Papa Francesco, spunta il documento del 2022 sul suo successore

Tre anni fa un testo attribuito al cardinale George Pell elencava le critiche dei conservatori nei confronti di Papa Francesco
di Caterina Maniacigiovedì 24 aprile 2025
Papa Francesco, spunta il documento del 2022 sul suo successore
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«Questo è un conclave, non una guerra». «Sì che è una guerra! E tu devi schierarti da una parte!». È quello che si urlano addosso il cardinal Lawrence e il cardinal Bellini durante l’infuocata preparazione del Conclave. Si tratta di una scena clou del film “Conclave”, che uscito l’anno scorso oggi torna prepotentemente alla ribalta; lo scambio di battute testimonia il modo in cui spesso viene considerato - soprattutto agli occhi esterni – il cruciale momento della scelta del nuovo Pontefice. Non si prende in grande considerazione il punto di vista del credente, secondo il quale in questa scelta interviene direttamente lo Spirito Santo a illuminare e guidare i cardinali elettori. Certo è che nella Cappella Sistina si schierano le molte anime della Chiesa universale, a volte contrapposte (nella storia, spesso anche in modo drammatico), a volte sottoposte a pressioni di vario tipo, a volte esprimendo aperto dissenso verso il pontificato appena concluso. Esiste un memorandum che può essere interessante rileggere in vista di quel che accadrà tra qualche settimana, anche nell’ottica di questi contrasti, semplificati in generale tra progressisti e conservatori. Il documento è stato diffuso tra i cardinali nel marzo di tre anni fa a firma “Demos”, in realtà scritto dal cardinale George Pell (morto nel 2023, dopo le tragiche vicende giudiziarie), in vista di un futuro conclave, che il noto vaticanista Sandro Magister aveva rilanciato nel suo seguitissimo blog “Settimo Cielo”. A tratti molto duro, nei confronti del pontificato di Francesco, ma non solo, rilevando criticità che hanno radici più lontane.

Prima di tutto si sottolinea la «grande confusione» che regna, soprattutto per quel che riguarda temi delicati: «Il sinodo tedesco parla di omosessualità, di donne sacerdote, di comunione per i divorziati. E il papato tace. Il cardinale Hollerich rigetta l’insegnamento cristiano sulla sessualità. E il papato tace. Ciò è doppiamente significativo perché il cardinale è esplicitamente eretico; non usa parole in codice o allusioni. Se il cardinale continuasse senza la correzione romana, ciò rappresenterebbe un’altra più profonda rottura della disciplina, con pochi (o nessuno?) precedenti nella storia». Il pericolo maggiore? «La centralità di Cristo nell’insegnamento si indebolisce; Cristo viene rimosso dal centro. A volte Roma sembra addirittura confusa sull’importanza di uno rigoroso monoteismo, alludendo a un certo concetto più ampio di divinità; non proprio panteismo, ma come una variante del panteismo indù». Altra questione centrale è la situazione finanziaria del Vaticano che «è grave. Negli ultimi dieci anni (almeno) ci sono stati quasi sempre deficit finanziari. Prima del Covid, questi deficit erano di circa 20 milioni di euro all’anno. Negli ultimi tre anni sono stati circa 30-35 milioni di euro all’anno. I problemi datano a prima sia di papa Francesco che di papa Benedetto». Per quel che riguarda il futuro Conclave, si evidenzia che «il collegio dei cardinali è stato indebolito da nomine eccentriche e non è stato più riconvocato dopo il rifiuto delle posizioni del cardinale Kasper nel concistoro del 2014. Molti cardinali sono sconosciuti l’uno all’altro, aggiungendo una nuova dimensione di imprevedibilità al prossimo conclave».

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Viene così tracciato un profilo ideale del futuro pontefice: «Il papa non ha bisogno di essere il miglior evangelizzatore del mondo, né una forza politica. Il successore di Pietro, in quanto capo del collegio dei vescovi, che sono anche i successori degli apostoli, ha un ruolo fondamentale per l’unità e la dottrina. Il nuovo papa deve capire che il segreto della vitalità cristiana e cattolica viene dalla fedeltà agli insegnamenti di Cristo e alle pratiche cattoliche. Non viene dall’adattamento al mondo o dal denaro». I primi compiti del nuovo papa «saranno il ripristino della normalità, il ripristino della chiarezza dottrinale nella fede e nella morale, il ripristino del giusto rispetto del diritto e la garanzia che il primo criterio per la nomina dei vescovi sia l’accettazione della tradizione apostolica. La competenza e la cultura teologica sono un vantaggio, non un ostacolo per tutti i vescovi e soprattutto per gli arcivescovi. Questi sono fondamenti necessari per vivere e predicare il Vangelo».

