Germania, "chi è il peggior nemico di Afd": la teoria dello storico scuote il Paese
James Hawes, romanziere e storico britannico, è l’autore di La più breve storia della Germania che sia mai stata scritta, volume uscito per Garzanti nel 2019. La tesi fondamentale del libro era che gran parte degli eventi politici principali della bimillenaria storia tedesca sono condizionati da una grande divisione di civiltà. Un confine culturale che ha segnato tutto, dalla Riforma di Lutero alla riunificazione di Bismarck, dalla vittoria elettorale di Hitler alla spartizione voluta dai comunisti sovietici. E quel confine interno alla Germania è quello segnato una volta e per sempre dalla penetrazione romana, dal Vallum.
C’è un occidente renano e bavarese legato alla civiltà europea e un oriente “prussiano” o meglio sassone-brandeburghese che guarda ancora più a est o che si pensa diverso sia dall’Europa atlantico-mediterranea, sia dalla Russia. Ancora oggi Afd è votata nei land dell’ex Ddr. Perché fatica a penetrare a occidente?
«Il Vallum è ancora lì. La cifra più alta mai registrata per l’Afd in un land occidentale è del 18% (dicembre 2024, Baden-Württemberg), esattamente la metà del suo sostegno in questo momento in Sassonia e Turingia».
Ma riuscirà mai a sfondare a ovest?
«Sebbene l’Afd stia facendo progressi anche a ovest, resta un partito che dipende principalmente dai voti dell’est. Se ovunque in Germania votassero come all’ovest, Afd sarebbe solo un fastidio passeggero; se ovunque in Germania votassero come l’est, il partito della Weidel sarebbe al potere. Per dirla ancora più chiaramente: se la Germania avesse un sistema elettorale maggioritario “first past the post” come quello del Regno Unito, l’Afd vincerebbe praticamente ogni seggio nella vecchia Germania dell’est fuori Berlino, ma nessun seggio a ovest».
E tuttavia i leader tedeschi oggi sono tutti nati a occidente: Merz, Scholz ma anche la stessa Weidel.
«I luoghi di nascita dei leader sono irrilevanti. Non è una questione di personalità individuali o di alcun tipo di contenuto “genetico”! Riguarda le culture politiche, che si rivelano nelle statistiche generali, non nelle biografie individuali».
Il cordone sanitario attorno ad Afd non avrà l’effetto alla lunga di attirare sulla destra le simpatie di sempre più elettori delusi? Non si arriverà prima o poi a una vittoria schiacciante di Afd?
«Non dovremmo abusare del termine «vittoria schiacciante». L’Afd otterrà +/-20% dei voti tedeschi. Non è una vittoria schiacciante. Non c’è alcuna possibilità che l’Afd prenda «il potere completo», per come stanno ora le cose».
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Afd e altri movimenti populisti sono un pericolo per la democrazia occidentale?
«Ci lasciamo fuorviare dal termine “populista”. È nella natura della politica democratica che tutti i politici siano in una certa misura “populisti” perché devono esserlo. Ciò è particolarmente vero in situazioni presidenziali come l’America e la Francia. Obama è stato un grande populista, a modo suo. Dipende a quale opinione popolare ci si appella. Ma se questo significa populismo autoritario e xenofobo, allora sì, c’è un pericolo reale che non esisteva venti anni fa. Il partito conservatore britannico, che sembrava onnipotente dopo le elezioni del 2015, si è completamente distrutto rivolgendosi a questo programma. Questo dovrebbe essere un avvertimento per tutti i partiti conservatori. La minaccia perla democrazia liberale è che perda fiducia in se stessa. Questo è esattamente ciò che Merz sembra aver fatto».
Ma se Afd viene condannata e isolata, lo stesso non avviene con Bsw.
«Il termine Hufeisenpolitk (politica a ferro di cavallo) è un fenomeno affascinante della storia politica tedesca. Spiega come apparentemente i partiti più di destra e quelli più di sinistra abbiano in realtà posizioni molto simili quando si tratta di Russia, Nato, Ue. Non è una conseguenza che Afd, Bsw e Linke abbiano quasi sempre successo nel vecchio Oriente. Tutti dovrebbero essere considerati con profondo sospetto dai partiti di centro».
Nella Cdu è in corso una revisione critica della linea Merkel.
«Merkel ha commesso enormi errori, in particolare sull’immigrazione e sull’energia nucleare. Il motivo per cui l’ho definita la salvatrice dell’Occidente è perché nel momento cruciale si è rifiutata di avere qualsiasi tipo di patto con l’Afd. La Cdu potrebbe benissimo voler perdere molte parti della sua eredità, ma se le perde tutte, è davvero una mossa molto seria».
Come giudica il blitz di Elon Musk nella politica tedesca?
«Non penso che Elon Musk farà alcuna differenza. La sua bizzarra apparizione alla conferenza dell’Afd, parlando inglese, è molto improbabile che attiri qualcuno di nuovo a votare per quel partito».
Cosa resta da fare a Merz?
«In qualche modo, la Cdu deve riconquistare la fiducia vitale degli altri partiti pro-Ue e pro-Nato. La forza del sistema tedesco è sempre stata che questi quattro partiti potevano lavorare insieme in ogni combinazione, e che nessuno di loro avrebbe mai lavorato con l’Afd. Chiaramente, Merz ha in parte distrutto quella fiducia tra i potenziali partner della coalizione».
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