Ucraina, Toni Capuozzo contro l'Europa: "Ipocriti, non dovevamo dare armi". Mediazione impossibile, Kiev condannata?
Toni Capuozzo si mostra scettico sul futuro del conflitto in Ucraina. Ospite di Quarta Repubblica su Rete 4, il giornalista non lesina critiche sulla decisione dell'Unione europea di armare Kiev. A suo dire "gli ucraini hanno un grande coraggio ma che non necessita per forza di imbracciare un fucile. I loro cuori sono inconquistabili, hanno già vinto". Intervenuto nella puntata andata in onda lunedì 14 marzo, Capuozzo spiega a Nicola Porro che quanto sta accadendo, a suo giudizio, è vergognoso: al momento Italia e Ue non hanno mosso un dito per fermare l'invasione russa. Gli europei si sono limitati ad "adottare a distanza gli ucraini". E questo per l'ex vicedirettore del Tg5 non può che essere considerata "un'ipocrisia". "Sono scettico sul ruolo che stiamo giocando noi - ribadisce - perché quando dai armi entri nel conflitto e ti precludi la possibilità di mediare".
"Un errore armare l'Ucraina". Toni Capuozzo-choc, la rappresaglia di Putin: umanità in pericolo?
Non solo, Capuozzo teme un'escalation: "C'è il rischio che il conflitto s' incancrenisca - aveva già detto in una precedente intervista -. Non mi sorprenderebbe, ad esempio, se anziché sferrare l'attacco finale a Kiev, i russi disponessero una sorta di assedio medievale, guadagnando nel frattempo terreno a Sud. L'altro rischio, appunto, è che la guerra si allarghi". Dubbi anche su Volodymyr Zelensky. Nonostante il presidente ucraino sappia di doversela vedere con una potenza, la Russia, continua impavido a tirare dritto respingendo eventuali accordi.
"Quando entreremo in guerra". Toni Capuozzo svela il punto di non ritorno: Europa avvisata
Ma ciò che sorprende di più Capuozzo è ancora una volta l'Europa. O meglio, "l’Occidente che spinge Zelensky, lo arma, e in definitiva lo illude, perché non acconsente a dichiarare quella no-fly zone che vorrebbe dire essere trascinati in guerra, come a Zelensky non dispiacerebbe. E da questa comoda posizione però incita, fosse mai che la trappola diventi la tomba per Putin: si chiamano proxy war, guerre per interposta persona, che altri combattono in nome tuo. Se va bene, bene, abbiamo vinto. Se va male, che siano curdi o afghani, hanno perso loro".