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Ue, sì ai genitori gay: così viene sconfessata la tradizione dell'Occidente

Ursula Von der Leyen

Corrado Ocone
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Dio sa di quanta Europa avremmo bisogno! Di un'Europa che si occupasse di sicurezza, difesa comune, protezione dei confini e immigrazione, approvvigionamento energetico. Tutti temi su cu cui dovremmo parlare al mondo con una lingua unica, per poter contare e giocare la nostra partita. E invece ognuno dei nostri Stati, chiuso in una masochistica autoreferenzialità, se ne va per conto proprio. L'Unione invece, impersonata dal volto arcignamente progressista di Ursula von der Layen, è sempre e solo impegnata a dettare direttive e regolamenti che puntano ad uniformare, omologare, standardizzare, i comportamenti, i gusti, i pensieri, oltre che le leggi, dei cittadini di un continente che proprio nella diversità trova la ragione storica e ideale della propria libertà, cioè di ciò che lo rende unico e attraente in un mondo dominato dalle autocrazie.

 

 

L'ultima trovata di questo delirio giacobino di razionalizzazione e omogeneizzazione dall'alto della vita civile è il "certificato europeo di genitorialità" proposto ieri dalla Commissione Europea che, se passasse, imporrerebbe a tutti gli Stati membri un concetto di famiglia e di matrimonio che non è quello della tradizione cristiana e laica dell'Occidente: un'unione di due (e forse più) persone del tutto indipendente dal sesso dei componenti. Sia beninteso, qui non si vuole affermare che gli istituti sociali non possano mutare, ma ciò deve avvenire attraverso un lento maturamento dal basso, non accelerando un processo (che potrebbe spontaneamente evolvere in un'altra direzione) per decreto dall'alto.

 

 

Ovviamente, conforme alla mentalità dirigistica e giacobina di questo come di tanti altri provvedimenti di questa Unione Europa così tanto diversa da quella immaginata dai Padri, non poteva mancare quel paternalismo che autori come Kant, Humboldt e Mill considerarono la cifra più caratteristica di un ordinamento politico non liberale. Ursula ha infatti detto di essere orgogliosa della proposta perché «è incentrata sull'interesse superiore e sui diritti dei bambini». Chi è che lo ha stabilito, e in base a quali criteri, non è dato sapere. 

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