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Dazi, ecco chi si mette in coda per trattare con Donald Trump

di Benedetta Vitetta lunedì 7 aprile 2025

3' di lettura

«Non c’è alcuna ragione per aspettarsi una recessione negli Stati Uniti dopo il recente annuncio sui dazi del presidente Trump». Così ieri il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha spiegato che «venerdì scorso abbiamo visto dal numero di posti di lavoro, ben al di sopra delle aspettative, che stiamo andando avanti» ha sottolineato Bessent, che ha pure minimizzato il recente crollo delle Borse, definendolo solo «una reazione nel breve periodo».

Ammettendo di dar fiducia alle previsioni del segretario al Tesoro, i mercati finanziari che stamane riaprono le contrattazioni restano tutti ancora col fiato sospeso, intimoriti sia dal fatto che la guerra commerciale innescata dai dazi imposti dalla Casa Bianca possa travolgere l’economia globale facendola precipitare in una recessione che riporterebbe indietro le lancette dell’orologio a diversi anni. Ritornando in una situazione del tutto simile a quella del 2008 col tracollo di Lehman Brothers o del terremoto del 2020 innescatosi con l’avvio della pandemia.

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Per questo le principali piazze finanziarie temono che quella che oggi si apre sarà un’altra settimana di vera e propria passione. Secondo alcuni esperti, oggi potremmo persino assistere a un “rimbalzo del gatto morto”, ovvero potremmo vedere una breve risalita di qualche titolo prima di continuare a perdere terreno in un trend al ribasso - dopo che tra giovedì e venerdì scorso dall’Asia all’Europa e passando pure negli States sono stati bruciati miliardi e miliardi di dollari. E se nel Vecchio Continente sono andati in fumo circa 2mila miliardi, a Wall Streeet son stati bruciati 5mila mld.

Tra le peggiori performance, manco a dirlo, Piazza Affari col Ftse Mib che ha lasciato sul terreno il 3,6 e il 6,5% arrivando a cedere nell’ultima giornata della settimana oltre il 7 per cento. E anche questa settimana sarà contrassegnata dall’incertezza e dallo scetticismo. E a dar ragione a queste previsioni, ieri è arrivata la performance della Borsa saudita (aperta pure di domenica, ndr) che ha archiviato la seduta in calo del 6,8%, facendo registrare il peggior calo dai tempi del Covid. Tre i possibili scenari che potremmo vedere sui mercati: un passo indietro da parte di Trump, che il presidente prosegua per la sua strada oppure che si arrivi alle vie legali tra l’amministrazione Usa e i tribunali sulla questione delle tariffe. Ma la speranza dei più è che si possano aprire dei negoziati tra Trump e il resto del mondo per trovare un’intesa buona per tutti.

Già più di 50 Paesi hanno contattato nelle ultime ore il presidente Usa per avviare un negoziato. Ma per ora la strada del dialogo per una de-escalation- a partire da quella tra Usa e Uesembra difficile e molto tortuosa. E soprattutto lunga: quindi dovremo fare i conti con un periodo di altissima volatilità. Tempo nel quale muoversi - se non si hanno competenze giuste e molta freddezza - sarà davvero complicato. Un lasso temporale che non può che nuocere all’economia e alla crescita mondiale, con le probabilità di stagnazione, se non di vera recessione planetaria. Come detto, per uscire il più in fretta possibile da questa impasse «oltre 50 Paesi hanno già contattato il presidente per iniziare una negoziazione».

Così ieri il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, per cui queste Nazioni «lo stanno facendo perché capiscono di dover sopportare» gran parte del peso dei dazi. Ieri c’è stata una telefonata tra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, e il primo ministro britannico, Keir Starmer. Von der Leyen ha espresso la propria «profonda preoccupazione» per i dazi che «rappresentano un punto di svolta importante per gli Usa». La Ue «ha poi ribadito l’impegno nei negoziati con gli Usa, chiarendo che è pronta a difendere i propri interessi attraverso contromisure proporzionate, se necessario».

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