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Ursula-Michel, Macron-Biden: addio Occidente, si spacca (quasi) su tutto

Carlo Nicolato
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La verità Macron l'ha detta poco prima dell'incontro nello studio ovale con Biden, all'ambasciata francese quando ha avvertito del «rischio» che la Francia e l'Ue diventino «una variabile» nella rivalità tra Stati Uniti e Cina. Ha fatto capire insomma che gli Usa non devono fare con la Cina quello che hanno fatto con la Russia, scatenando una guerra, che sia reale, fredda e/o economica, per procura a discapito dell'Europa. Ovviamente all'ambasciata non si è lasciato sfuggire l'occasione di sottolineare anche la vera ragione della visita, che era quella di far presente che i sussidi previsti dalla legge anti-inflazione americana al settore delle rinnovabili, «rischiano di spaccare l'Occidente». «Con i sussidi Usa e Europa non sono alla pari» ha aggiunto il presidente francese creando subito tensione nell'amministrazione Dem ben poco propensa a ricevere lezioni dal professorino francese.

 

 


 

 

«FRATELLI D'ARME»

Macron appunto è andato lì per chiedere a Biden di fare un passo indietro, o anche due, perché c'è anche la questione del gas di mezzo con i francesi in particolare che ritengono che l'America a noi faccia pagare il suo tre volte il prezzo originale. Insomma quello di Macron è un disperato tentativo di far presente che Washington facendo i suoi leciti interessi non può far finta che l'Europa non esista, ne va dell'unità dell'Occidente e anche della tenuta del fronte in Ucraina contro la Russia, concetto poi ribadito in termini del tutto amichevoli durante l'incontro in cui si è detto di tornare a essere «fratelli d'arme». Tradotto: fornire nuove armi a Zelensky (ma intanto Macron e Biden lanciano una «Conferenza di pace a Parigi il 13 dicembre», per mettere fine al conflitto, e Joe ammette: «Pronto a parlare con Putin»). Chi si lamentava di Trump, e tra questi c'era anche il presidente francese, accusato di aver rovinato i rapporti con l'Ue, non aveva ancora visto il peggio materializzatosi in un vecchio presidente Democratico che, al contrario del predecessore, dice le cose che tutti vogliono sentirgli dire ma intanto agisce come nessuno, tranne forse i suoi concittadini, vorrebbe vederlo fare.


L'unità granitica occidentale di cui si parlava a inizio guerra in Ucraina non è mai di fatto esistita, e adesso dopo un anno di inflazione e 10 mesi di conflitto è diventata praticamente una parodia. Divisi sui fondamentali Europa e Stati Uniti, divisa al suo interno la stessa Unione Europea, con le due massime cariche mai così lontane di pelle e politicamente: da una parte il presidente del Consiglio Michel, vicino alla linea di Macron, dall'altra la presidente della Commissione Von der Leyen, considerata un burattino di Biden.

 

 

 


 

 

URSULA ODIA CHARLES

Mentre infatti Macron a Washington supplicava quest' ultimo perché la Ue e la Francia non fossero relegate a controfigure nelle relazioni tra le due massime potenze economiche mondiali il presidente del Consiglio si trovava proprio a Pechino alla corte dell'imperatore Xi per supplicarlo a sua volta di «far leva sulla sua influenza per porre fine alla guerra della Russia all'Ucraina». Dimenticando però tutto il resto, compreso le recentissime proteste contro la politica dello "zero covid" appena represse, Michel è tornato a casa convinto di aver aver incassato qualcosa, ma invece ha solo dimostrato quanto sia reale il rischio paventato da Macron.
E, volontariamente e involontariamente che sia, ha anche dimostrato quanto le istituzioni della Ue siano ridicolmente divise. La presidente della Commissione Von Der Leyen ha infatti fatto sapere, tramite la sua portavoce, che Michel è praticamente andato in Cina a titolo personale, rappresentando solo se stesso e al massimo il Consiglio, non certo la Ue. «Per quanto ne so, non c'è stato alcun coinvolgimento della Commissione o scambio riguardo alla preparazione del viaggio» ha detto la portavoce Dana Spinant aggiungendo una dichiarazione che attesta quanto la stessa Unione sia un obbrobrio istituzionale: «Abbiamo diverse istituzioni nell'Ue e ognuna ha un ruolo e un mandato specifico.
A volte incontriamo insieme dignitari o leader stranieri, a volte li incontriamo separatamente, viaggiamo separatamente o li riceviamo a Bruxelles separatamente, a seconda di molte cose, tra le quali ciò che è all'ordine del giorno e ciò che intendiamo discutere. Affrontiamo tutti questioni complementari entro i limiti delle nostre competenze e dei nostri ruoli a Bruxelles. È per questo che a volte viaggiamo da soli, a volte no». Aveva ragione Kissinger quando diceva che quando vuoi parlare con la Ue non sai chi chiamare.

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