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Donald Trump ha tagliato Conte e Schlein fuori dalla storia

I leader della sinistra? Due ombre che corrono verso il nulla: il gioco è a destra
di Mario Sechi domenica 6 aprile 2025

2' di lettura

In meno di 4 mesi la storia ha subito un’impressionante accelerazione: il 20 gennaio Donald Trump torna alla Casa Bianca e chiude per sempre la fase politica dem che era cominciata con Obama nel 2008; il 18 marzo Trump parla al telefono con Putin e apre un difficile negoziato per la tregua in Ucraina; il 2 aprile arriva il “Liberation Day”, il giorno dei dazi per tutti. Sono i tre volta pagina del romanzo contemporaneo: l’inizio di un nuovo ciclo della storia americana; il ridimensionamento dell’impegno del Pentagono in Europa; il tentativo di re-ingegnerizzare la macchina del commercio mondiale. 

In questo scenario, la premier Giorgia Meloni incontra Trump a Mar a Lago prima del suo insediamento e avvia un dialogo diretto con la Casa Bianca; il ministro degli Esteri Antonio Tajani incontra il segretario di Stato Marco Rubio consolidando la collaborazione tra la Farnesina e Foggy Bottom; il leader della Lega, Matteo Salvini, parla con il vicepresidente JD Vance e ospita Elon Musk in collegamento al Congresso del partito che si celebra a Firenze. La destra italiana fa parte dell’ondata conservatrice che sta plasmando il presente. Cosa fa la sinistra? Non tocca palla, è incapace di leggere la mappa del nuovo mondo che rifiuta i loro dogmi. I comunisti italiani furono sepolti dal crollo del Muro di Berlino (1989) e dalla fine dell’impero sovietico (1991), ma reagirono con l’istinto di sopravvivenza e si misero sulla scia della globalizzazione di Bill Clinton e Tony Blair, coppia che seguiva le linee della straordinaria fase conservatrice dei mercati aperti e dell’avanzata delle democrazie, quella di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Storia finita, siamo in piena regionalizzazione del commercio mondiale. Oggi qual è la cultura dell’opposizione? La loro bancarotta ideologica è esposta nello spettacolo delle due piazze quella per l’Europa di Ventotene e l’altra per la pace - dove il palcoscenico è pieno e vuoto.

Pieno di confusione e vuoto di programmi, colmo di utopie e deserto di significato. Elly Schlein e Giuseppe Conte sono divisi su tutto e uniti nel caos dei loro pensieri su come (non) va il mondo. Idem odiano Trump, per loro è il nuovo fascismo, mentre i pentastellati lo guardano con la nostalgia di «Giuseppi»; sull’Ucraina si dividono in Parlamento, ma entrambi sono prigionieri dei tabù pacifisti; sulla crisi economica europea e i dazi, sono superati da Trump nella critica ai danni della globalizzazione e così tifano per il crollo dei mercati e la crisi, sperando di trarne un vantaggio. Oggi si dirà che Conte ieri ha vinto in piazza contro Schlein, la realtà è che sono due ombre travolte dalla storia che corrono verso il nulla. Il gioco è a destra.

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