Dazi, Donald Trump verso la retromarcia? Ecco chi si può salvare

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lunedì 24 marzo 2025
Dazi, Donald Trump verso la retromarcia? Ecco chi si può salvare
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Si avvicina il 2 aprile, il giorno della "liberazione degli Stati Uniti", così come proclamato da Donald Trump. E in vista della data cresce l'attesa: il 2 aprile l’amministrazione americana dovrebbe varare i nuovi dazi su alcuni Paesi, una decisione che, pur rimanendo fedele al principio dell’"America First", appare meno radicale rispetto alle minacce iniziali di una politica tariffaria totalizzante. L’attenzione si concentra ora su un piano più calibrato, che potrebbe ridurre l’impatto rispetto alle preoccupazioni iniziali.

Il dibattito sulle nuove tariffe è stato intenso, sia per le ripercussioni economiche sui settori coinvolti, sia per le reazioni che potrebbero scatenarsi tra i partner commerciali degli Stati Uniti. In un primo momento, l’annuncio di Trump aveva alimentato timori di una stretta doganale su vasta scala, con tariffe del 25% su numerosi beni importati da nazioni accusate di squilibri commerciali con Washington.

Negli ultimi giorni, però, il presidente ha lasciato intravedere una possibile modifica della strategia, adottando un approccio più selettivo. L’applicazione dei dazi potrebbe essere limitata a specifiche categorie di prodotti e a un numero ristretto di Paesi. Le borse hanno reagito positivamente: Wall Street ha aperto in rialzo e il Nasdaq ha registrato un incremento superiore al 2%, mentre i mercati europei si mantengono stabili.

Secondo fonti come il Wall Street Journal e Bloomberg, l’amministrazione Trump starebbe focalizzando le misure sui Paesi con cui gli Stati Uniti registrano un persistente disavanzo commerciale, il cosiddetto "dirty 15". Gli "sporchi 15", secondo l’iconico linguaggio di Trump, includono potenze economiche come Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Messico, Canada e l’Unione Europea. Tuttavia, alcune categorie di beni potrebbero essere escluse dalle nuove tariffe, in particolare settori chiave come automobili, farmaci e semiconduttori. Per questi comparti, le restrizioni potrebbero non scattare immediatamente, attenuando così le preoccupazioni di aziende e investitori.

Un’ulteriore conferma della natura selettiva dei dazi è arrivata direttamente dal presidente Trump, che su Truth Social ha annunciato: "qualsiasi Paese che acquisterà petrolio o gas dal Venezuela dovrà pagare una tariffa del 25% nei suoi scambi con gli Stati Uniti". Questa dichiarazione segna un ulteriore passo verso un’applicazione più mirata delle misure protezionistiche, pur lasciando ancora incertezze sulla loro effettiva portata.

Fino a questo momento, la Casa Bianca ha individuato diversi settori come particolarmente esposti ai nuovi dazi, tra cui l’industria automobilistica, farmaceutica e dei semiconduttori. In particolare, i produttori di automobili hanno espresso timori per l’impatto di potenziali dazi su più fronti, con il rischio di un aumento dei costi di produzione e, di conseguenza, dei prezzi al consumo. Anche se i dazi sui veicoli importati potrebbero non essere annunciati il 2 aprile, il settore resta in attesa, consapevole che la questione potrebbe essere ripresa in un secondo momento. La strategia di Trump, almeno per ora, sembra privilegiare la flessibilità, lasciando aperta la possibilità di ulteriori sviluppi nei prossimi mesi.