Raìs principe del kitsch: sofà a sirena e zoo privato
Tutte le stranezze delle ville di Gheddafi. Verrà ricordato per il cattivo gusto. In casa aveva un luna park
Che il colonnello Gheddafi, un beduino orgoglioso d'esserlo che si porta dietro la tenda come la tartaruga il guscio, non avesse propriamente gusti raffinati, era immaginabile. Ma adesso che, con il tradizionale saccheggio dei palazzi del potere da parte dei ribelli, possiamo vedere le abitazioni e gli arredi in cui lui e la sua famiglia soggiornavano, siamo in grado di apprezzare pienamente come, ancora una volta, un potere illimitato vada a braccetto con uno sfarzo ridicolo. Prendete le follie fiabesche e megalomani della Neverland del fu Michael Jackson, aggiungete una spruzzata di cafonaggine da Mille e una notte, insaporite con un pizzico di Africa misteriosa, e avrete il "compound" - parola ormai entrata nel vocabolario geopolitico - di Gheddafi e famiglia. Cominciamo la visita guidata dal giardino, dove verrete accolti dalla simpatica giostra con tazze e teiera al centro, parte del luna-park personale del colonnello. Un tocco di surreale raffinatezza che suona come uno smacco alla solita giostra con i cavallucci stile parco giochi sul Gianicolo. Se proprio sentite la mancanza di animali, ne potrete trovare, vivi, allo zoo attiguo. Come certi cattivi nei film di James Bond, forse anche il colonnello amava impressionare i suoi ospiti passeggiando tra le gabbie delle belve feroci. Entrando nel palazzo, la prima cosa che colpisce è l'inevitabile abbinamento che suggella il cafone globale, la Jacuzzi posta esattamente di fronte a un maxischermo al plasma. Questo è un dettaglio d'arredamento che Gheddafi deve aver assimilato dalle riviste di interior design occidentali. Così come molto familiare ci sembra la megapiscina la cui forma si deve a un architetto in preda a allucinazioni, perché una piscina banalmente rettangolare fa troppo circolo sportivo. Un tocco particolarmente riuscito, a bordo piscina, le poltroncine nere stile bar dello Sheraton Hotel, e la panca in muratura equipaggiata di cuscini crema, dove ci si può sedere e asciugare i piedi per evitare di beccarsi i funghi. Ma il pezzo forte, quello che è già entrato nella leggenda, è stato trovato nell'androne della casa di Aisha, la figlia di Gheddafi. Non per caso i ribelli si sono scattati più foto su di esso che non un giapponese davanti al Colosseo. Si tratta di un sofà dorato a forma di colossale sirena e il volto scolpito della stessa Aisha con voluttuosa chioma al vento, sul modello della Venere botticelliana. Un capolavoro talmente orripilante che quasi, da solo, giustifica l'intervento militare in Libia. Di grande interesse anche la sala dei trofei, con le innumerevoli coppe vinte dalla famiglia Gheddafi in occasione di regolarissime competizioni sportive dove il risultato finale era più scontato di una battuta di Crozza. Niente male anche la collezione di armi smantellate, un cimitero di vecchi missili che farà impazzire i fanatici del vintage. Un sentimento macabro ci coglie invece alla vista della camera da letto di Hana, figlia adottiva di Gheddafi, uccisa da un raid americano nel 1986, quando aveva poco più di un anno. Gheddafi l'aveva trasformata in un tempio, con teche di vetro che custodivano il lettuccio e gli altri arredi della bambina. Un'idea bizzarra ma che sembra uscita dalle pagine di Dickens. Nei saloni predomina la confusione degli stili, dalle poltrone arricciolate stile reggia di Versailles a quelle dall'imbottitura massiccia sul genere vip lounge dell'aeroporto. Il tono di colore predominante, manco a dirlo, è il sabbia. I ribelli si sono fatti fotografare anche all'interno della tenda dove Gheddafi riceveva i leader stranieri. I motivi ornamentali sulla tenda richiamano palme e dromedari, un po' come se Berlusconi ospitasse i capi di stato in una sala tappezzata con disegni di pizze e mandolini. Non mancavano le statue dorate del rais, che i ribelli hanno decapitato giocando a calcio con la testa. Notevole anche il ritrovamento di un album fotografico dedicato a Condoleeza Rice, l'ex segretario di stato di George W. Bush. Gheddafi aveva pubblicamente espresso la sua ammirazione per Condoleeza, in virtù del suo essere una donna di colore con origini africane, ma chi avrebbe immaginato che ne collezionava appassionatamente i ritratti? In ultimo vale una visita nel garage, dov'era custodito un inguardabile modello di Fiat 500 Capri personalizzato dalla Carrozzeria Castagna di Milano. Il trabiccolo elettrico, subito portato via a spinta dai ribelli, vanta rifiniture delle portiere in legno massello, interni color avorio, e carrozzeria colore del Libro Verde di Gheddafi. E un po' ci inorgoglisce che la ciliegina sul cattivo gusto del colonnello gliel'abbiamo venduta noi italiani. di Giordano Tedoldi