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La Germania sbaglia, l'afghano colpisce
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La Germania è sotto choc, e non si vede cosa possa risollevare le sorti dei socialdemocratici dell’Spd. Che cosa può esserci di peggio che bocciare in Parlamento a tre settimane da un voto politico decisivo – com’era accaduto ai primi di febbraio – una legge che avrebbe rafforzato la lotta all’immigrazione illegale e avrebbe facilitato l’espulsione dei clandestini?
Di peggio può esserci solo – quando al voto mancano appena nove giorni, e alla vigilia di una Conferenza internazionale sulla sicurezza – ritrovarsi con un atroce attentato realizzato da un richiedente asilo afghano sul quale pendeva da tempo un ordine di espulsione non eseguito. Peraltro, considerando lo sbarco del soggetto avvenuto in Italia già nel 2016, seri interrogativi dovrebbero porsi su tutta la narrazione “ufficiale” dell’accoglienza realizzata in questi anni in Europa: l’idea che dai barconi non potessero arrivare criminali, o l’idea che non potessero radicalizzarsi qui più tardi. Sono purtroppo possibili sia l’una sia l’altra cosa, come la realtà si incarica di evidenziare.
Ma torniamo in Germania all’atroce bilancio politico dei socialdemocratici. Sono stati loro ad aver affossato – insieme a qualche cristianodemocratico dissidente – la proposta di legge restrittiva in materia di immigrazione che era stata avanzata dalla Cdu. E lo hanno fatto – è bene ricordarlo – in nome della loro crociata ossessiva contro AfD, il partito di destra che è oggi secondo nei sondaggi (21-22%) dietro la Cdu e che proprio insieme ai cristianodemocratici, a fine gennaio, era riuscito a far passare una mozione anti-clandestini.
Risultato? Levata di scudi a sinistra, manifestazioni “per la democrazia” (cioè contro AfD), e affossamento della successiva proposta di legge. Fino al disastro di ieri a Monaco: un orribile attentato, sangue, morti. E ancora un’altra terribile gaffe dei socialdemocratici, con il sindaco della città che – nelle prime ore dopo i fatti – ha pateticamente tentato di negare ciò che era già chiaro a tutti. Ecco la sua frase politicamente suicida: “Non è chiaro se il gesto sia stato intenzionale o se la persona al volante abbia scambiato l’acceleratore col freno per errore”.
Nella furia della sinistra di negare la realtà, quello di ieri è stato un ulteriore salto di qualità. Di solito ci si rifugiava nella formula spersonalizzata “auto sulla folla”, come se la vettura avesse deciso da sé di travolgere degli innocenti. Ma stavolta siamo alla teorizzazione dell’errore di guida.
A fine giornata, quindi, è parso abbastanza patetico il tentativo del leader socialdemocratico Olaf Scholz di fare la voce grossa. L’afghano – ha detto il cancelliere uscente – “deve essere punito, espulso e rimpatriato nel suo paese”.
Ah sì? E come mai allora il suo partito ha affossato la legge più restrittiva meno di due settimane fa? In un clima del genere, in vista delle elezioni del 23 febbraio prossimo, a guadagnare possono essere solo due forze. Per un verso AfD, che, nonostante la demonizzazione selvaggia in corso ai suoi danni, sta cambiando pelle grazie alla leadership di Alice Weidel, sostenuta da Elon Musk, ed è oggettivamente il partito che da più tempo e con maggiore coerenza pone il problema del contrasto all’immigrazione incontrollata. L’interrogativo elettorale riguarda la capacità di crescita del partito anche nell’ex Germania Ovest: se AfD crescesse anche lì, considerando i risultati già enormi che raccoglie nell’ex Germania Est, la barriera del 25% potrebbe essere alla portata.
E per altro verso può ovviamente crescere ancora la Cdu di Friedrich Merz, il quale (pur grigio e non carismatico: non si tratta certo di un trascinatore di folle) sta tentando un’operazione difficile: da un lato, spostare a destra la linea del suo partito, rinnegando la stagione della Merkel; dall’altro, promettere di non allearsi con AfD. Cosa che però dopo le elezioni lo ributterebbe nelle braccia del socialdemocratici per un ennesimo e stantio tentativo di grande coalizione.
Ieri peraltro il più rapido a parlare di “attentato”, comprendendo ciò che era avvenuto a Monaco, è stato Markus Soder, capo della Csu, che è il partito-gemello bavarese della Cdu, oltre che il governatore della Baviera. E Soder è anche stato nettissimo nel dire che “ora in Germania deve cambiare qualcosa di fondamentale”.
A maggior ragione servirebbe uno scatto di coraggio, magari facilitato da un voto a valanga degli elettori: arrivare cioè a una convergenza post-elettorale tra Cdu e AfD. Da sinistra partirebbero scomuniche e anatemi, ma si tratterebbe di un fatto nuovo: altro che cordoni sanitari e strategia dell’isolamento. La stessa Weidel dovrebbe però contribuire, confermando e accelerando l’evoluzione del suo partito nel senso di una forza di destra più libertaria e “muskiana”, archiviando alcuni dirigenti del suo partito francamente poco o per nulla presentabili. A essere isolati- a ben vedere - restano coloro che, da sinistra, hanno fatto di tutto per negare l’emergenza immigrazione, mostrandosi totalmente scollegati sia dal sentimento popolare che dalla realtà. L’attentato di ieri ne è stata l’ennesima tragica riprova.
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