Meloni da Trump, tutti i segreti della Casa Bianca

Le stanze, il protocollo, le trappole: la meravigliosa insidia che attende oggi Giorgia Meloni
di Mario Sechigiovedì 17 aprile 2025
Meloni da Trump, tutti i segreti della Casa Bianca
4' di lettura

È una meravigliosa trappola. Compare sulla Pennsylvania Avenue, immacolata, con il suo immenso prato verde, l’hai vista mille volte nei film, riempie le pagine della letteratura e dei libri di storia. È esattamente come la immaginavi, solo che tutto diventa più grande e nello stesso tempo più piccolo, raccolto, ovattato. La carovana d’auto accede all’ala della West Wing, tutto accade rapidamente, il secret service ha già i nomi degli ospiti, raccoglie i telefoni che vanno sotto custodia, il grande momento può cominciare.

La Casa Bianca ha questo nome dal 1901, fu battezzata così dal presidente Theodore Roosevelt, quella che sembra una discreta villa appoggiata sull’erba di Washington in realtà ha 132 stanze, 35 bagni, 6 livelli, 412 porte, 147 finestre, 28 caminetti, 8 scale e 3 ascensori. Ha una cucina capace di servire i pasti a cena per 140 ospiti. Fu incendiata dagli inglesi, ricostruita, sempre rinnovata. E Trump ci ha messo del suo, naturalmente, agghindandola di particolari d’oro, tutto luccica con Donald, il metallo prezioso è la sua idea fissa, basta vedere la Trump Tower a New York. Un vertice con Donald è un viaggio in una terra senza mappe, la sua fama lo precede in tv, Trump è nato sugli schermi di “The Apprentice”, è prima “celebrity” e poi politico. Il presidente in privato è amabile, cordiale, scherza e ha un potere seduttivo che hanno scoperto anche i suoi nemici più accaniti (chiedere a Bill Maher per i dettagli, ne è rimasto stregato), ma quando si accende la telecamera... diventa un’altra persona, scatta nella modalità “you are fired”, sei licenziato.

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Non è possibile compararlo con Joe Biden, Trump non solo è un’altra persona ma è un politico che usa armi retoriche non convenzionali. Non è la prima volta di Giorgia Meloni alla Casa Bianca e questo non è un dettaglio, conosce la scena, quel teatro non gli apparirà come un esordio tra i grandi, e il suo carattere è quello di una professionista della politica, attenta alle sfumature psicologiche, esattamente quello che serve con Trump, per anticiparlo, avvicinarlo, tenerlo a distanza quando serve. Prima dell’incontro, potrebbe esserci un momento di attesa, per la West Wing si va dritti nella Lobby Entrance e da qui nella Roosevelt Room, dove si attende di entrare nello Studio Ovale.

In quel piano della Casa Bianca c’è il team di uomini e donne che guida la nazione più potente del mondo, c’è l’ufficio del vicepresidente JD Vance, quello del capo di gabinetto, la sala stampa. Qualche minuto di attesa e la segretaria del presidente guida gli ospiti, si apre una porta e si entra nella stanza di tutti i presidenti che hanno fatto la storia. Lo Studio Ovale è stato ridecorato à la Trump, ha particolari d’oro anche sul camino, la disposizione dei mobili è quella classica, Trump e Meloni siederanno sulle poltrone di fronte a un tavolino basso, ai lati destro e sinistro, due divani. Non sono certo che, come con Biden, di fronte ai leader ci saranno delle sedie per il resto della delegazione, dove certamente vedremo l’ambasciatrice a Washington Mariangela Zappia, il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio e il consigliere militare, il generale Franco Federici.

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E Patrizia Scurti, la segretaria particolare della premier Meloni. Dettaglio fondamentale: chi ci sarà con Trump? Il giorno dell’epico scazzo con Volodymyr Zelensky erano presenti anche il vicepresidente JD Vance e il segretario di Stato Marco Rubio, caratteri diversamente infiammabili, ma nel caso dell’Italia e di Meloni, due amici, Vance ha chiesto di incontrare Giorgia in Italia domani a Palazzo Chigi; Rubio ha un rapporto ottimo con il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sono dunque due elementi che possono facilitare il dialogo, ma nessuno dei due probabilmente sarà nello Studio Ovale, Vance dovrebbe essere in viaggio per Roma (a meno che non decida di volare in Italia dopo l’incontro alla Casa Bianca) e Rubio oggi sarà a Parigi per un vertice all’Eliseo con Emmanuel Macron.

A dare una mano a Trump e a stabilire un clima favorevole però potrebbe esserci il prossimo ambasciatore in Italia, Tilman Fertitta, era già a Mar -a -Lago durante il blitz in Florida di Meloni, è di origini italiane, ama il nostro Paese e tra i segni particolari annotiamo che è un falco anti -cinese. Qui va detto che la mossa di Meloni di molti mesi fa di non rinnovare l’accordo della Via della Seta con Pechino è stata lungimirante. Nessuno potrà rinfacciare all’Italia di essere l’unico Paese del G7 che ha firmato un memorandum con il Dragone. È proprio questo il punto chiave, la Casa Bianca vuole che gli alleati facciano blocco con gli Stati Uniti contro la Cina, non è l’unico tema in agenda, ce ne sono molti altri (e qualche sorpresa non mancherà) ma da qui passa l’intesa con l’Europa e anche l’impegno con l’Italia.