Macron si imbuca pure al Conclave

Il presidente incontra i porporati francesi e trama per l’arcivescovo progressista di Marsiglia. Obiettivo: riacquistare peso sulla scena internazionale
di Andrea Morigimartedì 29 aprile 2025
Macron si imbuca pure al Conclave
3' di lettura

Sgomita, sgomita, prima o poi Emmanuel Macron spera di trovare una seggiola da qualche parte. Magari in Vaticano, grazie all’arcivescovo metropolita di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Noël Aveline, che ha voluto insignire nel 2022 della prestigiosa Légion d’honneur. Gli ha anche già trovato un nome comme il faut da successore di Pietro: Giovanni XXIV. Se riuscisse a far salire il suo porporato preferito al soglio pontificio, il capo dello Stato francese in un colpo solo riacquisterebbe un peso internazionale e ricucirebbe le tensioni con la Santa Sede. La distanza da recuperare è considerevole. Durante dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha compiuto tre viaggi apostolici in Francia, a Strasburgo nel 2014, a Marsiglia nel 2023 e ad Ajaccio nel 2024, senza mai visitarne la capitale. Anzi, aveva perfino respinto l’invito di Macron alla riapertura della cattedrale di Notre Dame a Parigi. Certo, Bergoglio non era andato nemmeno in Germania, in Spagna e nel Regno Unito, privilegiando il Sud del mondo.

Ma il problema con Parigi è un po’ più di sostanza. Anzi, è una questione di vita e di morte. Macron si era inimicato il Santo Padre tramando per inserire il “diritto” all’aborto nella Costituzione europea, dopo essere riuscito a imporlo, con una risoluzione adottata dal Parlamento riunito in forma plenaria al Congresso di Versailles il 4 marzo 2024, in quella francese. E poi, oltraggiando qualche miliardo di fedeli e la tradizione d’Oltralpe, aveva favorito la rivoltante messinscena dell’Ultima Cena in versione drag queen alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi del 2024, condita dalla celebrazione delle regie decapitazioni compiute durante la Rivoluzione francese. Dalla reazione di un importante esponente della comunità di Sant’Egidio, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, secondo il quale si trattava di «una blasfema derisione di uno dei momenti più santi del cristianesimo», sembrava chiarissimo che l’inquilino dell’Eliseo cercasse di prendere le distanze da Roma e dal cattolicesimo. Poi, all’improvviso, Macron rispolvera il titolo di protocanonico d’onore di San Giovanni in Laterano. In realtà, la carica è soltanto onoraria e si trasmette ai presidenti francesi perché sono considerati i successori dei re della nazione (ex) figlia primogenita della Chiesa.

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Ma Parigi val bene una messa. Anzi, Roma val bene una cena, come quella che è stata offerta a Villa Bonaparte, e alla quale hanno partecipato i cardinali elettori Philippe Barbarin, Christophe Pierre, Francois-Xavier Bustillo e, naturalmente, Aveline, presidente della Conferenza episcopale francese. Insomma, dopo essere stato respinto senza troppe cerimonie dai colloqui fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky nella Basilica di San Pietro, il presidente francese ambisce ad entrare almeno dalla finestra della Cappella sistina. Si è dimenticato che il veto in Conclave è stato abolito da san Pio X. Pensa di ricalcare le orme del suo più ben più augusto predecessore Charles De Gaulle, che convocò i cardinali d’Oltralpe dopo la morte di Pio XII per raccomandare loro la nomina di Angelo Roncalli, già nunzio apostolico a Parigi e considerato chissà perché organico agli interessi francesi. Fatto sta che il candidato bergamasco dell’Eliseo fu eletto, prese il nome di Giovanni XXIII e inaugurò il Concilio Vaticano II che trasformò la Chiesa cattolica. Nonostante il sostegno- non richiesto – da parte della Repubblica laica, ora è pure santo. Stavolta, l’impresa appare più ardua. Per sostenere il connazionale progressista e promigranti Aveline, che non conosce la lingua italiana e potrebbe raccogliere voti in contrapposizione all’elezione del segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, Macron ha escogitato un piano. Vorrebbe spendere la propria presunta influenza sulla comunità di Sant’Egidio, la quale in realtà sta già spingendo per altri candidati, in primis il portoghese José Tolentino de Mendonça e, in seconda battuta per non “bruciarlo”, il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Un’ipotesi che tuttavia riproporrebbe un nuovo Pontefice italiano, esattamente lo scenario che Macron vorrebbe evitare a causa del suo personale antagonismo con Giorgia Meloni. Al presidente francese, a questo punto, potrebbe sorgere il dubbio di non aver fatto bene i conti. L’esperienza recente indica che, più cerca di porsi al centro della scena, più ne viene allontanato. Si dimostrerebbe più saggio se, laicamente, non cercasse posti in sacrestia.

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