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Zelensky allo Studio Ovale, "l'errore è stato parlare in inglese"

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"La sintesi di quello che abbiamo provato si è vista sulla faccia disperata di Oksana Markarova, l’ambasciatrice ucraina a Washington": Elena Kostioukovitch, ucraina nata in una famiglia russa e russofona e traduttrice di professione, lo ha detto in un'intervista al Giornale parlando del disastroso incontro tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca qualche giorno fa. "È stata un’esperienza emotiva fortissima, quasi fisica. E non ha colpito solo me, molte delle persone che ho sentito piangevano - ha proseguito -. Per Zelensky tutti noi abbiamo provato gli stessi sentimenti che si provano per una persona che si trova in difficoltà. Anche se con questo non voglio dire che sia stato solo una vittima".

Secondo lei, infatti, "è stato uno show, ognuna delle due parti si era preparata una parte, per far passare la propria posizione. Gli americani volevano presentare l’interlocutore come una persona inaffidabile, un ostacolo alla pace. Gli ucraini che non si può mantenere il Paese esposto a una minaccia continua. Per qualche motivo il copione è degenerato, ognuno ha inasprito i toni fino all’eccesso". La Kostioukovitch ha detto che anche Zelensky ha fatto un errore: "Si è ostinato a parlare inglese. Non era obbligato, lo ha imparato negli anni di guerra. Lo ha usato in passato con efficacia ma sempre di fronte ad auditori benevoli. Questo caso era diverso. Servirsi di un interprete lo avrebbe aiutato ad alleggerire i toni, a usare sfumature, a prendere tempo. Si è messo in una posizione di inferiorità, vestito da militare di fronte a interlocutori molto più alti, meglio vestiti, che dominavano la scena". 

 

 

 

Per il suo Paese, poi, la traduttrice ha detto di immaginare un futuro "simile a quello di Israele, in cui saremo sottoposti a un pericolo continuo, quello di un altro attacco russo. Ci saranno fasi in cui il pericolo è maggiore, altre più tranquille. Il fatto è che la Russia non riesce a vedersi senza di noi. Ci considera parte della sue identità". Infine, ha detto anche che nel futuro non vede Zelensky: "È successo anche a Churchill, la guerra non era ancora finita e lui perse le elezioni. Noi non siamo russi che si inchinano sempre e comunque all’autorità. Noi siamo individualisti e col mugugno facile". 

 

 

 

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