
Cina, guerra commerciale con gli Usa: dazi, la contromossa di Pechino

Partita la rappresaglia di Pechino contro Donald Trump. La Cina porta davanti all'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) il contenzioso con gli Stati Uniti sui dazi. Il governo di Xi Jinping ha "avviato un'azione legale contro gli Usa nell'ambito del meccanismo di risoluzione delle controversie commerciali del WTO riguardo l'aumento dei dazi sui prodotti cinesi", ha fatto sapere il ministero del Commercio di Pechino, come riporta l'agenzia ufficiale cinese Xinhua.
Si tratta, evidenzia il Wall Street Journal, di un meccanismo di fatto non operativo dal primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Il gigante asiatico ha già risposto con l'annuncio di "contromisure" alle ulteriori tariffe del 10% sulle merci cinesi imposte dall'Amministrazione Trump. Per Pechino la mossa di Washington "viola le norme del WTO e compromette le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti". La Repubblica Popolare promette di "tutelare con determinazione i suoi interessi e diritti legittimi".
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Dazi e contro-dazi: Pechino, riporta il Global Times, ha annunciato tariffe del 15% a partire dal 10 marzo che colpiscono importazioni dagli Usa con il settore agroalimentare nel mirino, dal pollo al grano, dal mais al cotone. Decisi anche dazi del 10% per sorgo, soia, carne di maiale, manzo, frutta, verdura e latticini. Inoltre, riporta sempre il quotidiano cinese, il ministero del Commercio del gigante asiatico ha riferito dell'inserimento di 15 "entità" Usa in una "lista di controllo delle esportazioni" e di altre dieci aziende americane nell'elenco delle "entità inaffidabili" motivando la decisione con "le vendite di armi a Taiwan" o la "cosiddetta cooperazione tecnico-militare" con l'isola di fatto indipendente che Pechino considera una "provincia ribelle" da "riunificare".
Di fatto, spiega il New York Times, le 15 aziende Usa non potranno più acquistare prodotti dalla Cina se non con autorizzazioni speciali. C'è anche Skydio, marchio di punta nel campo dei droni e fra i fornitori dei militari statunitensi. E tra le aziende Usa finite nel mirino del ministero del Commercio di Pechino già da febbraio c'è pure Illumia, società specializzata in biotecnologie. Secondo il ministero, l'inserimento nell'elenco delle "entità non affidabili" comporta il divieto di export e import in Cina e di nuovi investimenti nel Paese.
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Per Trump si tratta di mosse essenziali per fermare l'arrivo di fentanyl, la droga killer, negli Stati Uniti. Dal ritorno alla Casa Bianca, evidenzia il New York Times, ha colpito con dazi del 20% quasi tutti i prodotti in arrivo negli Usa dalla Cina (la prima raffica di misure è scattata a febbraio) per un valore di 440 miliardi di dollari all'anno, smartphone compresi. Ai dazi di febbraio la Repubblica Popolare aveva subito risposto rivolgendosi al Wto e con l'annuncio di tariffe aggiuntive su gas naturale liquefatto, carbone e macchine agricole. Ma quelle misure, messe insieme - osserva il quotidiano - hanno colpito solo circa un decimo delle esportazioni americane in Cina, mentre quanto annunciato stamani è di portata molto più ampia perché la Cina è il principale mercato estero per gli agricoltori americani e prendendo di mira le importazioni di generi alimentari Pechino replica la risposta ai dazi che Trump decise al suo primo mandato alla Casa Bianca. La soia americana era già finita nel mirino nel 2018, ma - secondo il giornale - non con gli effetti desiderati dalla leadership cinese.
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