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Russia, Vladimir Putin intensifica gli attacchi in Ucraina: tenaglia su Pokrovsk
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Approfittando del contrasto fra Ucraina e Stati Uniti, dopo la lite a Washington fra i rispettivi presidenti Volodymir Zelensky e Donald Trump, la Russia preme l’acceleratore attaccando ove le sia possibile lungo l’immenso fronte di guerra che totalizza circa 1.200 km di lunghezza. Prospettandosi infatti un’interruzione del flusso di armi e munizioni americane per Kiev, interruzione a cui gli europei non possono sopperire date le dimensioni inadeguate delle loro industrie militari, a confronto con quelle USA, la forza specifica dell’esercito ucraino è destinata presumibilmente a diminuire nelle prossime settimane e mesi. Si apre così per i russi una finestra d'opportunità per logorare molto di più le forze avversarie. Assai più di quanto la guerra logori le truppe russe, pure dissanguate, ma che vantano alle loro spalle una popolazione tripla di quella ucraina e le risorse di un colossale impero continentale che si spinge a Oriente fino alle frontiere della Cina.
I TRE FRONTI
Il grosso della linea di combattimento parte dalla frontiera tra la regione russa di Voronez e la regione ucraina di Lugansk, al 99% occupata dai russi e confinante a ovest con la vicina regione di Kharkiv. Corre verso Sud passando dal Donetsk, occupato dai russi al 70% e che insieme al Lugansk costituisce il Donbass, poi piega verso Ovest, e devia di nuovo verso Sud, con un “gradino” presso Pokrovsk. Da lì arriva nella zona di Zaporizhzhia, dove tocca le sponde del fiume Dnepr, il cui corso costituisce per entrambi una barriera di sicurezza fino alla foce, sul fronte principale del Donbass. Le fonti di Kiev hanno confermato, ieri, che i russi iniziano a entrare nella regione di Sumy partendo da quella parte del Kursk riconquistata dopo che gli ucraini v’avevano azzardato l’offensiva dell'agosto 2024. Tentando infatti di distogliere dal Donbass parte delle truppe russe, Zelensky aveva voluto l’offensiva nel Kursk russo che però s'è poi impantanata e ha visto i russi recuperare metà del territorio occupato con l'aiuto di contingenti nordcoreani rafforzati negli ultimi giorni. Il gioco diversivo ucraino non poteva riuscire, a causa della superiorità numerica dell'esercito russo che consente un margine di “tamponamento” dei fronti superiore a quello ucraino. Così, da agosto a oggi l'azione nel Nord s'è rivolta contro gli stessi ucraini, costretti a impegnare truppe e mezzi nella parte residua del Kursk, attorno al terminal del gas di Sudzha, mentre poco più a Ovest unità scelte russe, come l'810° Brigata Fanteria da sbarco e l'83° Brigata Paracadutisti VDV, premono sul territorio ucraino di Sumy.
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Secondo Kiev, per ora la loro azione viene arrestata a Novenke, ma il tempo gioca a favore dei russi, man mano che i nuovi rinforzi occidentali, se limitati a quelli europei, si dimostreranno inferiori a quelli americani. Per lo stesso motivo, anche il fronte secondario di Kharkiv, dove con forze limitate i russi presidiano due lembi di territorio di frontiera, tiene lontane altre truppe ucraine dal Donbass. Anche se da mesi non avanzano sensibilmente in quelle aree, i russi si dimostrano inamovibili dai distretti di Lyptsi e di Vovchansk, come potenziale spada di Damocle su Kharkiv, la seconda città ucraina, che dista dalla prima linea 30 km. Lì è agguerrita l'unità cecena filorussa Akhmat, i cui soldati inviano droni sulle retrovie nemiche. Ancora ieri Kharkiv è stata bersagliata da «un attacco su larga scala di droni», come definito dalla Procura locale ucraina. Ma per Kharkiv il pericolo arriva anche dal vicino Lugansk, da dove i russi premono su Kupyansk e bombardano con l'aviazione i ponti sul fiume Oskil per limitare gli spostamenti delle truppe ucraine per linee interne da un fronte all'altro. Così per Kiev diviene più difficile muovere rinforzi e man mano che i convogli si concentrano su un numero inferiore di strade, divengono un bersaglio più facile. Il grosso dello sforzo russo è sempre sul Donetsk, ma con la minaccia della citata tenaglia da Nord che vorrebbe le difese. La pressione russa su città strategiche come Chasiv Yar e Toretsk, dove gli ucraini schierano la ricostituita Brigata Azov, va avanti a singhiozzo, con giorni di stasi, ma non può essere altrimenti. Un fronte ampio su terreno pianeggiante espone a rischi di aggiramenti in controffensiva e costringe a marciare per gradi dopo preparazione di artiglieria e bombardamenti aerei prolungati per giorni.
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TENAGLIA SU POKROVSK
È anche il motivo per cui cresce lentamente, ma inesorabilmente (per ora), la tenaglia russa su Pokrovsk, alimentata da reparti come il 77° Reggimento Fucilieri Motorizzati. La città è tra i maggiori nodi del Donetsk poiché raccoglie ingenti forze ucraine che potrebbero essere attirate in una battaglia d'annientamento come l'interminabile “tritacarne” di Bakhmut, durato da agosto 2022 a maggio 2023 e finito con la vittoria tattica di Mosca. Se “salta” Pokrovsk, tutta quella fascia del fronte ucraino può entrare in crisi, perché dalla città transitano ferrovie strategiche provenienti da Nord e da Est, cruciali, ancora una volta, per l'andirivieni dei rinforzi ucraini. Quanto più scarseggiano le forze disponibili, tanto più solo la loro velocità di spostamento da un settore all'altro può, almeno in parte, fare da “moltiplicatore”, ma la vulnerabilità delle vie di comunicazione ridimensiona questa tattica. L’Ucraina, in sostanza, manca delle truppe e delle armi sufficienti a riconquistare i territori persi e può solo reagire colpo su colpo economizzando le forze residue, ma sotto il costante rischio di qualche sfondamento avversario, avendo una “coperta troppo corta” per mettere davvero in sicurezza tutti i versanti di scontro.
Se l'obbiettivo russo della conquista dell'intero Lugansk è ormai quasi raggiunto, un cedimento del fronte nel Donetsk potrebbe consegnare a Mosca anche questa regione. E sì che, ancora ieri, i russi vi hanno espugnato i villaggi di Sudne, Burlatske e Privolnoye, quest'ultimo al confine giù nel Kherson. In aggiunta al fronte principale ci sono i due fronti secondari nel Nord dell'Ucraina, quello sui confini di Kharkiv e quello più a Ovest, fra la regione russa di Kursk e quella ucraina di Sumy. Stando alle notizie degli ultimi giorni la strategia del Cremlino prosegue nello sfruttare i fronti del Nord come diversivi per costringere gli ucraini a distogliervi un’aliquota di truppe che non può essere inviata altrove.
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