Christine Lagarde, chi è davvero la donna che sta rovinando l'Europa
L'unità dell'Unione Europea ha due nemici. Il primo è Vladimir Putin, che chiude i rubinetti del gas agli Stati membri, con il preciso scopo di metterli l'uno contro l'altro. Il secondo, altrettanto temibile, è Christine Lagarde: le basta aprire la bocca per bruciare tonnellate di euro dei risparmiatori e gravare il debito pubblico dei Paesi, Italia in testa, di miliardi di interessi supplementari. La presidente della Banca centrale europea deve sempre fare le cose tre volte per azzeccarne mezza. Quando la signora dichiara, i titolari dei singoli istituti nazionali che lei dovrebbe coordinare e i relativi ministri dell'Economia, devono fare gli straordinari per correggerla, tradurla, reinterpretarla, specificare; in altre parole, per rimediare ai danni che fa. Va da sé che, siccome ciascuno lo fa a suo modo e nell'interesse della propria nazione, l'effetto che si crea è il seguente: Lagarde esterna e crea il panico, gli altri corrono ai ripari e generano confusione. Ne deriva una sensazione di anarchia e incertezza che è il veleno dei mercati e porta le borse a collassare e lo spread a decollare.
RIALZO DEI TASSI
L'ultima settimana è stata emblematica. Lagarde ha annunciato il rialzo dei tassi, come atteso da mesi e necessario per frenare, tardivamente, l'inflazione, ma madame non ha accompagnato la decisione con frasi rassicuranti sulla politica monetaria della Bce. Forse non poteva farlo, non essendo riuscita a mettere d'accordo gli Stati del nord, per il ritorno dell'austerity, con la sua Francia e quelli del Sud, a favore di un cuscinetto monetario, forse non voleva, perché ancora è convinta che l'Europa sia germanocentrica e lei debba rispondere solo a Berlino. Forse non sapeva che pesci pigliare ed è rimasta immobile per vedere l'effetto che faceva. Di certo, l'esito della sua inazione è stato disastroso, che esso sia dovuto a mancanza d'autorevolezza, sudditanza, miopia o incompetenza. Tant' è che Lagarde, questa settimana, dopo ripetuti bagni di sangue dei mercati, ha dovuto correggere il tiro, annunciando che la Bce si inventerà qualcosa per placare la tempesta. Già, ma cosa? Madame non ne ha idea e non lo dice, così il panico diventa terrore e i miliardi bruciano nel falò delle borse che l'irritante francese ha appiccato e non sa spegnere. Nel caos, ciascuno dice la sua e la sensazione è che la guida della politica monetaria europea sia commissariata, ma non si capisce da chi.
Intendiamoci, presiedere la Bce non è una scampagnata, bisogna governare sui 19 Paesi di Eurolandia, con interessi in conflitto, condizioni economiche difformi e pesi specifici imparagonabili. Non lo è stato neppure per Draghi. Però l'uomo del «whatever it takes» ha saputo capire cosa andava fatto, imporsi sul più forte la Merkel, prigioniera di una visione avida, paurosa, ottusa e rigida- e tenere il punto fino a dimostrare le proprie ragioni. Lagarde invece non solo non ha idea di cosa fare, ma non sa neppure di chi è in balia. Sorge il sospetto che, se non fosse una signora, le avrebbero già dato una pedata e tanti saluti. D'altronde lei di numeri non ci ha mai capito molto. È un avvocato, convertito all'economia da Fillon, il peggior premier francese di sempre, costretto a lasciare la politica perché condannato per corruzione, che se la inventò ministro dell'Economia inseguendo chissà quali interessi. Fu chiamata poi a sostituite al Fondo monetario internazionale il compatriota Strauss-Khan non per meriti propri ma per demeriti morali del predecessore, avvezzo ad allungare le mani sulle parti intime dell'altro sesso, e diede il suo decisivo contributo per far fallire la Grecia.
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CANE DA TARTUFO
Siccome è francese e donna, ce la troviamo sempre da tutte le parti, benché la sua sola abilità sia essere un ottimo cane da tartufo per il potere. Lo abbiamo imparato tutti quando fu resa pubblica la lettera di sottomissione che indirizzò all'allora presidente Sarkozy, invitandolo a «usarla per il tempo e gli scopi che riteneva necessari» e chiedendo in cambio solo «guida e sostegno» perché, ebbe a specificare, «io non sono ambiziosa». Neppure umile però e tantomeno consapevole, altrimenti si sarebbe dimessa già da un pezzo per lasciare il posto a Strauss-Khan, un sadico maniaco ma almeno competente; e con il pregio di molestare una persona alla volta, e a sue spese, mentre lei brutalizza centinaia di persone in un colpo, riducendole in miseria. Si presentò due anni fa, affermando che il ruolo della Bce non era di fare il guardiano allo spread, e Piazza Affari perse 17 punti in un giorno. Ora che siamo in guerra, non ci possiamo permettere questa donna, una cavalletta delle finanze, nell'aspetto e nei disastrosi effetti delle sue dichiarazioni. Perché per far danni a lei basta la parola: Lagarde, garanzia di calamità economica.