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Groenlandia nel caos, assedio al consolato Usa: la tensione sale alle stelle

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La grande paura, ovvero Donald Trump. Centinaia di persone in Groenlandia sono scese in piazza sabato per manifestare contro le mire del presidente degli Stati Uniti, che ha nuovamente espresso l'intenzione di prendere il controllo della loro isola. La protesta, partita dalla capitale Nuuk e diffusasi in altre città, ha visto sventolare le bandiere nazionali e innalzare cartelli con slogan inequivocabili: "Rispettate la sovranità della Groenlandia", "Non siamo in vendita" e "Fate andare via l'America", un chiaro riferimento al celebre motto trumpiano "Make America Great Again". I manifestanti si sono raccolti davanti al consolato degli Usa.

Le manifestazioni contro le voci sull'annessione hanno assunto un significato ancora più forte alla luce dei recenti risultati elettorali. Il partito Demokraatit, di centro-destra, ha ottenuto la vittoria nelle elezioni parlamentari di questa settimana, portando il suo leader Jens-Frederik Nielsen a un ruolo di primo piano nella politica locale. Nielsen, insieme al primo ministro uscente Mute B. Egede, ha guidato il corteo fino al consolato statunitense alla periferia di Nuuk, in un gesto simbolico di opposizione alle ambizioni di Washington.

 

L’interesse degli Stati Uniti per la Groenlandia non è nuovo. Nel 2019, ai tempi della prima presidenza, Trump aveva già fatto rumore dichiarando apertamente di voler acquistare l’isola, provocando una reazione indignata da parte del governo locale e della Danimarca, da cui la Groenlandia dipende per la politica estera e la difesa. Più di recente, l’ex presidente ha rilanciato l’idea di un’"annessione" dell’isola artica, sottolineandone il valore strategico per gli Usa in un’epoca di crescenti tensioni geopolitiche tra Occidente e Russia.

 

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