Immigrazione, dazi, guerra in Ucraina e Joe Biden: il presidente americano Donald Trump ieri è rientrato più carico che mai a Washington dopo il consueto fine settimana nella residenza di Mar-a-lago, in Florida. Una nuova settimana alle porte e una nuova serie di dichiarazioni destinate a sollevare polemiche, tensioni e indicare quella che è la linea della sua prima parte di secondo mandato alla Casa Bianca.
Una sorta di discorso programmatico, fatto di diversi capitoli, tenuto in occasione dell’incontro con il collega di El Salvador, Nayib Bukele. Lo stato dell’America Centrale è una delle principali destinazioni delle espulsioni varate sin dal suo insediamento a gennaio: l’obiettivo è di ristabilire legge e ordine tanto nelle grandi metropoli quanto nei piccoli centri del Paese. «Ho appena chiesto al presidente - sapete, quel gigantesco complesso carcerario che ha costruito? – beh, gli ho chiesto: Puoi costruirne altri, per favore?». Il riferimento è al carcere CECOT, dove sono già finiti dietro le sbarre i componenti di alcune gang (Tren de Aragua o MS-13) e visitato a fine marzo dalla segretaria per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Kristi Noem, che si era fatta riprendere davanti a una cella piena di carcerati. «Abbiamo milioni di persone che non dovrebbero essere in questo Paese e che sono pericolose», ha dichiarato Trump.
Zelensky avverte Trump: "La situazione rischia di degenerare in guerra mondiale"
Nel giorno in cui Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca, parla di un possibile punto di svolta nella gu...Servono allora altri centri detentivi di massima sicurezza dove spedire «tutti quelli che possiamo espellere dal nostro Paese, che abbiamo lasciato entrare a causa dell’incompetente Joe Biden e delle frontiere aperte». L’ex presidente democratico è tornato più volte tra le parole di Trump, specialmente quando si è concentrato sulla politica estera e in particolare sul conflitto in Ucraina, per il quale le responsabilità vanno condivise tra «Putin, numero uno, poi Biden, che non sapeva cosa stesse facendo, e Zelensky».
«Ha iniziato la guerra contro una nazione venti volte più grande», è l’accusa riservata a quest’ultimo. «Quando cominci una guerra devi sapere di poterla vincere», ha rincarato: la «guerra di Biden», che secondo l’inquilino della Casa Bianca si sarebbe potuta evitare abbassando il prezzo del petrolio. «Questa è una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare. Biden avrebbe potuto fermarla e Zelensky avrebbe dovuto fermarla e Putin non avrebbe mai dovuto avviarla: la colpa è di tutti», è la sentenza finale.
A lui, a Trump, spetta così il compito di porre fine a «un campo di sterminio» e di ribadire la forza diplomatica – e non solo – degli Stati Uniti, anche in altri angoli caldi del mondo, come l’Iran. «Deve sbarazzarsi del concetto di arma nucleare», ha sintetizzato il presidente americano. Un altro problema da risolvere, però «è quasi facile»: «Se dobbiamo fare qualcosa di molto duro, lo faremo». Niente sconti agli ayatollah, già presidi mira per tutto il periodo della campagna elettorale e che, in questo lunedì dai toni di comizio per scaldare i cuori del popolo MAGA, non potevano restare esclusi. E niente sconti a partner commerciali, in tema dazi.
«Nessun Paese si salverà per gli ingiusti squilibri commerciali e le barriere non tariffarie che sono state usate contro di noi, soprattutto dalla Cina», aveva ammonito in mattinata prima di approfittare della conferenza stampa nello Studio Ovale per annunciare nuove tariffe su prodotti farmaceutici, semiconduttori e microchip, elementi chiave nell’epoca dello sviluppo e della ricerca sull’intelligenza artificiale.
«L’Unione europea deve venire al tavolo dei negoziati e sta cercando di farlo», ha informato Trump e infatti il commissario al Commercio europeo, Marcos Sefcovic, è in missione a Washington. Resta il nodo da sciogliere per cui l’Europa «non acquista i nostri prodotti», soprattutto «le nostre auto». Un po’ bastone e un po’ carota, tanto che sul settore automobilistico ha ammesso di stare considerando un’esenzione tariffaria a breve termine: «Sto valutando qualcosa per aiutare alcune aziende automobilistiche che si stanno riconvertendo per le parti prodotte in Canada, Messico e altri luoghi e hanno bisogno di un po’ più di tempo». «Le produrranno qui – ha assicurato -, ma hanno bisogno di tempo».
Dazi, Donald Trump: possibile il ribaltone sulle auto
Il presidente americano Donald Trump ha suggerito che potrebbe temporaneamente esentare l'industria automobilistica ...Chi invece cavalca l’onda da subito è il colosso hi-tech Nvidia, il quale ha annunciato la scelta di produrre interamente in Texas i suoi supercomputer di intelligenza artificiale: investimento-monstre di 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. «Siamo la più grande potenza economica al mondo, ma se non siamo intelligenti faremo molto male al nostro Paese»: come ha dimostrato la gestione di Biden, responsabile di «aver perso con la Cina migliaia di miliardi di dollari nel commercio, e lui ha permesso che ci fregassero». «E sapete una cosa?», ha chiesto ai giornalisti presenti, «Io non do la colpa alla Cina. Non do la colpa al presidente Xi. Mi piace. Io piaccio a lui». Un fiume in piena, ed era solo il primo giorno della settimana lavorativa. «A proposito», ha comunicato, «ho sostenuto l’esame cognitivo durante la mia ultima visita medica e ho ottenuto il punteggio più alto. Uno dei dottori ha detto: non ho mai visto nessuno ottenere un punteggio così alto». Come a voler mettere in guardia i rivali che lui ha tutto sotto controllo.