Gas, i 200 miliardi con cui Berlino umilia la Ue: può crollare tutto
Duecento miliardi per frenare la crescita del costo del gas. Dal «Whatever it takes» di Mario Draghi, tutto ciò che è necessario, al Deutschland über alles di Olaf Scholz: la Germania su tutti e tutto. Di fronte all'impennata delle bollette, all'inflazione balzata al 10% il massimo dal 1951 e all'Unione Europa che ancora non ha preso una decisione per contrastare l'emergenza, il cancelliere tedesco ha varato un piano d'intervento straordinario. In Germania 200 miliardi sono quasi il 5% del Pil. Il pacchetto d'aiuti è simile a quello del Recovery fund. Lo Stato fissa un limite al prezzo del gas e mette la differenza fino ad arrivare a ciò che pagano sul mercato gli importatori. Un paio d'anni fa, in Italia, qualcuno avrebbe parlato di una «potenza di fuoco».
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L'ANNUNCIO
La decisione di Berlino, ieri mattina, era stata anticipata dal quotidiano economico Handelsblatt e ha trovato conferma alle 14 quando Scholz (in videocollegamento perché positivo al Covid) l'ha annunciata assieme al ministro dell'Economia Robert Habeck e al collega alle Finanze Christian Linder: «Il prezzo del gas deve scendere», ha dichiarato il cancelliere, «oggi apriamo un ombrello di difesa in modo che tutti possano affrontare gli aumenti. Supereremo la crisi energetica e il provvedimento sarà attivo anche l'anno prossimo. Siamo pronti a sostituire tutta l'energia russa», ha spiegato Scholz, «perché dopo la distruzione dei gasdotti presto l'approvvigionamento dalla Germania finirà». Linder, il ministro delle Finanze, ha detto che «ci troviamo in una guerra energetica». La Germania ha meno della metà del debito pubblico italiano, 64% sul Pil contro il nostro 155, ma è in condizioni migliori anche di Francia e Spagna, che oscillano tra il 96 e il 94.
Berlino, come spiega nel dettaglio Der Spiegel, ha preso i 200 miliardi dal fondo di stabilizzazione economica (Swf) creato durante la pandemia e pensato per le grandi aziende, ad esempio Lufthansa, che ne ha beneficiato. E l'Italia? Giorgia Meloni, ieri sera, ha sottolineato che «nessun membro Ue da solo può offrire soluzioni, serve una strategia comune». Non solo. Per il leader di Fdi, «di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. L'auspicio è che nel Consiglio Europeo sull'energia, prevalgano buon senso e tempestività. Su questo tema di vitale importanza per l'Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche».
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LA TELEFONATA
Un messaggio in linea con quanto detto ieri da Mario Draghi, il quale ha affermato che «la crisi richiede da parte dell'Europa una risposta che permetta di ridurre i costi, di limitare i guadagni eccezionali di produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l'Europa di fronte all'emergenza. Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi», ha aggiunto, «non possiamo dividerci a seconda dello spazio dei bilanci nazionali. Dobbiamo mostrarci determinati e solidali». Sul tema energia, ieri Meloni e Draghi hanno avuto un contatto telefonico dopo le misure prese dal governo tedesco. Matteo Salvini, leader della Lega, ieri è invece tornato alla carica affinché il governo italiano intervenga come quello tedesco: «Bisogna fare come la Germania, urge intervenire anche qui, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere né lavorare». Da settimane Salvini chiede una misura da 30 miliardi attraverso lo scostamento di bilancio. Per Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, lo scostamento «è l'ultima ratio». Secondo Giuseppe Conte, presidente M5S, «ora e più che mai la missione del nuovo esecutivo è ottenere un piano europeo, una strategia comune di interventi che ci mettano in salvaguardia, come il Recovery durante la pandemia».