La sfida tra L'Aquila e il Dragone

E il quarto giorno Trump creò la grande muraglia dei dazi. Non è la Genesi, ma la cronaca della guerra commerciale degli Stati Uniti d’America contro il resto del mondo
di Mario Sechimercoledì 9 aprile 2025
La sfida tra L'Aquila e il Dragone
4' di lettura

E il quarto giorno Trump creò la grande muraglia dei dazi. Non è la Genesi, ma la cronaca della guerra commerciale degli Stati Uniti d’America contro il resto del mondo. La Cina è il grande avversario, la sfida è tra il Dragone e l’Aquila. I container che trasportano le merci da Oriente a Occidente sono i nuovi eserciti, le navi sono i pezzi più importanti che si muovono sulla scacchiera. Wall Street come un sismografo registra le scosse, tutte le altre Borse seguono in un ciclo orario che comincia la notte sulle piazze di Tokyo e Shanghai, apre la mattina a Londra e Francoforte, chiude nel palazzo del «Big Board» a New York. Ieri altra giornata ricca di sorprese: recupero a razzo con l’indice Dow Jones che guadagna 1461 punti, poi annuncio della Casa Bianca sui dazi alla Cina e chiusura in rosso fuoco. Che succede?

1) Trump è lo sceneggiatore che l’élite continua a non prendere sul serio. Lo sottovalutarono nel 2016, continuano a farlo anche oggi. La decisione del Presidente di portare all’estremo la guerra dei dazi contro Pechino (siamo al 104%) certifica che alla Casa Bianca in questo momento non sono interessati a cosa fa e pensa Wall Street, Trump sta separando i fatti dell’economia reale dai sussulti dei mercati finanziari. Il suo annuncio ha depresso il formidabile rimbalzo dei corsi azionari di ieri, la Casa Bianca punta dritto contro Xi Jinping, Trump non ha l’obiettivo di creare un’altra “bolla” finanziaria, sta pensando agli ingranaggi fondamentali del commercio, cerca di rivoluzionarne il paradigma. È pericoloso? Certo che lo è, ma lo è forse di più lasciar correre il debito federale e il debito privato, la crisi della manifattura e la diseguaglianza. Ancora una volta, bisogna chiedersi qual è la strategia che ispira le mosse di Trump.

2) La Cina è il grande problema della bilancia commerciale americana. Pechino ha invaso il mercato statunitense con merci di alta e bassa qualità, manifattura ad elevato contenuto tecnologico e prodotti di largo consumo. Il deficit commerciale di Washington con Pechino nel 2024 è stato pari a 295 miliardi di dollari. Una cifra mostruosa che nessun presidente americano è riuscito a contenere.

3) Nella prima fase della globalizzazione, con Ronald Reagan e Margaret Thatcher, l’Occidente pensò di inoculare il capitalismo in Cina come un virus.
La speranza era quella di provocare un cortocircuito nel comunismo, grazie alla circolazione del capitale e all’assenza totale di libertà. «Prima o poi falliranno» dicevano gli analisti. Presto quel detto si è trasformato in un’altra frase: «La Cina fallisce nel fallire». Il capolavoro di Deng Xiaoping fu quello di convincere il mondo libero a restituire il territorio di Hong Kong e aprire a Pechino le porte del WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, un evento al quale i critici della globalizzazione attribuiscono un significato nefasto. Secondo loro, da qui partono i problemi della manifattura americana.

4) La Cina è anche un importante mercato per le esportazioni americane, ma la dipendenza degli Stati Uniti da Pechino e diventata sempre più stretta, fino ad apparire come una catena. Lo shock è arrivato con la crisi del Covid, la chiusura delle frontiere e la svolta “autarchica” ordinata da Xi Jinping. In quel momento, con le forniture di materiali strategici bloccate, l’assenza di prodotti fondamentali per l’agricoltura e la chimica, di componenti per l’industria automobilistica, è comparso come uno spettro il pericolo imminente. Il segretario al Tesoro Scott Bessent, ha definito quel momento drammatico come un «Beta Test» per l’America, una «minaccia per la sicurezza nazionale». Non è solo dunque un problema di partita doppia, dare e avere, profitto e perdita, l’obiettivo è quello di provare a separare i destini dell’America da quelli della Cina. Chimera? Provate a immaginare una nazione di 340 milioni di persone, la prima potenza industriale, rischiare il blocco delle forniture strategiche e lo spegnimento della sua macchina economica (e militare) in caso di guerra, di shock globale da pandemia o da crisi climatica. Questo è il vero scenario a cui guardano gli analisti delle agenzie di intelligence e del Pentagono.

5) Scott Bessent è una colomba rispetto al falco Peter Navarro. Il Financial Times ha pubblicato un suo commento tagliente come la spada di un samurai. Navarro sostiene che «per decenni, sotto le regole inique dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, gli Stati Uniti hanno dovuto subire dazi sistematicamente più alti da parte dei loro principali partner commerciali e barriere non tariffarie molto più punitive. Il risultato è un’emergenza nazionale che minaccia la nostra prosperità economica e la nostra sicurezza nazionale». Emerge, di nuovo, il tema della sicurezza nazionale che, attenzione, è il motivo dell’azione di Trump sul piano giuridico. Per Navarro è giunto il momento di premere il tasto “reset” sulle regole del commercio mondiale.
Come il Presidente Trump, come il segretario al Tesoro Bessent, anche Navarro va preso sul serio.

6) Cosa accadrà nei prossimi giorni?
Scontro frontale e negoziato, guerra e pace. La strategia di Trump non è così misteriosa come viene descritta dai suoi critici. È passata quasi inosservata una mossa della Casa Bianca che riguarda un settore di primaria importanza per gli Stati Uniti: l’acciaio.
Trump ha autorizzato a trattare con i giapponesi della Nippon Steel per la cessione della US Steel, un simbolo dell’America, un elemento chiave della narrazione del partito Maga contro gli eccessi della globalizzazione. Il segretario al Tesoro Bessent ha annunciato l’operazione e, contemporaneamente, è partito anche un altro negoziato per regolare la partita dei dazi tra Tokyo e Washington. Eccolo qui, lo scenario più grande, la saldatura tra gli Stati Uniti e il suo alleato naturale nel Pacifico, il Giappone. È la storia che fa andata e ritorno, tutto finisce e tutto comincia dal 1945, è la costruzione di un nuovo ordine mondiale.