Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde: le due donne che distruggono l'Europa
L'ultima trovata è che di fronte alla grave crisi che sta affrontando l'Europa serve «l'Unione dell'energia». Cosa sia esattamente nessuno l'ha capito. Ma l'importante, per Ursula von der Leyen, è sfornare slogan. Come quello che l'ha di fatto portata sulla poltrona più alta di Bruxelles: il Green New Deal. Progetto avveniristico e superpoliticamente corretto che nel 2019 ha fatto andare in brodo di giuggiole la strana maggioranza social -popolare che l'ha sostenuta (ora in forte declino di credibilità e consensi) e che oggi, quando la fame di fonti fossili è diventata l'unica preoccupazione dei governi, sta portando alla disgregazione di quel che resta dell'Ue. Anche davanti alla pandemia più terrificante della storia moderna Ursula è riuscita a trovare una definizione piena di ottimismo e speranza: Next Generation Eu. E per un po' ci avevamo pure creduto. Vuoi vedere che quei vecchi burocrati del Vecchio Continente sono cambiati, che grazie al Co vid si sono finalmente accorti che se non ci si muove uniti non si va da nessuna parte? Persino dalle parti della Bce il vento sembrava cambiato. Certo, nulla a che vedere con il famoso whatever it takes, però Christine Lagarde nel 2020, senza pensarci due volte, ha inondato l'Europa di preziosa e provvidenziale liquidità varando un programma ad hoc per l'emergenza con una potenza di fuoco di ben 1.850 miliardi. Lei un po' meno brava con i nomi (il piano si chiama banalmente Pandemic emergency purchase programme, Pepp), ma altrettanto efficace. Finché la crisi è stata simmetrica e globale, tutti contagiati e tutti danneggiati, le due regine d'Europa sembravano avere la situazione in pugno. Poi, di fronte alla seconda crisi, questa volta più complessa e selettiva, si sono trasformate in due supplenti scaraventate all'improvviso in una classe difficile. Inflessibili sui principi e sulle regole, evanescenti ed impalpabili nell'esercizio concreto dell'autorità e dell'autorevolezza.
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L'UNICA GUERRA La von der Leyen ci ha messo un bel po' di mesi (leprime avvisaglie sui prezzi risalgono al luglio 2021) a capire che c'era un problema con i combustibili e che l'unica vera guerra che l'Europa avrebbe dovuto combattere era quella del gas. Una volta resasi conto, ha iniziato ad annunciare accordi fasulli e convergenze inesistenti, nella speranza, forse, che tutti le sarebbero andati dietro. Il risultato, oltre ad una serie di figuracce, è quello che vediamo oggi: il si salvi chi può e l'ognun per sè. La Spagna e il Portogallo si fanno il tetto al prez zo del gas da soli, la Francia spinge sul nucleare e pompa il carbone, l'Olanda continua a venderci il suo metano a prezzi stratosferici. E poi c'è la Germania, che di imporre una tariffa alle importazioni europee non vuole saperne, ma per abbassare i prezzi di gas e luce ai suoi cittadini sfodera 200 miliardi. Insomma, la maestrina urla, ma ognuno fa quello che vuole. Facendo infuriare persino Draghi, che tiene all'Europa quasi più che al Quirinale.
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CRISI GRAVE Anche ieri, mentre Putin ha deciso di staccare il gas pure a noi perché la "putiniana" Meloni si è rivelata meno amichevole del previsto, si è sgolata per ribadire che «la crisi energetica è grave. E richiede dall'Europa una risposta comune che permetta di ridurre i costi energetici per famiglie e imprese». Come fosse un'opinionista in un talk e non il capo del Vecchio continente. Nessun accenno a Berlino, niente riferimenti ad Amsterdam. E grande silenzio pure sull'altro nodo cruciale, quello dei vincoli di bilancio: se nessuno vuole fare un Recovery bis (operazione irripetibile continuano a dire dal Nord Europa) e se bisogna ca, varsela da soli, è evidente che il patto di stabilità non può ripartire nel 2024, dooffr po 12 mesi che per alcuni, come l'Italia, rischiano di essere drammatici. Dall'altra parte, a Francoforte, c'è la Lagarde, che prima ha spiegato a tutti di non preoccuparsi, perché l'inflazione è «temporanea», poi, ammesso l'errore, ha iniziato a fare a gara con la Fed a chi alza di più i tassi di interesse. Con una visione lungimirante e rassicurante: vedremo come agire mese dopo mese in base ai dati. In pratica si spegne il fuoco dopo che la casa è bruciata. Quanto allo scudo anti spread, di cui l'Italia ha grande bisogno, la presidente della Bce ha avvertito che nessuna protezione sarà offerta agli Stati che non rispettano i vincoli di bilancio o che «fanno errori», magari aiutando i cittadini che non hanno i soldi per le bollette. La prova che la Ue, grazie alle due signore sta andando in pezzi, è nelle parole di Vincenzo Visco, che per la prima volta si è schierato contro la Banca centrale europea, di cui Bankitalia è parte integrante: se la Bce farà «l'errore di seguire ciecamente la Fed» e procederà a rialzi dei tassi «eccessivamente rapidi e pronunciati» ci porterà «in recessione». Senza gas, senza deficit e senza pil. Viva l'Europa.