Paolo Gentiloni sta per affossare l'Italia: fonti riservate da Bruxelles, un cappio al collo
Attenti a Paolo Gentiloni, sta preparando una riforma del patto di stabilità europeo che può affondare l'Italia. Ieri il commissario europeo agli Affari Economici ha rilasciato una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, prestigioso quotidiano tedesco che ha sede dove c'è la casa della Bce, quindi il massimo potere finanziario europeo. Ebbene, l'ex premier ed ex candidato (trombato) alle primarie Pd a Roma, ha sganciato una bomba: intende fissare limiti di debito su base individuale per ogni Stato membro. «Non possiamo riunire tutti gli stati insieme. Le differenze (negli attuali) rapporti d'indebitamento sono troppo alte», ha detto Gentiloni. Spieghiamo cosa significa fissare limiti di debito "su misura" per i Paesi dell'eurozona. 1) A Bruxelles la Commissione, organismo non eletto dal popolo bensì scelto dai governi in carica dei 27, deciderà quanto debito potremmo fare in più ogni anno. In sostanza gli italiani, quando eleggeranno il prossimo Parlamento, conteranno ancora meno di adesso. L'ammontare della spesa delle future leggi di bilancio le deciderà la Ue. 2) Visto che comunque esiste una maggioranza all'Europarlamento, tendente storicamente al centro-sinistra, che deve sempre confermare la Commissione Ue, è facile immaginare come i governi espressione di partiti non rappresentati nella maggioranza di Bruxelles e Strasburgo, saranno sempre i più scalcagnati quando ci sarà da fissare i budget annuali. Pensiamo ad Orban, ai polacchi, ma anche a un eventuale governo sorretto con i voti di Giorgia Meloni o Matteo Salvini. 3) La proposta Gentiloni è contraria all'idea di Stati Uniti d'Europa. E va contro il piano di Draghi e Macron, che invece puntano su una maggiore integrazione e su meno austerity. Secondo l'ex premier dem invece l'austerity sarebbe fissata in base alle simpatie politiche...
Il piano dell'eurocommissario inoltre demolisce mesi di bei discorsi sull'Europa «che risponde con una voce sola» alla crisi pandemica. Un cavolo. Il metodo Recovery è già dimenticato. I fondi del Pnrr assegnati agli Stati derivano dall'emissione di obbligazioni europee: la Ue chiede soldi al mercato a un interesse bassissimo e li gira ai governi affinché attuino dei progetti. Primo esempio di eurobond, passo essenziale per arrivare a una vera integrazione continentale, indispensabile dopo quella monetaria. Invece no: i maestrini di Bruxelles, che guadagnano 27mila euro al mese di stipendio, daranno le pagelle (fisseranno i limiti al debito) agli Stati. E allora ci tocca pensare male: l'Italia, un tempo fanalino di coda per crescita nell'eurozona, adesso è prima. Merito della stabilità garantita da un premier come Mario Draghi e merito soprattutto delle imprese e dei lavoratori italiani, capaci di fregare tutti in questa ripresa post lockdown. Merito soprattutto della Bce che, comprando titoli di Stato (detiene un quarto del debito tricolore), permette ai privati di avere tassi bassissimi per accedere al credito e allo Stato di migliorare il rapporto debito-Pil che è salito al 155%, ma non è esploso. Anzi. Il problema è che le vecchie regole del patto di stabilità fissano il debito-Pil al 60%.
Ecco, adesso spunta Gentiloni che vuole chiudere la riforma del patto di stabilità entro la metà del 2022, introducendo una zavorra politica al suo Paese. Già perchè lo stesso eurocommissario ha bocciato la proposta avanzata dal direttore del meccanismo europeo di stabilità (il famoso Mes), Klaus Regling, che vorrebbe alzare il parametro di Maastricht al 100%, una percentuale su misura solo per la Germania, certo, ma almeno abbordabile nel medio-lungo periodo. Fissare invece a tavolino il guinzaglio per un Paese significa mortificare ogni speranza di aumento del Pil. E se non aumenta l'economia il rapporto debito-Pil non calerà mai. D'altronde è la storia degli ultimi dieci anni a dimostrarlo: con l'austerità un Paese come il nostro è peggiorato, segno che le regole di partenza sono sballate. Sembra però che i signori di Bruxelles, Gentiloni in primis, non abbiano interesse a far diventare l'Europa il continente economicamente più forte. Devono seguire un'ideologia pauperista e verde, che invece indebolirà l'area più ricca del mondo. E l'Italia, dopo la parentesi Draghi, sarà uno dei primi a subire il ritorno della crisi. Specie se alle prossime elezioni vincerà il centrodestra.