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Antonio Socci avverte Meloni, Salvini e Berlusconi: "Per governare non basta vincere le elezioni"

Antonio Socci
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Rientrata la polemica relativa alle dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti, tutto sembra tornare come prima. La strategia del Centrodestra, a quanto pare, resta quella del passato: presentarsi unito alle prossime elezioni, vincerle e governare l'Italia in base al proprio programma, indicando - come premier - il leader del partito che ha preso più voti. I sondaggi continuano ad assegnare a questa coalizione un'ampia maggioranza e ciò probabilmente consolida in Salvini e Meloni la convinzione che non ci sia nulla da ripensare, ma solo da marciare sicuri verso il trionfo. Ma, ammesso e non concesso che i tre partiti (di cui due al governo, oggi, e uno all'opposizione) arrivino veramente uniti alle elezioni; ammesso e non concesso che Forza Italia, dopo la scelta del nuovo Capo dello Stato, non si frantumi, ma perseveri nell'alleanza con Lega e Fratelli d'Italia, sono proprio sicuri, Salvini e Meloni, che a loro basti vincere nelle urne per governare? Sono davvero certi che sia sufficiente avere la maggioranza dei seggi parlamentari per formare un governo con il programma e la leadership che vogliono?

 

 

LA PROFEZIA
Qualche giorno fa Carlo De Benedetti - interpellato sull'ipotetico arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi - ha commentato: «Non succede perché l'Europa non ce lo lascia fare». Gli è stato obiettato che «allora siamo un paese commissariato». Risposta: «Ma assolutamente». Come se fosse normale che a decidere chi governa il nostro Paese dovessero essere altri stati a cui il popolo italiano si adeguerebbe per convenienza. La leader di Fratelli d'Italia gli ha risposto sarcasticamente. Tuttavia il problema c'è. Anche perché De Benedetti non è il solo ad avere quella convinzione: a sinistra è una certezza. Alcuni giorni fa, Romano Prodi, storico leader del centrosinistra (e ancora oggi aspirante presidente della Repubblica) dichiarava: «Meloni e Salvini sono inadeguati a governare». C'è in queste parole la solita pretesa dei progressisti di decidere se gli avversari sono adatti a governare oppure no, cosa che la Costituzione riserva invece agli elettori italiani.

 

 

Ma l'ex premier emiliano ha aggiunto un'altra cosa: «Ci sono legami mai sciolti, a cominciare dai simboli, e alleanze pericolose con le forze antieuropee. La nostra Destra a Bruxelles è alleata con forze antieuropee. Per questo se Salvini e Meloni arrivassero a governare, sarebbe un problema gravissimo per il Paese». È un ragionamento strano, perché non si capisce cosa significhi «forze antieuropee»: partiti o stati della Ue che hanno un'idea della Ue diversa da Prodi o dalla Germania? È forse proibito? E avere rapporti con il governo britannico del conservatore Johnson, come ha Draghi, è ritenuto antieuropeo? Peraltro la Costituzione italiana non prevede una simile conventio ad excludendum e - se proprio vogliamo considerare i rapporti internazionali - siamo sicuri che ritenere di dover avere strette relazioni con la Cina (come si fa a sinistra) sia più rassicurante? L'allusione di Prodi però evoca un'altra cosa. Fa venire in mente come fu abbattuto, nel 2011, il governo Berlusconi: al centrodestra non bastò aver vinto le elezioni del 2008. Eppure il Popolo della libertà, guidato dal Cavaliere, stava nel Ppe e non c'erano alleanze con "forze antieuropee".

 

 

Il problema sembra sorgere, in realtà, quando un governo italiano difende interessi nazionali che non si allineano a quelli tedeschi (e francesi) e si porrà anche nei prossimi anni perché le criticità che c'erano nel 2011 restano anche oggi e con il Pnrr il potere di condizionamento della Ue è ancora maggiore. In una recente intervista, Andrea Malaguti della Stampa, ha chiesto a Massimo Cacciari: «Salvini e Meloni sono inadatti al governo del Paese, come dice Berlusconi?» (si riferiva a una frase che poi era stata smentita). Cacciari ha risposto: «Lo sono tout court, ma soprattutto, come sanno anche loro, non governi l'Italia senza la simpatia e la stima degli arcani imperi europei e internazionali. E loro non ce l'hanno». Come si vede si torna sempre allo stesso concetto, che di sicuro la sinistra userà in campagna elettorale per alimentare la paura negli elettori. Diranno che con la vittoria del centrodestra l'Italia finirebbe isolata e sarebbe drammaticamente destabilizzata. Tuttavia che il problema esista davvero è dimostrato dal precedente storico: l'abbattimento dell'ultimo governo di centrodestra, nel 2011.
LE TRE OPZIONI
Di fronte a tale situazione la coalizione di centrodestra può scegliere tre strade molto diverse: infischiarsene (cosa che provocherebbe una crisi nella decisiva componente di Forza Italia e forse la sconfitta nelle urne); lamentare il fatto che si cerca di espropriare gli italiani della loro sovranità proclamata dall'articolo 1 della Costituzione e così lanciare la "sfida patriottica" a tutti i poteri sovrannazionali (la Ue, la Bce, i Mercati ecc.), cosa che di sicuro porterebbe nel burrone. Infine il centrodestra ha una terza possibilità: fare politica. Cosa significa? Anzitutto prendere atto della situazione e partire dalla realtà che c'è, per quanto problematica, anziché da quella che si vorrebbe che ci fosse. Dopodiché ricordarsi che non il fondamentalismo, ma «il compromesso è la vera morale dell'attività politica» (Ratzinger). La storia insegna: Togliatti, che era un politico scaltro, si fece piacere pure il governo Badoglio pur di arrivare al suo scopo. Inoltre tener presente che il tempo è una dimensione fondamentale della politica che non permette mai a nessuno il "tutto e subito", ma impone di darsi strategie di breve, di medio e di lungo termine, sia per gli obiettivi, sia per le (pur legittime) ambizioni personali dei leader (che tuttavia non dovrebbero mai prevalere sul disegno politico). Non so se le riflessioni di Giorgetti siano state di questo tipo. Di sicuro, in un tale quadro, sarebbe assurdo non considerare l'autorevolezza internazionale di una personalità come quella di Mario Draghi, di cui l'Italia non può privarsi e che può essere molto prezioso anche per il centrodestra. 

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