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Putin e Zelensky cedono: pace, verso i negoziati diretti

Dopo tre ore di colloquio con Witkoff, il capo del Cremlino accetta la proposta di Trump. "Nei prossimi giorni incontri importanti". Londra e Parigi si azzuffano: i "volenterosi" sono già svogliati
di Carlo Nicolato sabato 26 aprile 2025

4' di lettura

Il quarto incontro tra l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il presidente russo Vladimir Putin è avvenuto in un clima surreale, tra le dichiarazioni ottimistiche di Donald Trump e il sangue grondante dell’attacco a Kiev, in cui sono morti nove civili, al quale è seguito l’attentato contro il generale russo Moskalik alle porte di Mosca, anche lui deceduto.

I sorrisi, i calorosi convenevoli e la vigorosa stretta di mano al Cremlino anticipano un successo diplomatico statunitense che sembra concretizzarsi in serata, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annuncia su Telegram che nei prossimi giorni «potrebbero svolgersi incontri di grande importanza che dovrebbero avvicinare la tregua per l’Ucraina» e riconosce che «è necessario un cessate il fuoco incondizionato. Serve una pressione reale sulla Russia, affinché accetti o la proposta americana di cessate il fuoco e di avanzare verso la pace, o la nostra proposta - qualunque essa sia- che possa effettivamente funzionare e garantire un cessate il fuoco affidabile, immediato e incondizionato, e poi una pace dignitosa e garanzie di sicurezza. La diplomazia deve funzionare. E stiamo facendo tutto il possibile affinché la diplomazia diventi davvero sostanziale e finalmente dia i suoi frutti».

Si chiarisce così quanto l’assistente del Cremlino Yuri Ushakov aveva rivelato in linguaggio criptico a proposito dell’incontro, durato tre ore: «È stato costruttivo e ha ridotto le divergenze sulla questione della fine della guerra». Witkoff e Putin avrebbero anche discusso della possibile ripresa dei colloqui diretti tra i due contendenti, un’eventualità che lo stesso presidente russo aveva adombrato in seguito alla proposta di Zelensky per un prolungamento di 30 giorni della tregua pasquale.
Prima di partire per Roma dove parteciperà ai funerali di Papa Francesco il presidente Trump ha precisato che Stati Uniti e Russia sono ormai vicini a raggiungere un accordo e che questo avverrà secondo «la mia tempistica», anche se ha riconosciuto che la situazione è «molto fragile».

«Voglio salvare 5.000 giovani alla settimana, ucraini e russi», ha aggiunto, «questo è il mio obiettivo e sarebbe un grande onore se potessi farlo. Penso che siamo abbastanza vicini. Nessuna scadenza. Voglio solo farlo il più in fretta possibile».

In un’altra intervista al Time rilasciata qualche ora prima, aveva chiarito che la sua dichiarazione elettorale di voler chiudere la guerra in 24 ore era semplicemente «un’esagerazione per rafforzare un concetto», sottolineando che lui è arrivato «solo tre mesi fa», mentre «questa guerra va avanti da tre anni. Putin non avrebbe mai iniziato questa guerra se ci fossi stato io. Questa è la guerra di Biden», ha chiarito il tycoon, che ha spiegato che il conflitto «è iniziato perché si è parlato di adesione dell'Ucraina alla Nato». Con queste parole Trump ha così messo una pietra tombale sulle aspirazioni di Kiev di poter entrare nell’Alleanza: «Non credo che potranno mai farlo. È stato un errore parlarne fin dall’inizio».

E le altre pretese di Zelensky per l’accordo di Pace? Nonostante l’ottimismo di Trump, Kiev e gli alleati europei hanno infatti respinto diversi punti della proposta statunitense per porre fine alla guerra, presentando controproposte formali che divergono su territori, sanzioni, garanzie di sicurezza e dimensioni delle forze armate ucraine. L’Ucraina in sostanza respinge il riconoscimento de jure americano della Crimea come parte della Russia e rimanda ogni discussione territoriale a dopo il cessate il fuoco, senza alcun riconoscimento del controllo russo su territori occupati. Trump invece al Time ha chiarito che «tutti sanno» che Mosca manterrà il controllo della Crimea, aggiungendo che la penisola contesa era russa «da molto prima dell’arrivo di Trump» e che «la popolazione parla in gran parte russo».

«Zelensky lo sa bene», ha aggiunto il presidente americano e lo sanno bene anche i collaboratori del presidente ucraino tra i quali cominciano a sentirsi voci discordanti. In un’intervista alla Bbc il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha detto che cedere territori «è uno scenario possibile». «È ingiusto, ma perla pace, una pace temporanea, forse è una soluzione», ha aggiunto.

Nato e questione territoriale tuttavia non sono gli unici punti di attrito tra Ucraina e Usa. Il piano americano prevede anche la revoca totale delle sanzioni contro Mosca (comprese quelle del 2014) come parte dell'accordo, mentre quello ucraino -europeo propone una revoca graduale solo dopo il raggiungimento di una pace sostenibile, con la possibilità di ripristinare le sanzioni in caso di violazioni da parte della Russia. C’è invece molta confusione sull’idea di una forza di interposizione dei “volenterosi” da schierare in Ucraina. La Gran Bretagna starebbe facendo passi indietro in quanto la ritiene troppo pericolosa e ora si parla di istruttori e di controllo dello spazio aereo garantito da Typhoon e droni. Alla Turchia invece spetterebbe il controllo dello spazio marittimo. Lo avrebbe detto al Times britannico una fonte diplomatica, sottolineando come la Francia vorrebbe invece un approccio più muscolare. In ogni caso Gran Bretagna e Francia stanno cercando fino all’ultimo di convincere Trump ad accettare un incontro con Zelensky dopo i funerali del Papa. Tentativo pericoloso perché è ormai ovvio che i due si detestano.

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