legge della domanda e dell'offerta. Chi è incolpato in pubblico di certe nefendezze deve procurarsi ciò gli manca, il valore aggiunto in grado di salvarlo: l'idealismo, la promessa di un futuro luminoso, la citazione di John F. Kennedy o di Nelson Mandela che faccia sognare. Tanto più necessari quanto più imbarazzanti sono accuse, testimonianze e prove a carico.

 

 

Non importa, ovviamente, che il prescelto sia davvero idealista, biografo di JFK e studioso appassionato del movimento anti-apartheid. Basta che abbia il curriculum giusto, e dunque che come prima cosa appartenga alla sinistra non rivoluzionaria e rabbiosa, ma istituzionale, sorridente e ben introdotta. Alle citazioni e alla retorica capace di emozionare provvedono stagisti e ghost writer, lui ci mette la faccia. L'angelo salvatore deve avere un incarico elettivo di alto livello, o averlo ricoperto da poco, e nel secondo caso farà meglio a procurarsi un titolo che lo identifichi come rappresentante di una fondazione, una ong o un'associazione senza scopo di lucro impegnata in una delle tante nobili cause che affollano l'immaginario della sinistra: la creazione di una società globale senza disuguaglianze, la lotta alla corruzione, la difesa dei diritti dei lavoratori, un pianeta a zero emissioni.

I DIFENSORI IDEALI - Chi, meglio di un sindacalista terzomondista, può garantire che nessun operaio immigrato è stato maltrattato durante la costruzione di quest' opera? Chi è in grado di promuovere il «bilancio sociale» di un'azienda con più credibilità di un'organizzazone no profit che ha la sostenibilità sociale e ambientale impressa nel nome e nello statuto? Utili anche, la fondazione, l'ong e l'associazione senza fini di lucro, per la loro fiscalità agevolata, casomai occorra emettere fattura. E siccome il mondo è pieno di regimi e imprese che calpestano i diritti umani e inquinano l'ambiente, e talvolta capita che le loro malefatte finiscano sotto i riflettori, la domanda per difensori del genere è sempre elevata. La remunerazione pure, visto che ai responsabili possono mancare gli scrupoli, ma non i fondi per ripulirsi l'immagine. Al resto provvede il mercato. Progressisti dotati di curriculum idoneo e robusto appetito ce ne sono dozzine in Italia, centinaia in Europa e migliaia nel mondo. Resta solo da definire la contropartita, economica o politica che sia.

 


 

DIRITTI FLESSIBILI Si spiegano così l'appassionata orazione in cui la Kaili, vicepresidente del parlamento europeo, ha detto in quell'aula che «il Qatar è all'avanguardia nei diritti dei lavoratori», e l'editoriale nel quale l'ex europarlamentare Panzeri, fondatore e presidente di un'organizzazione chiamata «Fight Impunity», argomentava che la questione del numero degli operai morti durante la costruzione degli stadi dei Mondiali di calcio è importante, ci mancherebbe, ma deve essere «guardata in controluce e statisticamente relativizzata». E si spiegano pure tante altre cose, incluso il ruolo di Matteo Renzi come conferenziere e testimonial del regime di Mohammed bin Salman, primo ministro saudita, i cui uomini quattro anni fa hanno rapito, torturato, ucciso e fatto a pezzi il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi. Lo stesso bin Salman che, in cambio di adeguata ricompensa petrolifera, è protetto anche dal padre di tutti i progressisti, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il quale gli ha appena concesso l'immunità.

Non che i loro colleghi di destra siano moralmente migliori: alla superiorità etica di una parte politica rispetto all'altra non crede più nemmeno quella sinistra che in pubblico continua a sbandierarla. Però i conservatori non hanno quel valore aggiunto, quell'atteggiarsi a visionari impegnati a spostare ogni giorno più in là la frontiera dei diritti, che rende i progressisti così preziosi e richiesti anche quando hanno svenduto i loro ideali da un pezzo e pensano solo a riempirsi la casa di sacchi di banconote. Anzi, soprattutto in quei casi.

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