
Elon Musk, l'accusa che fa tremare Zelensky: "Ecco da dove arrivano gli attacchi a X"

Studi di Fox News. La trasmissione è America’s Newsroom. In collegamento, intervistato da Bill Hemmer e Dana Perino, c’è Steve Witkoff, l’inviato speciale di Donald Trump per il Medio Oriente. Witkoff fa parte, con il segretario di Stato, Marco Rubio, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Waltz, della delegazione americana che domani- a Gedda, in Arabia Saudita- incontrerà gli omologhi ucraini. Alla vigilia della missione, che arriva dopo il disastroso incontro alla Casa Bianca del 28 febbraio scorso, Hemmer chiede al diplomatico: «Al momento, il governo americano sta pienamente condividendo le informazioni di intelligence con le forze armate ucraine?». La risposta di Witkoff è una manata al castello di carte eretto dai media internazionali - inclusi quelli italiani- lo scorso fine settimana: «Bill, non abbiamo mai interrotto le informazioni di intelligence per ogni cosa di cui gli ucraini abbiano bisogno, non le abbiamo mai interrotte». L’inviato di Trump aggiunge anche un particolare: «Questo argomento (l’intelligence, ndr) sarà nella lista di discussione». Sottinteso: con Kiev. Eppure solo due giorni fa, sfogliando i quotidiani, pareva che Washington avesse deciso di privare l’alleato delle preziose informazioni degli 007. E che tale voltafaccia, da inserire nel solco della narrazione inaugurata dopo lo scontro allo Studio Ovale tra il presidente americano e il suo collega ucraino, Volodymyr Zelensky, avesse spalancato alla Russia le porte verso la vittoria militare.
I CONTATTI DIPLOMATICI
«Kiev, assalto finale di Putin: l’Ucraina lasciata senza intelligence Usa» (Corriere della sera); «oltre a sospendere gli aiuti militari e di intelligence, gli Stati Uniti hanno bloccato l’accesso dell’Ucraina ad alcune immagini satellitari» (La Stampa); «se cancellando gli aiuti e silenziando l’intelligence il presidente Trump voleva dimostrare a Zelensky di non poter fare a meno dell’America (...), i russi si sono assunti il compito di renderlo subito evidente» (La Repubblica). Witkoff si è poi detto «molto fiducioso» sul fatto che Zelensky possa tornare presto negli Stati Uniti per siglare l’accordo commerciale per lo sfruttamento dei minerali: «Tutti i segnali sono molto, molto positivi». Un’intesa che nella strategia di Trump, come spiegato dal vicepresidente, J.D. Vance, alla stessa Fox News, costituisce l’attesa “garanzia di protezione” a favore di Kiev, visto l’impegno americano a operare in territorio ucraino. Così non sorprende che Witkoff, alla vigilia della partenza per l’Arabia Saudita, si dica ottimista sui «progressi sostanziali» attesi nel round negoziale di Gedda. Un appuntamento che fonti ucraine hanno definito decisivo per la ripresa delle relazioni con gli Usa.
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IL CASO DEI SATELLITI
La foga di mettere Trump - ed Elon Musk - nella luce più cattiva possibile ha anche spinto i giornali italiani a ignorare le rassicurazioni del patron di Tesla sull’uso dei suoi satelliti. Ecco una carrellata dei titoli di ieri: «Musk attacca su X: senza Starlink l’Ucraina cadrà» (Corriere della sera); «la minaccia di Musk all’Ucraina: se stacco Starlink crollate» (La Repubblica); «pace, Musk variabile impazzita» (La Stampa). Poi leggendo all’interno si scopre che nella stessa giornata proprio l’imprenditore abbia rassicurato l’Ucraina: «Per essere estremamente chiari, non importa quanto io non sia d’accordo con la politica ucraina, Starlink non spegnerà mai i suoi terminali. Non faremo mai una cosa del genere né la useremmo come merce di scambio».Una smentita ignorata, visti i titoli sparati in prima pagina. Anche ieri è stata una giornata calda per Musk, alle prese con i disservizi del suo social network. Xè andato a singhiozzo per tutto il giorno. Ancora nella serata di ieri (ora italiana) era impossibile accedere e Musk ha denunciato un attacco informatico: «C’è stato (c’è ancora) un massiccio attacco informatico contro X. Veniamo attaccati ogni giorno, ma questo è stato fatto con molte risorse. È coinvolto un grande gruppo coordinato e/o un Paese. Stiamo rintracciando...». Secondo Newsweek, dietro l’attacco potrebbe esserci il gruppo di hacker “Dark Storm Team”, che lo avrebbe rivendicato. In serata il tycoon ha accusato Kiev, denunciando la responsabilità di «indirizzi IP provenienti dall’area ucraina».
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