Riforma del catasto, una rapina per i proprietari di casa: verso la stangata, ecco quanto paghi in più
«È il momento di dare, non di prendere soldi ai cittadini». Lo ha detto Mario Draghi il 20 maggio, raggelando Enrico Letta e gli altri sinistri tassatori, desiderosi di introdurre una nuova imposta patrimoniale. Quattro mesi dopo, il proposito del presidente del consiglio è ancora valido? Quel «momento» sta forse terminando? Bisogna chiederselo, perché il governo ha appena fatto una mossa inaspettata sulle case degli italiani. È allo studio una riforma del fisco, notizia che di per sé non è buona né cattiva: tutto dipende da dove andrà a parare. Per poterla scrivere, il governo chiederà la delega al parlamento, attraverso un'apposita legge che le Camere dovranno approvare. Simili leggi sono di regola assai vaghe, perché il governo vuole avere le mani libere. Nella bozza di quel testo, però, è stato inserito qualcosa che non doveva esserci: la delega a riformare il sistema del catasto e a rivedere gli estimi. E siccome questi sono datati, è facile prevedere che l'operazione produca un aumento del carico fiscale sul mattone, che già ora è pari a 50 miliardi di euro l'anno, tra Imposta municipale unica (22 miliardi), tassa sui rifiuti, imposte di registro, imposte sul reddito da locazione e così via.
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IN COMMISSIONE
Una simile delega nemmeno dovrebbe essere chiesta. Le commissioni Finanze di Senato e Camera, a fine giugno, al termine della loro indagine conoscitiva sulla riforma fiscale, avevano approvato infatti un documento dal quale il tema della revisione del catasto, che qualcuno avrebbe voluto inserire, era stato volutamente omesso, proprio per scongiurare il rischio di un ulteriore salasso ai danni dei proprietari di immobili. Ma il fatto che la revisione del catasto non sia menzionata in quel documento non è ritenuto sufficiente: non essendo stata nemmeno esclusa in modo esplicito, il governo si sente comunque autorizzato a chiederla. O almeno così hanno spiegato ignoti esponenti della maggioranza al Sole-24 Ore, il quotidiano che ieri ha dato la notizia, senza che nessuno la smentisse. La medicina amara è addolcita nel solito modo. Si assicura che lo scopo non è aumentare il gettito fiscale, bensì adeguare le rendite catastali al valore reale di mercato, che ormai non è più rispecchiato, e questo causa un'imposizione iniqua. Si ritiene necessario passare ovunque dai «vani», tuttora presenti in molte planimetrie catastali, ai metri quadri, assai più precisi, e così via. Argomenti non infondati, ma che ignorano il dato essenziale: la tassazione immobiliare già così è troppo alta, grazie in particolare a Mario Monti, che nel 2012 introdusse l'Imu al posto dell'Ici, e molti contribuenti non sarebbero in grado di sopportare un aumento della base imponibile. Anche per questo motivo, da anni, è in aumento il numero delle «unità collabenti»: edifici ridotti a ruderi, e dunque inseriti in una categoria catastale inferiore, per la impossibilità dei proprietari di affrontare le spese di ristrutturazione, o addirittura mandati consapevolmente in rovina per pagare minori imposte.
LO VUOLE L'UE
Ciò nonostante, l'Unione europea, l'Ocse e altri organismi, inclusa la Banca d'Italia da cui provengono Draghi e il ministro dell'Economia, Daniele Franco, chiedono da tempo di aumentare il carico fiscale complessivo sugli immobili, usando il maggior gettito così ottenuto per alleggerire leimposte sul lavoro. E questa pare essere la strada che il governo intende percorrere, magari lasciando inalterate le aliquote e agendo solo sul "riequilibrio" delle rendite catastali, che ovviamente avvantaggerebbe pochi e penalizzerebbe molti. «Se il Parlamento ha ancora un senso, qualcuno batta un colpo», dice Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, la principale associazione che difende i proprietari di immobili. E questo, appunto, proprio perché, poche settimane fa, «le commissioni Finanze di Senato e Camera si erano espresse in senso diametralmente opposto». Appello al quale risponde solo il centrodestra. Alberto Bagnai e Alberto Gusmeroli avvertono il governo che «le ipotesi di riforma del catasto vedono la Lega assolutamente contraria». Il partito di Matteo Salvini non intende accettare «nessun inasprimento delle imposte sugli immobili, né diretto né indiretto, e nessuna revisione degli estimi catastali, neanche sotto la foglia di fico della "parità di gettito"». Fratelli d'Italia parla di «un vero e proprio affronto al parlamento», mentre da Forza Italia Sestino Giacomoni chiede di «rispettare la volontà del parlamento» ed Enrico Aimi parla di «patrimoniale mascherata». Bocche cucite a sinistra, segno che lì l'idea piace a molti.
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