Altro pericolo che bisogna evitare, sempre secondo il cardinal Pell, è rappresentato dall’idea di «dare autorità dottrinale» ai sinodi nazionali o continentali, un pericolo per l’unità della Chiesa mondiale, «per cui, ad esempio, la Chiesa tedesca ha già ora posizioni dottrinali non condivise da altre Chiese e non compatibili con la tradizione apostolica. Se non ci sarà una correzione romana di simili eresie, la Chiesa si ridurrebbe a una vaga federazione di Chiese locali, con visioni diverse, probabilmente più vicina a un modello anglicano o protestante, rispetto a un modello ortodosso». Bisogna impedire «differenze dottrinali inaccettabili. La moralità dell’attività omosessuale sarà uno di questi punti critici». Altra annotazione sui sacerdoti: «Mentre il giovane clero e i seminaristi sono quasi completamente ortodossi, a volte piuttosto conservatori, il nuovo papa dovrà essere consapevole dei cambiamenti sostanziali apportati alla leadership della Chiesa dal 2013, forse soprattutto in Sud e Centro America. C’è un nuovo balzo nell’avanzata dei protestanti “liberal” nella Chiesa cattolica». Rischio scisma: «È improbabile che uno scisma avvenga a sinistra, dove abitualmente non fanno drammi sulle questioni dottrinali. Uno scisma è più probabile che arrivi da destra ed è sempre possibile quando le tensioni liturgiche sono infiammate e non smorzate». Fondamentale il richiamo forte alla misericordia e all’unità: «Unità nelle cose essenziali. Diversità in quelle non essenziali. Carità in tutto».

La lettura di questo memorandum può essere utile per comprendere le posizioni differenti, le visioni diverse che si incrociano e si contrappongono. Non è un rapporto ufficiale, ovviamente, ma una testimonianza anche delle parti in gioco che si confronteranno nel prossimo Conclave. La cui composizione e geografia è cambiata ed è sottoposta a molte variabili. Sempre meno eurocentrica e più internazionale di sempre, con l’attenzione centrata sulle periferie del mondo. E alcune novità assolute. Per la prima volta uno dei cardinali elettori, infatti, arriverà dall’Iran. Si tratta del francescano belga Dominique Joseph Mathieu, 61 anni, arcivescovo di Teheran-Ispahan dei Latini e creato cardinale proprio da Bergoglio nel 2024. Come il prefetto apostolico di Ulan Bator, in Mongolia, il cardinale Giorgio Marengo. Non avranno invece una rappresentanza alcune grandi diocesi italiane, come quelle di Genova, Palermo, ma soprattutto di Milano e di Venezia, da cui sono giunti diversi importanti pontefici. Ancora non è chiaro se il cardinale Angelo Becciu, al centro di un’inchiesta per truffa e peculato, sarà presente al Conclave. Monsignor Bruni, portavoce della sala stampa vaticana, ieri ha ribadito: «Tutti sono invitati a partecipare sulle congregazioni, sul Conclave si vedrà». Anche il testo di Pell cita il caso Becciu: il prelato sardo non sarebbe stato trattato con giustizia.

In totale i porporati che hanno il diritto di voto - e quindi con meno di 80 anni - sono 135 (sui 252 totali). Di questi l’80%- cioè 108- è stato nominato da Francesco, 22 da Benedetto XVI e ormai solo 5 da Wojtyla. Nell’ultimo Concistoro del 7 dicembre scorso - il decimo del pontificato- Bergoglio ha creato 20 nuovi elettori. I quali, come anche il memorandum di Pell fa comprendere, rappresentano un gruppo tutt’altro che omogeneo, men che meno sulle questioni etiche, morali e del governo della Chiesa. Francesco ha concesso la porpora ad un suo oppositore e critico come il tedesco Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Dottrina della fede con papa Ratzinger. E lo stesso vale per diversi cardinali africani, che soprattutto per i temi etici, ad esempio sull’approccio verso l’omosessualità, non sono certo in linea con quanto si segue in Europa.