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J.D. Vance a Monaco, l'affondo: "In Europa la libertà di parola è in ritirata"
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L'intervento del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance alla conferenza di Monaco è un colossale "vaffa" alle politiche adottate dall'Unione europea sotto la presidenza di Ursula von der Leyen. "C'è un nuovo sceriffo in città", ha detto il numero due di Donald Trump in perfetto stile western. E nei fatti ha perfettamente ragione. Con il ritorno del tycoon alla Casa sono cambiati anche i rapporti con il Vecchio Continente. Secondo Vance, l'Europa è stata dilaniata dal gretinismo e dalle politiche permissive nei confronti degli immigrati. In questo senso, Musk sarebbe l'ultimo dei problemi.
"La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell'Europa - ha spiegato Vance - non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; ciò che mi preoccupa è la minaccia dall'interno, l'allontanamento dell'Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d'America". Tra questi, ovviamente, c'è anche il cosiddetto free speech. "In Gran Bretagna e in tutta Europa, temo, la libertà di parola è in ritirata - ha proseguito -. A quanto pare, non si può imporre l'innovazione o la creatività, così come non si può forzare le persone su cosa pensare, cosa sentire o cosa credere, e crediamo che queste cose siano certamente collegate. E sfortunatamente, quando guardo l'Europa oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della Guerra Fredda".
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Secondo il numero due della Casa Bianca, i leader europei sarebbero troppo intimoriti del loro popolo. "Non abbiate paura. Non dovremmo avere paura del nostro popolo, anche quando esprime opinioni in disaccordo con la sua leadership". Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha citato papa Giovanni Paolo II definendolo "uno dei più straordinari campioni della democrazia in questo continente e in qualsiasi altro". In questo senso il riferimento è chiaro: Vance ha sottolineato il malcontento sull'immigrazione illegale nei Paesi europei e le risposte anacronistiche dei vari capi di Stato e di governo. Un esempio? La Germania.
Il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, ha affermato in un'intervista al Wall Street Journal che i leader europei devono accogliere l'ascesa della politica anti-establishment, fermare l'immigrazione di massa e frenare le politiche progressiste. Vance ha detto che chiederà il ritorno dei valori tradizionali e la fine dell'immigrazione illegale e ha parlato di “questa paura che io e il presidente Trump abbiamo che i leader europei siano terrorizzati dal loro stesso popolo”. Il vicepresidente ha aggiunto di voler esortare i politici tedeschi a lavorare con tutti i partiti, compreso il partito di estrema destra e anti-immigrati Afd (Alternative für Deutschland).
Applausi sparuti, per lo più dalla delegazione americana, e facce attonite. È stata questa la reazione della maggior parte dei leader europei presenti alla Conferenza di Monaco alla lunga invettiva del vicepresidente statunitense JD Vance contro l'Europa, accusata di aver represso la libertà di parola e di allontanarsi dai "valori comuni" con gli Usa. In platea i leader, a partire da quelli tedeschi, erano increduli, come è parso dal volto del ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius ripreso dalle tv. Il parlamentare ucraino Oleksiy Honcharenko, presente alla Conferenza, ha scritto su X che l'unica cosa che si può dire del discorso del vicepresidente statunitense J.D. Vance è "l'umiliazione totale di tutti i leader europei". "Le persone nella stanza sono scioccate - ha twittato -. Per la maggior parte del discorso di Vance, i leader e i funzionari europei si sono guardati l'un l'altro e non ci sono stati quasi applausi".
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