
Germania, l'ex 007: "La bomba atomica? Un tabù di cui dobbiamo discutere"

«Dobbiamo diventare autonomi (dagli Usa). E aggiungerei anche: Make Germany Great Again: servono più soldi per le armi e la Difesa». Qualche risatina imbarazzata degli intervistatori di Welt TV, forse memori di un passato tedesco poco commendevole ma il messaggio è passato. La Germania non può restare vaso di coccio in un’Europa dominata da potenze nucleari come Francia, Regno Unito e, soprattutto, la Federazione Russa. August Hanning, già numero uno dei servizi segreti tedeschi (Bnd), ha parlato chiaro: il Paese ha la tecnologia, adesso metta i soldi per riarmarsi, puntando a una maggiore cooperazione e coordinamento con gli altri partner europei. «Non credo a un esercito europeo perché lo ritengo un’opzione troppo ottimistica», ha aggiunto l’ex capo del Bnd (1998-2005) che poi Angela Merkel volle sottosegretario agli Interni con delega alla sicurezza interna e le migrazioni. «Ma dovremmo dotarci anche noi della bomba atomica?», chiedono i giornalisti. «È un tabù del quale si deve almeno poter discutere», conclude Hanning: «Siamo un paese non nucleare minacciato da una potenza nucleare come la Russia: è una situazione nuova per l’Europa, che richiede una riflessione». In un paese come la Germania, imbevuto dal Dopoguerra di antimilitarismo e pacifismo ora cristiano ora socialdemocratico e poi culla del sole che ride antinucleare civile (figurarsi quello militare), Hanning ha lanciato un sasso nello stagno.
Ma la sua era una proposta “tecnica”. Sotto il piano della politica, apertamente a favore della bomba atomica made in Germany oggi c’è solo AfD. La sollecitazione è arrivata da Rüdiger Lucassen, ex colonnello della Bundeswehr, oggi responsabile difesa del partito sovranista il secondo più votato alle elezioni del 23 febbraio. «Se lo scudo nucleare Usa viene meno, l'Europa deve agire da sola», ha dichiarato Lucassen a t-online. «La Germania deve raggiungere la deterrenza nel quadro di un'autonomia strategica dell'Europa con una propria struttura militare e di comando». Gli altri partiti si guardano bene dall’esporsi su un tema così sensibile: la maggioranza uscente è uscita a pezzi dalle elezioni e uno dei temi sul quale si sono scannati è stata proprio la chiusura delle ultime tre centrali atomiche. Non è dunque il caso di mettersi a parlare di bomba atomica nel momento in cui il cancelliere in pectore, il cristiano democratico Friedrich Merz, cerca di costruire un nuovo governo con il sostegno dei socialdemocratici (una scelta peraltro obbligata).
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E però di Difesa si discute eccome in Germania, e anche dei temi rilanciati dallo stesso Lucassen tra i quali il riarmo della Bundeswehr, la ripresa del servizio militare (oggi sospeso) e la sua estensione anche alle donne. A una domanda della Faz sulla bomba atomica, Merz ha risposto con cautela: «Al momento non ci serve». A differenza di quanto fatto prima delle elezioni, quando ha cercato di cambiare le regole sulle migrazioni con l’appoggio dell’AfD, questo non è il momento delle fughe in avanti. Al contrario, le (costose) politiche per la Difesa sono attentamente concordate fra Cdu, socialdemocratici (Spd) ma anche con i Verdi che pure non sono candidati a entrare al governo. La ragione di questa larga intesa è presto spiegata: la Costituzione tedesca prevede un freno all’indebitamento impedendo a ogni governo di spendere in deficit più dello 0,35% del Pil. Un modo per bypassare questo ostacolo però esiste: un voto di almeno due terzi dei deputati al Bundestag. Nel Parlamento appena eletto ma non ancora costituito AfD e socialcomunisti (die Linke) controllano oltre un terzo dei seggi e non aspettano altro che mettersi di traverso a Merz. Ma fatta la legge trovato l’inganno non è un detto che si applica solo in Italia: per la prossima settimana Cdu, Spd e Verdi hanno convocato una seduta del Bundestag “vecchio” per decidere a maggioranza qualificata che il prossimo governo non abbia limiti nel finanziare la Difesa e che altri 500 miliardi di euro siano investiti in opere pubbliche nei prossimi dieci anni. Caustico il commento di Roland Tichy, già direttore del settimanale Wirtschaftwoche e oggi libero fustigatore della politica tedesca: «Così Merz si è comprato i voti della Spd». Il negoziato ufficiale per formare il prossimo governo inizia proprio la prossima settimana.
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