
Volodymyr Zelensky, ecco i dieci errori che ha commesso: cala la scure di Davis Hanson

Pubblichiamo la riflessione integrale che lo storico conservatore Victor Davis Hanson ha condiviso sul suo profilo di X
1. Zelensky non coglie - o ignora deliberatamente - l’amara verità: coloro con cui si sente più affine (i globalisti occidentali, la sinistra americana, gli europei) hanno poco potere nel 2025 per aiutarlo. E quelli con cui ovviamente non si trova bene o che cerca di mettere in imbarazzo (si veda la sua visita a Scranton, in Pennsylvania, simile a una campagna elettorale nel settembre 2024) sono gli unici ad avere il potere di salvarlo. Per il suo bene, spero che non venga “istruito” dalla cricca Obama-Clinton-Biden per fronteggiare Trump, dato che i loro interessi non sono davvero quelli dell’Ucraina come fingono.
2. Zelensky si comporta come se i suoi programmi e i nostri fossero identici. Quindi, continua a insistere sul fatto che sta combattendo per noi, nonostante la distanza di due oceani di cui si fa beffe. Abbiamo molti interessi in comune con l’Ucraina, ma non tutti: Trump vuole “resettare” con la Russia e indirizzarla contro la Cina. Vuole evitare una crisi simile a DEFCON 2 del 1962 in un confronto per procura in prossimità di un rivale nucleare. E vuole sinceramente porre fine all’impasse di Stalingrado per il bene di tutti.
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3. Gli europei (e il Canada) parlano ora a gran voce di un nuovo fronte, indipendente dagli Stati Uniti. Promesse, promesse, promesse che richiederebbero agli europei di ridurre il loro stato sociale, di fare il fracking, di usare il nucleare, di smetterla con le ossessioni verdi e di spendere il 3-5% del loro Pil per la difesa. Gli Stati Uniti non si limitano solo a pagare il 16% del bilancio della NATO, ma sopportano anche tariffe asimmetriche che si traducono in un surplus commerciale per l’Unione Europea di 160 miliardi di dollari, giocano a fare il poliziotto mondiale pattugliando le rotte marittime e dissuadendo i terroristi e gli Stati canaglia che altrimenti potrebbero interrompere le reti commerciali europee all’estero, oltre a includere de facto l’Europa sotto un ombrello nucleare di 6.500 testate.
4. Zelensky deve sapere che tutte le questioni che un tempo impedivano la pace sono state di fatto risolte: l’Ucraina è ora meglio armata della maggior parte delle nazioni della NATO, ma non farà parte della NATO; e nessun presidente ha fornito o fornirà mai all’Ucraina i mezzi armati per riprendere il Donbass e la Crimea. Quindi, le uniche due questioni sono: a) fino a che punto Putin sarà disposto a ritirarsi entro i suoi confini del 2022 e b) Come sarà dissuaso? Alla prima domanda si risponde con un corridoio di sviluppo delle risorse commerciali tra Ucraina, Stati Uniti ed Europa nell’Ucraina orientale, insieme a una DMZ (zona demilitarizzata, ndr) simile a quella della Corea; alla seconda si risponde con il fatto che Putin, a differenza delle invasioni del 2008 e del 2014, ha avuto un milione di morti e feriti contro un’Ucraina che rimarrà armata.
5. Quali sono le alternative di Zelensky senza un forte aiuto degli Stati Uniti: aspettare il ritorno dei Democratici alla Casa Bianca tra quattro anni? Sperare in un’Europa riarmata? Pregare per una Camera democratica e un terzo impeachment di Trump simile a quella di Vindman? Oppure ingoiare il suo orgoglio, tornare alla Casa Bianca, firmare l’accordo sulle terre rare, invitare gli europei (sono davvero disposti a pattugliare una DMZ?) e sperare che Trump possa avvertire Putin, come ha fatto con successo tra il 2017 e il 21, di non riprovarci?
6. Se ci fosse un cessate il fuoco, un accordo commerciale, una presenza di terra degli europei e l’afflusso di aziende occidentali in Ucraina, ci sarebbero le elezioni? E se sì, Zelensky e il suo partito vincerebbero? E se no, ci sarebbe un governo successivo trasparente che rivelerebbe esattamente dove sono finiti tutti i soldi degli aiuti finanziari occidentali?
7. Zelensky potrebbe vedere un modello in Netanyahu. L’amministrazione Biden è stata molto più dura con lui di quanto non lo sia Trump con l'Ucraina: sospendere le spedizioni di armi, chiedere il cessate il fuoco, sollecitare un gabinetto di guerra bipartisan, martellare Israele sui danni collaterali - niente di tutto ciò che gli occidentali hanno chiesto a Zelensky. Eppure Netanyahu ha gestito un Biden ostile, ha mantenuto Israele vicino al suo protettore e, quando è stato in visita, è stato cortese con chi lo stava ospitando. Di certo Netanyahu non avrebbe mai interrotto e rimproverato alla Casa Bianca, davanti ai media di tutto il mondo, un presidente che lo stava ospitando e proteggendo.
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8. Se l’Ucraina si è allontanata dagli Stati Uniti, qual è il suo piano strategico di vittoria? Aspettare altri europei? Tenere a bada un esercito russo sempre più rinvigorito? Cedere altro territorio? Quali sono, dunque, le carte che Zelensky sembra ritenere vincenti?
9. Se si guarda con attenzione tutto il video di 50 minuti, per la maggior parte del tempo stava andando abbastanza bene. Il tutto fino a quando Zelensky ha iniziato a correggere prima Vance, e poi Trump. Con i suoi gesti, il suo tono e le sue interruzioni, Zelensky ha fatto capire come pensasse che Trump fosse solo un’altra delle persone compiacenti e sprovvedute di cui Biden è l’effigie. E questo è stato ingenuo per un leader che si suppone sia un leader di livello mondiale.
10. Il marzo 2025 non è il marzo 2022, dopo l’eroico salvataggio di Kiev, ma sono passati 3 anni e 1.5 milioni di morti e feriti. Zelensky non è più il rubacuori internazionale con un entourage affascinante. Ha rinviato le elezioni, ha messo fuori legge i media e i partiti dell’opposizione, ha sospeso l’habeas corpus e si è ritirato dai negoziati quando aveva le carte in regola nella primavera del 2022 e, a quanto pare, anche ora che non le ha, nella primavera del 2025. Quo vadis, Volodymyr?
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