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Marine Le Pen, quando il fascismo non basta ci pensano i giudici

Le toghe francesi provano a fermare Rassemblement National: una storia triste e già vista
di Annalisa Terranova martedì 1 aprile 2025

3' di lettura

La spallata giudiziaria resta la soluzione finale contro l’avversario politico più temibile. Il simbolo di questo sistema liquidato rio è oggi Marine le Pen, già molte volte penalizzata dal sistema elettorale francese a dispetto dei sondaggi e dei consensi degli elettori che hanno consacrato il Rassemblement primo partito di Francia.

Il percorso di Marine, o meglio la sua evoluzione, parte nel 2011, quando prende le redini del Front National e, rompendo col padre Jean Marie, trasforma il lepenismo epurandolo dagli estremismi tipici di una destra nostalgica del colonialismo e non priva di venature antisemite.

Alle Presidenziali del 2012, Marine si candida e arriva terza. Diventail personaggio da demonizzare e contro il quale organizzare la solita “union sacrée” antifascista. Nel 2017 la presidente del Fn arriva al ballottaggio, lo stesso era accaduto con il padre nel 2002 ma quindici anni dopo la situazione è del tutto mutata: il “cordone sanitario” è sempre meno convincente e l’opera di dé-diabolisation fa breccia in un elettorato, soprattutto operai, che vuole risposte su sicurezza, inflazione, precarietà. Al congresso del 2018 il Front national cambia nome e diventa Rassemblemen National. Marine punta sull’orgoglio nazionale, dichiara che il nuovo partito è post-idoelogico, che mira a combattere i vizi dell’ultraliberismo e dell’europeismo e sentenzia: «Il pericolo fascista è una favola per bambini e per qualche intellettuale di sinistra parigino». La nuova strategia funziona: si parla delle banlieue in fiamme, del terrorismo islamico, degli immigrati clandestini.

Nel 2019 Marine è affiancata dal giovanissimo italo-francese Jordan Bardella che a soli 23 anni guiderà la delegazione del Rn in Europa. Nel 2022 diventa ufficialmente il leader del partito che sotto la sua guida, alle ultime europee, ha ottenuto il doppio dei voti dell’alleanza centrista di Macron, spingendo il capo dell’Eliseo ad annunciare in televisione che avrebbe sciolto il Parlamento e indetto elezioni anticipate.

I NUMERI DEL SUCCESSO

Il voto dello scorso 7 luglio ha bloccato l’ingresso del Rassemblement al governo ma ha anche certificato che la Francia è ingovernabile e Macron è in piena fase di tramonto. Nonostante ciò la sinistra, non solo francese, ha acceso i fuochi d’artificio. Rendendosi ridicola come dimostrano i numeri. Nel 2017 il Rn aveva solo 6 deputati all’Assemblée nationale. Alle legislative del 2022 aveva fatto un salto a 89 deputati. Lo scorso 7 luglio ne ha ottenuti 143, il che è tutto il contrario di una sconfitta. Insomma i consensi crescono, ma il sistema maggioritario a doppio turno – come ha osservato il filosofo della nuova destra Alain de Benoist – «autorizza tutta una serie di trattative e di mercanteggiamenti fra i due turni che hanno la strana caratteristica di non favorire i vincenti del primo turno ma la coalizione dei perdenti». Dicono che la destra di Marine le Pen è populista? Così commenta lo scrittore Houellebecq: «Quando sento qualcuno evocare il populismo so che in fondo quella persona è contraria alla democrazia. La parola populismo è stata inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto, populista. Sì, penso di essere populista. Voglio che il popolo decida su tutti gli argomenti».

Era più che concreto il pericolo che la propaganda che dipinge il Rn come la “versione moderna dell’Apocalisse” risultasse fallimentare alle prossime presidenziali del 2027. In questo clima è arrivato il soccorso giudiziario che dichiara ineleggibile Marine le Pen. Si tratta, come analizza il direttore dell'autorevole Istituto francese del sondaggio di opinione (Ifop), Frederic Dabi, di «un evento molto, molto forte, inaudito, senza precedenti».

Avremo una “piazza Taksim” anche in Francia? Il Csm francese ha già messo le mani avanti esprimendo la sua «preoccupazione per le reazioni virulente» della destra ritenendole «suscettibili di minare seriamente l'indipendenza della magistratura». Un copione scontato che si presta a più di un’analogia con lo scenario italiano.

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