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Europa, vietato dire ai figli: "Andate in camera", l'ultima follia dei burocrati

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Francesco Specchia
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La stanza dei miei figli, di undici e sette anni, è una sala di registrazione che ho -incautamente- evitato d'insonorizzare. È un antro, tappezzato da manifesti dei Kiss, Led Zeppelin e Ozzy Osbourne, alle cui pareti sono appese, come trofei di guerra, chitarre e bassi elettrici che magicamente si animano appena i ragazzi aprono la porta, producendo nelle loro manine suoni diabolici. L'altra sera, per esempio, lo spartito dava, a tutto volume, Rock and Roll All Nite con assolo feroce alla Gene Simmons. I vicini hanno chiamato i carabinieri quando sono passati ai Black Sabbath. Si capirà che, come padre, l'ultima cosa che mi possa venire in mente è di punire Gregorio Indro e Tancredi eruttando il classico «Ora, basta, filate in camera vostra!». Anche perché poi quelli, in camera, ci vanno davvero, e diventa tosta. Ecco, io non avrei problemi a seguire pedissequamente il manuale di educazione familiare che il Consiglio d'Europa si sta apprestando a diffondere, onde censurare i genitori politicamente scorretti. Secondo il quotidiano Le Figaro, la direttrice della Divisione Ue per i diritti dell'infanzia, Regina Jensdottir, ha comunicato le linee guida per il perfetto genitore europeo. Verranno probabilmente riviste le posizioni in merito alla cosiddetta punizione del time out, appunto, che costringe il bambino a stare solo per un po' di tempo dopo la malefatta commessa. La pratica è «obsoleta» e «verrà rielaborata», ma non spiegano come. 



BUROCRATI
Epperò, gli stessi burocrati Ue articolano, in termini da leguleio, che anche la sgridata classica rientrerebbe in quelle che il Coe considera punizioni eccessive che «metterebbero a rischio la crescita serena dei bambini». Spiegano che la risoluzione del Consiglio d'Europa per l'infanzia, mette all'indice le punizioni «corporali», tipo il classico schiaffo o buffetto, ma pure i semplici «castighi«. Affermano che «le punizioni senza violenza fisica possono essere ugualmente dannose. Come lo hanno dimostrato degli studi del Consiglio d'Europa, la violenza psicologica, che consiste, per esempio, nel minacciare o ridicolizzare o spaventare il bambino, pone gravi problemi di salute in Europa. I bambini sono inoltre danneggiati dal clima di violenza tra i genitori. La migliore soluzione, è che i governi forniscano assistenza ai genitori per aiutarli a reagire in modo appropriato». Che poi anche un po' sticavoli.

Dài. So anch' io che i ricatti psicologici, le pressioni emotive e le percosse non rientrano nel metodo Montessori; anzi, per dirla tutta, sono gesti sanzionati dal codice penale. E so anch' io che un conto è mandare i figli temporaneamente nella loro stanzetta a meditare sui propri errori; e un conto è tenerli lì rinchiusi, magari al buio, per ore. Ma in quel caso diventa sequestro di persona.

 


Il problema non è il buio della stanzetta attraversato dalle lame di luce del perdono paterno e dei buoni propositi. Il problema è l'Europa che si sveglia una mattina con l'ansia da pedagogista e ti cala dall'alto un modello educativo omologato, da seguire con dedizione come si fa già gli standard delle etichette o le indicazioni sulla filiera alimentare. In pratica, io non solo non potrei più cazziare i miei figli quando se lo meritano, alzando la voce (tra l'altro è un esigenza: provate a farvi ascoltare a decibel normali, quando avete la voce di Robert Plant in sottofondo...). Ma non potrei neppure correggerli con piccoli stratagemmi tipo privarli del tablet o delle figurine Pokemon; né alzare vagamente le mani per uno scapaccione, se non per legittima difesa. Questa risoluzione del Consiglio d'Europa che si surroga al genitore è destinata ad infiammare gli animi di ogni padre convinto di fare il meglio per i figli, i quali già di loro -diceva Bacon- sono ostaggi dati alla sorte.

 

 


Provo solo ad immaginarmi cosa accadrebbe a casa mia se noi genitori seguissimo alla lettera quella specie di Libretto rosso di Mao partorito dai geni dell'Ue. I bambini svaccherebbero. La cucina abbonderebbe di lattine di Coca cola, barattoli di Nutella svuotati contro ogni logica alimentare e scie di briciole di biscotti che portano il viandante riluttante direttamente sul divano trasformato in campo di battaglia. Il water, privato dello scarico ad ogni uso, abbonderebbe di forme di vita aliene sorprese a trascinarsi tra lavandini e le decine di mutande e calzini sparsi sul pavimento. I compiti di scuola sarebbero prorogati all'eternità. La produzione di note dei prof e delle maestre aumenterebbe proporzionalmente alla produzione casalinga di rock' n roll. Il mio piccolo eviterebbe l'inutile rito delle lettura dei libri, e s' immergerebbe nei videogame -ora vietatissiminon prima di aver scippato le password del telefonino; il grande dimenticherebbe di lavarsi e frequenterebbe compagni che si esprimono a rutti e dittonghi. Il ritardo e l'anarchia sarebbero la regola.

 

 

L'APOCALISSE
Gli unici discorsi a tavola fiorirebbero sul Milan e sull'ultima quotazione al mercato nero di Pikatchu. Un'apocalisse, in pratica. Di conseguenza, gli insegnanti mi scruterebbero con compatimento, mia moglie mi perculerebbe con le amiche, mio padre aduso al polso saldo mi considererebbe un debosciato. Avrei l'autostima sotto le suole. In buona sostanza, l'apocalisse. Altro che consigli dall'Europa. La vera verità è che educazione dei figli non è un algoritmo, tantomeno una pandetta; semmai è un'estenuata infilata di errori, di prove e riprove, di passi falsi su cui ritornare continuamente. È già dura così; se poi adesso ci si mette pure l'Europa, finirà che a rinchiudersi in camera saranno i genitori... 

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