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Sanzioni cancellate dalle criptovalute, la mossa degli oligarchi russi: Europa umiliata ancora
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Le criptovalute stanno rivestendo un ruolo importante nella guerra in Ucraina. Kiev, infatti, le starebbe utilizzando per ricevere donazioni internazionali, mentre i russi le starebbero sfruttando per due motivi: sia per aggirare le sanzioni economiche imposte dall'Occidente sia per mettere al sicuro i propri risparmi dal crollo della moneta, il rublo. La corsa alle valute digitali, però, non riguarderebbe solo gli oligarchi, ma anche cittadini comuni e piccoli investitori.
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Le criptovalute, tra l'altro, starebbero spaventando i Paesi occidentali: il timore - come riporta Wired - è che bitcoin e altri asset digitali possano aiutare soprattutto gli ultra miliardari vicini a Putin a eludere le sanzioni contro i loro immensi patrimoni. La preoccupazione è così forte che la senatrice dem Elizabeth Warren ha perfino proposto di mettere a punto un disegno di legge per evitarlo. Nel frattempo, anche l’Ucraina starebbe esercitando non poche pressioni affinché vengano sospese operazioni di questo tipo in Russia.
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Se il ricorso alle criptovalute riguardasse solo gli oligarchi, probabilmente sarebbe più facile intervenire. Tuttavia, il fatto che anche i comuni cittadini usino queste valute rende tutto più complicato. Il loro utilizzo inoltre è aumentato dopo che Visa, Mastercard e PayPal hanno chiuso tutti i servizi in Russia. Stando alla società Coin Dance, citata da Wired, dall'inizio della guerra la spesa in bitcoin sarebbe aumentata del 260%. Pare, inoltre, che da metà febbraio in poi "la dimensione media giornaliera di ogni transazione tra rublo e bitcoin sia salita a 580 dollari". Stando a un articolo apparso sul sito The Conversation, invece, "è possibile anche che il presidente russo Vladimir Putin e i suoi compari utilizzino centinaia o migliaia di account per eseguire molte transazioni su piccola scala per spostare le loro fortune".
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