La testimonianza/ A Tel Aviv, preoccupati per una missione impossibile
In città c'è grande tensione: gli israeliani si sentono abbandonati e condannati dal resto del mondo, ma non possono abbassare la guardia: ne va della sicurezza dell'intero Paese
Tel Aviv- (di Amit Kimshon) Lo Stato di Israele presenta: mission impossibile. Ogni famiglia d'Israele ha almeno un morto in guerra o in atti terroristici. Naturalmente ogni moneta ha due facce, e anche le nazioni arabe hanno perso vite e risorse. Non voglio cercare di giustificare una delle parti. Oggi ho capito che la realtà è più forte di ogni interpretazione. Errori e reati gravi sono state fatti da entrambi, ma mi sembra che il destino stia trascinando l'area verso una crisi che necessita di grande saggezza e attenzione. Le immagini, i video, le innumerevoli condanne che Israele riceve, la paura che la situazione sfugga di mano, stanno generando molta tensione tra le persone e nei nostri cuori. Con le due navi “pacifiste” il tema “sicurezza di Israele” torna in agenda e qui a Tel Aviv se ne discute molto. Le immagini, i video, le innumerevoli condanne che Israele riceve, la paura che la situazione sfugga di mano, stanno generando molta tensione tra le persone e nei nostri cuori. Gaza è stata restituita ai palestinesi unilateralmente da Israele alcuni anni fa, e da quel momento il territorio è diventato estremamente ostile. Da lì migliaia di razzi sono piovuti su Israele, fino a quando il mio Paese, nel 2008, ha condotto un' operazione militare per far terminare l'assalto. Israele ha ricevuto la condanna da tutto il mondo per il fatto che l'operazione ha coinvolto la popolazione civile. Questa operazione però ha quasi fermato il lancio di razzi, ma alcuni dicono che è principalmente l'embargo su Gaza che ha fiaccato gli attacchi. L'Egitto ha sottoscritto il blocco su Gaza allo scopo di indebolire lo Stato di Hamas, con cui non corre buon sangue. Io non sono un residente di Gaza, non ho informazioni sugli effetti dell'embargo. Non mi fido dei video, delle immagini che vengono diffuse: ognuno ha interesse a mostrare il proprio punto di vista. Ma Gaza è sempre stata una regione povera, la situazione non è sicuramente buona. Le navi “pacifiste” mandate dai turchi sono state considerate dalla leadership di Israele come un atto di provocazione contro la decisione della chiusura della Striscia di Gaza. Le navi “pacifiste” mandate dai turchi sono state considerate dalla leadership di Israele come un atto di provocazione contro la decisione della chiusura della Striscia di Gaza. La notte del raid la Freedom è stata contattata via radio, dicendo: "Vi state avvicinando ad una zona di blocco marittimo (riferendosi a Gaza) si prega di attraccare alla città portuale di Ashdod, la nave deve passare un controllo di sicurezza del carico, e se il carico contiene aiuti umanitari, Israele li trasferirà nella Striscia di Gaza via terra". Questi inviti non sono stati raccolti dagli organizzatori della Freedom. La posizione del governo israeliano è inequivocabile: cibo e medicine, sì, armi no. Va osservato che in passato è stato sequestrato un gran numero di navi piene di armi. Come sempre però è molto facile essere "giusti", ma è molto difficile essere saggi. Ora Israele si trova di fronte a un compito che è quasi impossibile: da un lato, se impedirà alle navi di violare il blocco sarà considerato non “umano” ; d'altra parte, se Israele lascerà passare le navi potrebbe dotare Hamas di armi con cui sarebbe minacciato l'intero paese. Siamo molto preoccupati per il futuro, come israeliani in questo paese. Gli arabi che vivono con noi si preparano a uno sciopero generale degli acquisti per un giorno. Per ogni cittadino in Israele la situazione è quasi insopportabile. Oggi a Tel Aviv, che è una città moderna, nessuno si sente davvero in guerra, ma siamo tutti frustrati perché ci sentiamo soli in questa " battaglia" e nessuno si immedesima con noi. Siamo molto preoccupati per il futuro, come israeliani in questo paese. Gli arabi che vivono con noi si preparano a uno sciopero generale degli acquisti per un giorno. Gli arabi israeliani sono cittadini dello Stato e hanno diritto di voto, ma vivono anche il conflitto tra la lealtà ai loro fratelli nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania e la vita e la cooperazione con altri cittadini di Israele, gli ebrei, che in Israele sono la maggioranza. Le emozioni in Israele non sono facili e c'è chi dice che ci troviamo di fronte a una delle sfide più difficili che abbiamo mai affrontato, e non solo dal punto di vista militare. Alcuni dicono, per lo più gli israeliani di sinistra che, dopo le sanzioni imposte a Gaza Israele avrebbe dovuto raggiungere un accordo di pace a tutti i costi. Altri, per lo più di destra, pensano che il compromesso con i palestinesi si è rivelato un grosso errore di sicurezza: il lancio di missili è durato otto anni, ed è partito dopo che Israele ha lasciato Gaza ai palestinesi. Israele è un Paese moderno e democratico, ma di fronte alla realtà e si sente, come davanti a un destino già scritto. Una missione impossibile.