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Quirinale, Mario Draghi e "il metodo Ciampi". "Per rassicurare l'Europa", retroscena: decide Bruxelles?

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La partita che porterà all'elezione del prossimo presidente della Repubblica è già entrata nel vivo. I nomi sul tavolo ci sono, manca solo la votazione, che si dovrebbe tenere con ogni probabilità a fine gennaio. In molti, dai partiti, continuano a ripetere come il capo dello Stato debba essere espressione di una larga maggioranza, se non proprio della totalità delle forze politiche. Una personalità che accontenti tutti. Un po' come successe nel maggio del 1999, quando venne eletto - al primo scrutinio - Carlo Azeglio Ciampi. Un’elezione bipartisan, come ricorda La Repubblica.

 

 

 

Quel contesto - scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari - avrebbe molti punti in comune con la situazione attuale e richiamerebbe l’eventuale candidatura al Colle di Mario Draghi: "Come l’attuale premier anche Ciampi era un tecnico, non era mai stato parlamentare, né aveva in tasca tessere di partito". E non solo. Un'altra similitudine sarebbe rappresentata dall'Europa, che all'epoca, come adesso, "ci guardava con preoccupazione. E cercava una figura di riferimento, ieri per l’entrata nell’euro, oggi per l’uso dei fondi del Pnrr".

 

 

 

Nel '99, insomma, Ciampi rappresentava una sicurezza. I partiti lo capirono in breve tempo e subito si attrezzarono per favorire la sua elezione. Cosa che piacque all'Europa. L'ex capo dello Stato, infatti, era un grande e convinto europeista, favorevole all’ingresso del Paese nell’euro. "È un po’ quello che l’Europa potrebbe pretendere tra qualche giorno - scrive Repubblica - con Draghi a svolgere il ruolo che allora esercitò Ciampi: il garante dell’Italia".

 

 

 

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