A Roma si è aperto il secondo round di negoziati sul dossier nucleare tra Iran e Stati Uniti. Dopo un primo incontro definito “costruttivo”, le delegazioni dei due Paesi si ritrovano nella Capitale, con la mediazione del Sultanato dell’Oman. Tra i protagonisti della giornata il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e l’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff.
Si tratta del secondo confronto diretto di alto livello da quando Washington, nel 2018, ha abbandonato l’accordo sul nucleare iraniano, decisione presa durante la prima presidenza di Donald Trump. Dopo il ritorno alla Casa Bianca, Trump ha ripreso con vigore la strategia della "massima pressione" nei confronti dell’Iran, con cui gli Stati Uniti non hanno rapporti diplomatici dal 1980.
Prima di sedersi al tavolo con gli americani, Araghchi ha incontrato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani presso la Farnesina. In un post pubblicato su X, Tajani ha dichiarato di aver incoraggiato il capo della diplomazia iraniana "a proseguire nel cammino del negoziato contro l'arma nucleare". Il ministro ha anche sottolineato come "Roma diventa Capitale di pace e dialogo", esprimendo l’auspicio del governo italiano che "tutti insieme si possa arrivare ad una soluzione positiva per il Medio Oriente".
Un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri iraniano ha riferito che Araghchi ha "ringraziato per l'organizzazione, in coordinamento con l'Oman, dei colloqui a Roma" e che il confronto con Tajani ha toccato anche "lo stato delle relazioni bilaterali e gli sviluppi internazionali". Nel corso del meeting, Araghchi ha ribadito l’importanza di cogliere questa opportunità per giungere a "un'intesa logica e ragionevole" capace di garantire "i diritti legittimi della Repubblica islamica, revochi le sanzioni crudeli e illegali e tolga ogni dubbio sul programma nucleare pacifico dell'Iran". Per la Repubblica Islamica, aggiunge il comunicato, "l'unico ostacolo alla realizzazione di un Medio Oriente libero da armi nucleari è il regime sionista".
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Immigrazione, dazi, guerra in Ucraina e Joe Biden: il presidente americano Donald Trump ieri è rientrato pi&ugrav...Il governo italiano ha fatto sapere di sperare che l’incontro di oggi, sabato 19 aprile, possa accelerare il processo negoziale, considerato essenziale per la sicurezza nella regione mediorientale. Sulla questione è intervenuto anche il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, citato dall’agenzia Irna: "Le richieste dell'Iran nei colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti, inclusa la rimozione delle sanzioni, sono chiare: tuttavia, date le posizioni contraddittorie assunte da diversi funzionari statunitensi negli ultimi giorni, ci aspettiamo che la parte americana fornisca spiegazioni in merito e rimuova le gravi ambiguità relative alle intenzioni e alla serietà degli Stati Uniti”. Baghaei ha anche ribadito che "l'Iran è determinato a preservare e far valere il suo diritto legale e legittimo all'uso dell'energia nucleare a fini pacifici, nel rispetto degli impegni assunti nel quadro internazionale riconosciuto".
Dalla capitale italiana arriva infine un messaggio forte da Ali Shamkhani, influente consigliere della Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, che ha voluto chiarire l’obiettivo della delegazione iraniana: “La delegazione ha piena autorità per raggiungere un accordo globale”. Secondo quanto riportato da al-Arabiya, Teheran intende ottenere "la revoca delle sanzioni – non il modello Libia/Emirati Arabi Uniti" proposto da Israele. Shamkhani ha rimarcato che l’Iran punta a "evitare le minacce, contenere gli aggressori (come Israele) e facilitare gli investimenti": "Non ci sarà alcun accordo con l'America finché non cesseranno le minacce e Israele non verrà frenato".