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Usa-Filippine, manovre congiunte contro la Cina: cosa sta succedendo

di Mirko Molteni venerdì 28 marzo 2025

3' di lettura

Le trattative USA-Russia confermano che il presidente americano Donald Trump intende disinnescare la tensione in Europa per concentrare risorse militari nell'Oceano Pacifico, contro il vero sfidante di Washington, la Cina.
Il segretario alla Difesa USA Pete Hegseth ha iniziato martedì 25 marzo un'ispezione nelle piazzeforti americane della regione, cominciando dalla base di Camp H.M. Smith, nelle Hawaii, che ospita il Comando militare USA del Pacifico. Ha proseguito per l'isola di Guam, le Filippine e il Giappone.

In particolare, nelle Filippine, dove Hegseth sarà oggi e domani, gli Stati Uniti hanno iniziato da lunedì esercitazioni congiunte con le truppe di Manila, mentre il Wall Street Journal segnalava che la Cina «è pronta al blocco di Taiwan», l'isola di cui Pechino minaccia da anni l'invasione mandando navi e aerei presso i suoi lidi. Il rischio è che «la Cina decida di passare senza preavviso dalle esercitazioni alla guerra», con gravi ricadute poiché «un blocco cinese di Taiwan causerebbe una crisi globale». Per il WSJ il concentramento di forze cinesi assicura un accerchiamento dell'isola «su base quotidiana».

Il potenziale aereo cinese contro Taiwan vanta 1900 caccia e 500 bombardieri, più 3000 missili a breve e medio raggio. Per sbarrare la rotta a ogni nave da e per l'isola basta una frazione delle 370 navi da guerra di Pechino, fra cui 59 sottomarini e 2 portaerei. Il blocco sarebbe condito da cyberattacchi ai computer di Taipei e dal taglio dei cavi sottomarini a fibre ottiche. Il South China Morning Post ha riportato lunedì che la Marina Cinese ha presentato un nuovo dispositivo per «tranciare i più robusti cavi di telecomunicazioni sottomarini», fino a profondità di 4000 metri.

L'apparato, sviluppato dall'istituto China Ship Scientific Research Centre, può essere montato sui batiscafi cinesi abissali Fendouzhe, con equipaggio di 3 uomini, e sui droni subacquei Haidou. A scoraggiare i cinesi, ecco le nuove manovre militari Washington-Manila, per totali 5000 soldati, che dureranno 3 settimane. Le Filippine da tempo denunciano lo sconfinamento di navi cinesi tra le isolette di frontiera. Il vicecapo di stato maggiore dell'US Army nel Pacifico, generale Jeffrey Van Antwerp, ha spiegato che durante le manovre «non verranno fatte prove di fuoco del lanciamissili Typhon», che nel 2024 era stato schierato sperimentalmente sull'isola di Luzon, e che l'esercito filippino vorrebbe comprare.

Il Typhon può lanciare sia missili antiaerei SM-6 sia missili da crociera Tomahawk con gittata di 1600 km e gli americani per ora non vogliono aumentare la tensione. Trump ha affermato: «Non vogliamo una guerra con la Cina, ma siamo preparati». Le manovre attuali preludono a un'esercitazione più grande, la Balikatan, che si terrà dal 21 aprile al 9 maggio e impegnerà, sempre nelle Filippine, 10.000 soldati USA, più 6000 soldati di Filippine, Australia e Giappone, nonché piccole rappresentanze di Canada, Gran Bretagna, Francia e Sud Corea. Le Filippine hanno comprato armi israeliane come il sistema antiaereo Spyder e il missile navale Spike, entrambi della Rafael, il missile sudcoreano C-Star e quello francese Mistral-3. La Cina, dal canto suo, ha iniziato mercoledì manovre marittime insieme all'amica Thailandia, con 11 navi, che si svolgeranno fino al 2 aprile al largo del Guangdong con tema «antiterrorismo, attacco marittimo e guerra subacquea». E lo chiamano Oceano “Pacifico”.

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