
Emmanuel Macron, la roulette russa si ferma su "bomba atomica": l'ultimo tentativo disperato del francese

Tregua di un mese e poi truppe di interposizione di volenterosi. Sembrava l’unica vera novità, concertata da Francia e Gran Bretagna, dell’ennesimo evanescente vertice europeo per l’Ucraina ma si è trattato della solita fuffa, di qualcosa che è poco più di uno slogan del presidente francese al seguito del quale gli altri si sarebbero dovuti accodare per senso del dovere o forse per inerzia. Macron è così, fa sempre un passo in avanti di troppo. Soffre di mania di protagonismo, crede di essere e di rappresentare molto più di quello che è e alla fine inciampa regolarmente, spesso trascinando con sé anche coloro che in lui malauguratamente hanno creduto. Così in politica interna che a maggior ragione in quella estera. Macron è quello che avrebbe mandato le truppe europee in Ucraina in pieno conflitto scatenando di fatto una Terza Guerra Mondiale, è quello che a gennaio, quando già si parlava di negoziati, ha regalato senza esitazioni a Kiev missili a lungo raggio, quello che solo qualche giorno fa è andato a Washington a parlare con Trump a nome dell’Europa senza che l’Europa gli abbia dato alcun mandato. Quello che ieri ha dovuto incassare la smentita di Londra proprio su quella tregua di un mese che il governo britannico sostiene si tratti solo di un’idea.
«Non c’è accordo su come sarebbe una tregua», ha detto Luke Pollard, ministro delle Forze armate britanniche al Times radio. «Diverse opzioni sono sul tavolo, a condizione di ulteriori discussioni con i partner americani ed europei, ma una tregua di un mese non è stata concordata», ha detto un funzionario del governo britannico. D’altronde era stato lo stesso Zelensky a rifiutare in passato più volte l’idea di tregua senza che fosse stato delineato un preciso piano di pace che disinnescasse la minaccia russa. A Natale era stato il premier ungherese Orban a proporla ma il presidente ucraino l’aveva fermamente rifiutata. «Quando parliamo di cessate il fuoco, in qualsiasi conflitto, in qualsiasi guerra, la gente sa cosa succederà dopo, come dovrebbe finire.
Per creare un cessate il fuoco oggi si deve avere in mente cosa accadrà domani, altrimenti si congela il conflitto», aveva detto Zelensky. In altre occasioni aveva sottolineato che un cessate il fuoco sarebbe andato solo a vantaggio di Putin perché avrebbe permesso alle forze armate russe di preparare meglio i prossimi attacchi. Nonostante i proclami dunque Francia e Gran Bretagna non sembrano proprio parlare la stessa lingua. Ieri in contemporanea hanno riferito ai rispettivi parlamenti i premier Bayrou e Starmer, sostenendo l’uno il contrario di quello che diceva l’altro.
Ucraina, altro flop al vertice di Londra: retroscena, il punto su chi rischia di saltare tutto
Il primo ministro francese ha iniziato il suo discorso sottolineando che quella alla Casa Bianca è stata «una scena scioccante, caratterizzata da brutalità e desiderio di umiliazione, il cui scopo era quello di costringere il presidente Volodymyr Zelensky a cedere alle richieste dei suoi aggressori attraverso minacce. Per l'onore della responsabilità democratica, per l’onore dell’Ucraina e, oserei dire, per l’onore dell’Europa, il presidente Zelensky non si è piegato», ha aggiunto. In soldoni ha dato a Trump e al suo vice degli aggressori ed estorsori, mettendo in dubbio la loro buona fede.
Più a Nord, a Londra, pochi minuti prima Starmer aveva parlato di «impegno costante del presidente (Trump) per questa pace, della cui sincerità nessuno in questa Camera dovrebbe dubitare neanche per un secondo». Aveva detto di aver avuto con lui «discussioni positive sulla sicurezza europea», incluso garanzie su un chiaro sostegno all'articolo 5 della Nato. Bayrou invece ha sostenuto che «fin dal 1945, speravamo che l’Europa, l’intero Occidente, la comunità delle nazioni, vivessero con l'idea che un diritto internazionale regolasse tutte le relazioni internazionali, ma ora tutto questo è finito, siamo entrati in un altro mondo». Bayrou ha poi detto che l’Europa è molto più forte di quanto non creda, per cui con i suoi “volenterosi” potrebbe anche fare da sola senza l’aiuto dell’America.
A riportare la Francia e i suoi baldanzosi leader sulla terra ci ha pensato Marine Le Pen, nel cui intervento ha fatto presente che «una politica estera e di sicurezza efficace e in linea con i nostri interessi si basa sui fatti, sulla realtà, sulla comprensione delle debolezze che i rapporti di potere possono permetterci di sfruttare per raggiungere i nostri obiettivi, molto più che su sfoghi, emozioni o persino manifestazioni di arroganza». Le Pen si è detta preoccupata per «per il progressivo abbandono da parte della Francia del suo ruolo unico di potenza equilibratrice» e ha concluso chiedendo «sostegno all’Ucraina», sì, ma con «realismo».
Meloni, pontiere tra Trump e l'Unione europea: ecco la "diplomazia di Giorgia"
Dai blog

La ginecologa e l'ostetrica che hanno portato cielo e mare in sala parto
