
Donald Trump, ma quale "fascismo": anche i dem Usa hanno votato per lui

Da questa parte dell’oceano, dove manifestiamo a favore dell’entità più pachidermica e inefficace della storia delle istituzioni (leggi Unione Europea), continuiamo a perdere di vista il senso prettamente americano dell’operato di Trump. Detto coni toni spicci che potrebbero risuonare in qualche bar dell’America profonda (quella che non si involve mai in contrizioni politicamente corrette, ma mantiene sempre un fiuto di base libertario): The Donald e la sua amministrazione sono stati eletti per fare le cose, e le fanno. È il pragmatismo (corrente che peraltro rappresenta il principale contributo statunitense alla filosofia del ‘900) la bussola per interpretare i principali avanzamenti dell’agenda-Trump. Che sono anzitutto avanzamenti sul fronte interno, il fronte su cui sono state vinte le elezioni contro la politica parasocialista, tutta sussidi&ideologia, dei dem.
Ecco allora il triplo colpo rappresentato dall’approvazione della legge di bilancio che finanzia le attività federali fino al 30 settembre. L’esito anzitutto evita formalmente lo shutdown, il blocco dei servizi pubblici non essenziali. Dopodiché, spacca il Partito Democratico: il loro leader in Senato Chuck Schumer ha deciso di mettere da parte l’ostruzionismo di minoranza, il cosiddetto “filibuster”. L’ala sinistra dei dem ora assedia la leadership di Schumer, che da parte sua sostiene di avere “evitato un regalo a Trump” e soprattutto alla scure iperliberista di Musk, che con lo shutdown alle porte avrebbe potuto abbattersi ancora più duramente sulle agenzie pubbliche. Il contenuto della legge, in ogni caso, è un sunto dell’agenda Trump-Musk: sono previsti tagli per 13 miliardi di dollari in tutti i settori dell’apparato federale, tranne che nella difesa, dove viceversa spicca un incremento di spesa di 6 miliardi. Affamare la Bestia ma rifare grande l’America: sono le due parole d’ordine che rimbombano da quei bar sparpagliati in tutte le strade d’America, e che hanno (re)issato il tycoon alla Casa Bianca.
Ma venerdì notte, al Kennedy Space Center in Florida, c’è stato un altro momento di trump-muskismo ad alto tasso simbolico. Sono decollati infatti il razzo Falcon 9 e la capsula spaziale Dragon, purissima tecnologia SpaceX, con a bordo la missione che deve riportare a casa Butch Wilmore e Suni Williams, i due astronauti bloccati dallo scorso giugno sulla Stazione Spaziale Internazionale a causa di malfunzionamenti in serie della navicella sviluppata da Boeing. Insomma un disastro firmato dalla public company è in via di risoluzione grazie all’azienda del Doge, pragmatismo libertario doc. Non soddisfatto, Musk ha contemporaneamete annunciato che entro la fine del 2026 partirà per Marte il mega-razzo Starship, con a bordo il robot umanoide Optimus. «Se questi atterraggi andranno bene, allora quelli umani potrebbero iniziare già nel 2029». Quel “pianteremo la bandiera su Marte” pronunciato da Trump nel discorso d’insediamento, che in qualunque altra nazione sarebbe trascolorato a fanfaronata fuori scala, nella “terra dei liberi e patria dei coraggiosi” sta acquisendo i crismi dell’ambizione verosimile.
La coda grottesca è che tutto questo vitalismo politico e perfino meta-politico, cosmico, alle nostre latitudini assume le sembianze della retorica stracciona sul “fascismo in America”, la dittatura col toupé, la “tecnodestra” barbara e via delirando. La democrazia, ovviamente, nel suo luogo d’elezione sta benissimo. Lo confermano la stessa scelta “responsabile” dei Democratici più moderati sul bilancio e altri mille segni quotidiani, tra cui una Corte Suprema a maggioranza conservatrice che pochi giorni fa ha dato torto al presidente sull’ azzeramento dei fondi all’agenzia di cooperazione internazionale Usaid. Comunque, un report di Gallup mostra un tasso di soddisfazione in aumento da gennaio non solo (ovviamente) in misura stratosferica nell’elettorato repubblicano, ma in misura sensibile anche tra gli indipendenti e su tutta la popolazione. Che in effetti è il logico effetto di una politica che fa le cose.
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