Pietro Batacchi, Ucraina: "Perché la guerra durerà ancora a lungo"

Il direttore di Rivista Italiana Difesa Pietro Batacchi: "Il cessate al fuoco è lontano. E tra Mosca e Kiev nessuno cederà"
di Mirko Moltenilunedì 14 aprile 2025
Pietro Batacchi, Ucraina: "Perché la guerra durerà ancora a lungo"
3' di lettura

Nonostante le aperture diplomatiche fra Stati Uniti e Russia, una rapida fine della guerra russo-ucraina sembra al momento ancora fuori questione. Ne è convinto, in particolare, Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa, che abbiamo intervistato.

L’attacco missilistico russo di oggi (ieri per chi legge, ndr) a Sumy è una conferma della pressione crescente su questa regione dell'Ucraina? 
«È un atto da condannare, non è la prima volta che le truppe di Mosca bombardano aree civili, anche se non possiamo dire se dovuto eventualmente a un errore di intelligence. Di certo i russi attaccano la regione di Sumy dopo aver preso la spinta dalla controffensiva che ha espulso le truppe ucraine da quasi tutta la regione russa di Kursk. E lo scopo, dichiarato anche da Putin, è creare un cordone di sicurezza lungo la frontiera russa per impedire le incursioni ucraine oltre confine, come accade in piccola scala nell’area di Belgorod, ma anche allontanare la minaccia dell'artiglieria e dei razzi campali ucraini che battono i villaggi russi di confine».
Come vanno le operazioni militari negli ultimi giorni? 
«I russi hanno ripreso l’iniziativa in vari settori del Donbass, anche se molto lentamente poiché siamo nella stagione più sfavorevole ai movimenti degli eserciti, la stagione della “rasputiza”, il fango del disgelo delle pianure dell'Est. I russi hanno aumentato la pressione su Pokrovsk, nell’area a Ovest di Kurakhove e Velikaya Novosilka».

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A Pokrovsk, in particolare, i russi abbozzano una sorta di tenaglia da Sud, ma faticano ad avanzare. Quanto sono forti le difese ucraine nell'area? 
«I russi mirano a completare la conquista dei 4 “oblast” di Zaporizhzhia, Kherson, Donetsk e Lugansk. In tale quadro, Pokrovsk è fra i punti nodali del Donetsk, ma è una zona che è stata molto fortificata dagli ucraini, con trinceramenti e campi minati, poiché in realtà vi si combatte fin dal 2014, dalla ribellione dei filorussi del Donbass contro il governo di Kiev. In tale quadro, i russi attuano la loro tradizionale guerra d’attrito, per logorare l’avversario sul lungo periodo».
Ma le trattative fra USA e Russia, su cui sta puntando il presidente Trump, non riusciranno a fermare i combattimenti? 
«Alle trattative io non credo molto. Non vedo una reale volontà di un cessate il fuoco da nessuna delle due parti. Non lo vuole Putin che mira a quei territori e nemmeno Zelensky, che è in una posizione molto delicata poiché non può dire ai suoi cittadini “fermiamoci qui” abbandonando territori economicamente importanti».

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E la minaccia di Trump di nuove sanzioni USA alla Russia se mancasse una tregua entro fine aprile? 
«Trump vuole assolutamente passare per il pacificatore, colui che porrà fine al conflitto, come più volte ha rimarcato. Le sanzioni indubbiamente hanno danneggiato la Russia, e gli USA potrebbero aggiungerne di nuove a quelle che non hanno mai tolto finora, ma tre annidi sforzo bellico dimostrano quanto i russi siano determinati. Sono scettico su una fine del conflitto a breve, nell’arco dei prossimi mesi. C’è chi evoca anche una tregua entro il 9 maggio, la ricorrenza russa della vittoria del 1945 sulla Germania, ma non ci credo. Sia per Mosca, sia per Kiev, la posta è troppo alta. Per i russi la lotta ha assunto un significato storico e strategico legato alla propria autopercezione geopolitica. L’Ucraina si gioca la sua integrità e indipendenza. E inoltre Zelensky deve resistere per salvare il suo futuro politico, vedendo stagliarsi avversari interni come il generale Zaluzhny e l’ex-presidente Poroshenko».

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Potrà davvero l’Europa subentrare agli Stati Uniti nel fornire il sostegno principale all'Ucraina? Ci vorrà molto tempo per espandere la base industriale europea degli armamenti... 
«L’Europa non potrà sperare di offrire agli ucraini un supporto militare paragonabile a quello americano né nel breve, né nel medio periodo. Mancano volumi produttivi e anche capacità in ricognizione, elettronica e spaziale, e intelligence. Zelensky lo sa ed è per questo che ha deciso di ricucire con l’America dopo lo strappo verificatosi oltre un mese fa. Quanto alla coalizione dei volenterosi, mi sembra un'iniziativa ballerina. Dietro inglesi e francesi, e senza gli italiani, che fin dall'impegno in Afghanistan si sono dimostrati abili, vedo ben poco».