Cerca
Cerca
+

Donald Trump rimedia ai guai di Joe Biden: le mosse del tycoon e il tracollo della Ue

Antonio Socci
  • a
  • a
  • a

Non si è mai vista una tale ondata di anti americanismo sui media, sotto forma di anti trumpismo, che tracima, in questi giorni, nelle pagine dei quotidiani. Il clima è reso incandescente anche dalle reazioni di certe aristocrazie che vedono traballare vecchie posizioni di potere. In particolare, a proposito della guerra in Ucraina e della strategia di pacificazione della nuova amministrazione americana, accade un fatto surreale: si dipingono gli Stati Uniti di Trump (addirittura) come una minaccia per l’Occidente i cui valori sarebbero invece rappresentati e difesi dall’Unione europea contro l’America.

Verrebbe da sorridere di tali assurdità se non fossero espresse anche da personalità importanti come se fossero realtà. Ma come stanno veramente le cose? Trump è impazzito? È stato assalito da istinto suicida? Vuole distruggere l’Occidente? O semplicemente siamo di fronte a una narrazione del tutto infondata che – essa sì – rischia di essere disastrosa per l’Occidente?

È necessario spiegare almeno un aspetto che è rimasto in ombra per comprendere la strategia della Casa Bianca. È emerso bene nell’intervista che il vicepresidente americano James D. Vance ha rilasciato al Wall Street Journal il 14 febbraio. Prima di vedere le sue parole bisogna ricordare la situazione, ovvero cos’è accaduto in questi anni. Di fatto la strategia dell’ex presidente americano Biden è stata quella di non scongiurare il conflitto Russia-Ucraina, ma usarlo per isolare la Russia e interrompere ogni suo rapporto (politico, economico e anche energetico) con l’Europa e l’Occidente (magari sperando in una conseguente destabilizzazione della Russia stessa dagli esiti imprevedibili).

 

 

 

L’effetto disastroso è stato quello di “regalare” il più vasto Paese del mondo alla Cina, spingere cioè questo scrigno di materie prime, una potenza nucleare che si estende su due continenti, fra le braccia di Pechino, in un’alleanza che per il regime cinese è di enorme importanza economica e politica (perfino militare). Questa strategia della presidenza Biden non è stata solo una mazzata economica pesantissima per l’Europa, ma ha prodotto pure una reazione insidiosa: ha fatto consolidare quell’alleanza dei paesi Brics che davvero può essere antagonista nei confronti di Stati Uniti ed Europa. Non solo dal punto di vista economico. Ecco perché sono illuminanti due accenni contenuti nell’intervista di Vance. Nel primo ha spiegato che «non è nell’interesse della Russia» legarsi in un vincolo di dipendenza e subalternità con la Cina.

Nel secondo ha aggiunto che il presidente Trump, che è «molto bravo nelle trattative», vuole far capire a Putin che deve essere disponibile a trattare sull’Ucraina con apertura e realismo perché «ci sono tante opportunità in futuro per le relazioni fra Russia e Occidente». Vance ha sottolineato che la strategia di Trump prevede bastone e carota: se Putin non dovesse capire che è sua convenienza accordarsi, gli Stati Uniti sono pronti anche ad altre opzioni più dure.

 

 

 

In sostanza il piano di Trump è ottenere concessioni dal Cremlino, sulla pace con l’Ucraina, con la prospettiva di riportare la Russia verso occidente, strappandola alla pericolosa (per noi e per lui) subalternità alla Cina. Infatti, spiega Vance, «è ridicolo che gli Stati Uniti spingano la Russia nelle mani dei cinesi» e «penso che sia ridicolo per i russi essere fondamentalmente partner subalterni della Cina».

La strategia di Trump, che mira a separare la Russia dalla Cina, è importante anche dal punto di vista della sicurezza mondiale e, in prospettiva, potrebbe favorire perfino un ritorno della Russia su quella via della democratizzazione che era stata intrapresa dopo il crollo del comunismo e che è stata poi progressivamente abbandonata venti anni fa.

In fin dei conti Trump riprende l’intuizione su cui l’allora premier italiano Silvio Berlusconi tanto si spese e che portò al Trattato fra Nato/Russia a Pratica di Mare, nel 2002, firmato da George Bush e Vladimir Putin. Una via maestra che non doveva mai essere abbandonata come purtroppo è avvenuto. Non a caso, in concomitanza con il discorso di Vance a Monaco, il presidente Trump ha dichiarato che gli piacerebbe che la Russia tornasse nel G7 e che espellerla è stato un errore.

Anche questa dichiarazione è stata usata ovviamente dai suoi oppositori, i quali vogliono presentare Trump come un traditore dell’occidente che legittima un dittatore. In realtà è la conferma di una strategia i cui benefici – se realizzata – saranno anzitutto per l’Occidente e in primis dell’Europa. Il paradosso è che i Paesi della Ue, che sono stati danneggiati enormemente dalla strategia bellicista di Biden, invece di rallegrarsi del “nuovo sceriffo”, che finalmente ribalta quella politica disastrosa, gli si oppongono duramente. Come se fosse loro interesse continuare la sanguinosa guerra per procura in Ucraina.

L’assurdità di questa posizione in parte è dovuta a ostilità ideologica (perché si tratta perlopiù di governi di sinistra), in parte è dovuta a cecità politica: tale è il loro distacco dalla realtà e dall’interesse dei loro popoli (come Vance ha detto loro apertamente) che fanno l’opposto di ciò che dovrebbero: un’assurda opposizione agli Stati Uniti e alla pace.

Dai blog