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Pietro Senaldi, la Cina e il "suicidio politico": "Porte aperte a chi vuole sottometterci"

Pietro Senaldi
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La Cina è vicina, recitava il titolo di un fortunato film di Bellocchio negli anni Sessanta, ripreso poi dai socialisti negli anni Ottanta come slogan dell'Italia che partiva alla conquista dell'Oriente. La Cina oggi non è vicina, è tra noi, che nel frattempo non l'abbiamo affatto conquistata, ma anzi le stiamo aprendo tutte le porte per facilitarle il raggiungimento dell'obbiettivo che si è data: il dominio sul mondo, prima economico, poi fatalmente sociale e culturale. Marco Respinti elenca qui i politici e gli affaristi, quasi tutti di area grillina e piddina, che inconsapevolmente o scientemente stanno servendo il Dragone come tanti cavalli di Troia attraverso la creazione di associazioni culturali, commerciali, imprenditoriali.

 

Anche grazie a loro la Cina gode di ottima stampa malgrado sia la più grande dittatura al mondo, se ne sbatta dei diritti umani, inquini più di tutti, abbia mire espansionistiche militari sui Paesi vicini, ricatti le nazioni con cui ha rapporti economici, abbia creato il Covid in laboratorio e tenuto segrete agli altri Stati le informazioni sull'epidemia che gli avrebbero permesso, se non di salvarsi, di prepararsi. Ancora oggi non dice la verità sul virus e si sforza di far credere al mondo di aver avuto solo poche migliaia di morti e di aver chiuso in casa per mesi un miliardo e trecento milioni di persone per un numero di decessi inferiore a quelli che nell'immenso Paese si verificano in un giorno normale. «Abbraccia un cinese» era lo slogan della sinistra nel luttuoso febbraio del 2020, e razzista chi non si precipitava a farlo. Ignoranza e pregiudizio tipici dei progressisti. Razzista è chi pensa che i cinesi abbiano bisogno di noi e desiderio di integrarsi.

 

Illuso, per non dire fesso, è chi crede che Pechino concepisca di intrattenere relazioni, di ogni genere, che siano fruttuose allo stesso modo per tutte le parti in causa. Cieco è chi ignora i pericoli enormi che il gigante cinese rappresenta per il mondo e pensa che la minaccia siano Putin, Lukashenko, i talebani o l'Arabia. In un libro vecchio 25 secoli, L'arte della guerra, Sun Tzu illustrava come i cinesi sanno mettere ko l'avversario senza che questo neppure si accorga di essere in lotta, sfruttandone le debolezze, illudendolo di avere la situazione sotto controllo e trasformando a loro vantaggio perfino i suoi punti di forza e le sue virtù. Come la preoccupazione per l'ambiente, che il Dragone cavalca per fermare l'economia occidentale e sfornandoci prodotti verdi mentre continua tranquillamente a inquinare. Tanto che essere super ecologisti oggi, con la Cina che incombe, è come essere per il disarmo nella seconda metà degli anni Trenta, con Hitler che preparava il suo esercito. A differenza degli occidentali, i sudditi di Xi Jinping hanno pazienza, chiarezza dell'obiettivo e capacità di sacrificio. Se ne fregano di Greta, del Papa, della Merkel e della coppia democratica Biden-Harris e di tutte le balle con le quali ci riempiamo la testa per distrarci dall'inevitabile resa che si sta avvicinando.

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