Nel giorno in cui Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca, parla di un possibile punto di svolta nella guerra in Ucraina, Volodymyr Zelensky si appella a Donald Trump. Per gli Usa Putin è pronto a raggiungere una "pace permanente", ma l'omologo ucraino non ci sta. Zelensky, dal canto suo, ha risposto con fermezza, intervenendo in un’intervista alla CBS: "Se non siamo fermi, lui avanzerà ulteriormente. La minaccia è reale. L'obiettivo finale è far rivivere l’impero russo. La situazione potrebbe degenerare in una guerra mondiale". Parole arrivate poco dopo la strage di Sumy, in cui un attacco russo ha causato 34 morti, tra cui anche bambini.
Il destinatario del messaggio è chiaro. Il capo della Casa Bianca aveva infatti sollevato il polverone a causa di alcune sue dichiarazioni sul conflitto. Durante un incontro nello Studio Ovale con il presidente salvadoregno Nayib Bukele, il tycoon aveva lanciato un'accusa diretta a Kiev per l’invasione russa, affermando: "L'errore è stato lasciar scoppiare la guerra. Mai iniziare una guerra con qualcuno che è 20 volte più grande".
Un’affermazione che aveva immediatamente sollevato polemiche e che, poco dopo, lo stesso Trump aveva cercato di riformulare: "Alcune proposte per fermare la guerra in Ucraina arriveranno presto", ha annunciato tentando di spostare l’attenzione verso una possibile iniziativa diplomatica. Ecco allora che aveva attribuito la responsabilità dell’attuale conflitto a tutti gli attori coinvolti, zar incluso.
"Questa è una guerra - aveva infine concluso - che non avrebbe mai dovuto iniziare. Biden non è riuscito a fermarla e Zelensky avrebbe potuto farlo. E Putin non avrebbe mai dovuto iniziarla. La colpa è di tutti. Putin, e tutti gli altri, rispettavano il vostro presidente. Non ho nulla a che vedere con questa guerra, ma sto lavorando diligentemente per fermare la morte e la distruzione. Dobbiamo fermare la guerra rapidamente".