
Germania, il "golpe" delle toghe contro Afd: ecco come salvano Merz

Due Parlamenti divisi da un’elezione, tre partiti che fanno comunella contro chi ha vinto dopo di loro, una Corte costituzionale che fa la gnorri. È un canovaccio più da commedia dell’arte nostrana che da saghe brandeburghesi ma tant’è. Sarà la globalizzazione che ci rende tutti un po’ più uguali: noi italiani un po’ più tedeschi e i tedeschi un po’ più bizantini. Il riassunto delle puntate precedenti parte dal 23 febbraio, data delle elezioni in Germania, vinte male dai cristiano democratici (la Cdu), tallonati dai sovranisti dell’AfD mentre i socialdemocratici (Spd) scendono ai minimi termini. Il prossimo governo sarà dunque una coalizione Cdu-Spd guidata dal capo dei moderati, Friedrich Merz. Tutto facile? No, perché la Spd sarà pure precipitata a un indecoroso 16% dei voti ma sa bene di essere l’unico alleato possibile per i cristiano democratici per cui ha deciso di vendersi a caro prezzo. Così, chiede alla Cdu di impegnarsi in un programma di investimenti pubblici: in Germania c’è da ricostruire strade, ponti, ferrovie, scuole, infrastrutture a lungo trascurate per fissarsi su un solo obiettivo: tenere i conti in ordine.
Poiché il Pil tedesco è fermo da quasi tre anni e poiché alle richieste della Spd non si può dire di no, la Cdu acconsente a lanciare un programma di opere pubbliche da 500 miliardi di euro in dieci anni. E se la cifra vi sembra poco, le due parti si mettono pure d’accordo per finanziare la Difesa. La Bundeswehr ha bisogno di un rilancio ormai da lustri e la guerra russo-ucraina ha reso solo più urgente l’acquisto di nuovo materiale bellico. Adesso, poi, che Donald Trump minaccia di non difendere più l’Europa come in passato, il riarmo è diventato un’esigenza. Tutto chiaro? No, perché in Germania dire «debito pubblico» è più facile che farlo. Nel 2009, ossia fra la crisi dei subprime e quella del debito sovrano europeo, il legislatore tedesco introduce nella Costituzione tedesca il cosiddetto «freno all’indebitamento», una norma secondo cui, a partire dal 2016, un governo non potrà indebitarsi ogni anno per oltre lo 0,35% del Pil. I governi di Berlino non hanno però le mani legate, almeno non del tutto.
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Il Parlamento ha il diritto di scavalcare il freno all’indebitamento ma, poiché la norma ha rango costituzionale, per farlo è necessario il voto dei due terzi dei deputati. Tutto a posto? La risposta è di nuovo negativa: nel Parlamento eletto lo scorso 23 febbraio Cdu e Spd dispongono solo di 328 seggi su 630, poco di più della maggioranza assoluta (315). Per arrivare a 420 deputati non basterebbe neppure l’aiuto dei Verdi: si tratta d’altronde di un Bundestag segnato dalla presenza delle “estreme”. La somma dei 152 deputati dell’AfD e dei 64 della Linke fa 216, una minoranza di blocco contro la quale non si può aggirare il freno all’indebitamento né, per inciso, eleggere un giudice costituzionale.
Numeri del Bundestag alla mano, il progetto del doppio pacchetto investimenti-difesa sarebbe dunque destinato a fallire ma qui il genio creativo tedesco si supera. Non è il progetto a essere sbagliato ma è il Parlamento appena eletto che non va bene: il problema può essere risolto facendo approvare il nuovo debito-monstre dal Bundestag vecchio. Il ragionamento non fa una grinza, tanto più che il Parlamento “nuovo” non si costituirà prima del 25 marzo: c’è dunque il tempo di convocare l’aula in cui Cdu, Spd e Verdi controllano due terzi dei deputati e bypassare la norma costituzionale.
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AfD e Linke, che insieme hanno raccolto il 29,6% dei consensi dei tedeschi in un’elezione dall’affluenza record (l’82,5%) non ci stanno. Ciascuno dei due partiti sente puzza di bruciato e prepara un ricorso urgente preventivo alla Corte costituzionale tedesca arguendo l’incompetenza dei deputati eletti nel 2021 a contrarre debiti proprio alla vigilia dell’insediamento di un Bundestag appena votato dal popolo. Ieri però la Corte, che a sede a Karlsruhe, ha respinto come irricevibili i due ricorsi citando l’articolo 39 della Legge fondamentale: «La legislatura è conclusa solo con la riunione del nuovo Bundestag. Fino ad allora, il vecchio Bundestag non è limitato nelle sue possibilità di azione». Ieri Merz, a un passo dalla cancelleria, ha festeggiato dichiarando: «La Germania è ripartita».
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